Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Rischio ricorsi sulla Pedemontana
Nel 2008 il Tar bocciò il progetto: «Le stime di traffico possono rivelarsi inverosimili, servirà un contributo regionale»
La Pedemontana, per la quale Zaia si vede ora costretto ad introdurre una tassa di scopo, è stata oggetto tra il 2008 e il 2009 di un lungo contenzioso giudiziario, prima davanti al Tar e poi al Consiglio di Stato, tra il Consorzio Sis e Impregilo. Una guerra che rischia di riaprirsi a causa delle modifiche apportate al progetto, nonostante la Regione assicuri che «la gara non è in discussione». Peraltro proprio una sentenza del Tar, pronunciata nell’ambito della battaglia legale, bocciò il progetto di Sis sostenendo che le stime di traffico avrebbero potuto rivelarsi «inverosimili».
VENEZIA «Ma siamo sicuri di quel che stiamo facendo? Possiamo intervenire così radicalmente in corsa, modificando i termini di un contratto che è stato oggetto di una gara? Non vorrei che le imprese sconfitte all’epoca facessero ricorso...». Marino Zorzato, che non è proprio un consigliere qualunque visto che ora sta all’opposizione ma per cinque anni è stato il vice presidente di Luca Zaia, l’ha chiesto in aula martedì, durante il dibattito sulla Pedemontana, senza ricevere alcuna risposta. Snobbato, ma nient’affatto isolato, visto che in Regione in queste ore sono molti a porsi la stessa domanda.
La Pedemontana è stata infatti oggetto di un lungo contenzioso giudiziario, prima davanti al Tar e poi di fronte al Consiglio di Stato, tra il pool di imprese che aveva proposto alla Regione la costruzione della superstrada, capitanato da Impregilo e formato dalle concessionarie autostradali del Veneto e da svariate imprese del Nordest, e il Consorzio ispano-piemontese Sis, composto dalla famiglia Dogliani e da Sacyr. Brevemente: la Regione pubblica nel 2006 il bando di gara; Sis presenta un’offerta migliore di quella di Impregilo ma quest’ultima, essendo la proponente del project financing, gode di un diritto di prelazione che decide di esercitare pareggiando l’offerta più bassa degli sfidanti (siamo nel 2007). Sis ricorre al Tar e perde (2008). Ricorre al Consiglio di Stato e vince: l’esito della gara viene ribaltato (aprile 2009). Impregilo tenta un «ricorso contro il ricorso» (tecnicamente si chiama «revocazione») ma il Consiglio di Stato conferma la sua decisione (ottobre 2009). Facile intuire perché ora molti temano possa riaccendersi la guerriglia giudiziaria, bloccando i cantieri e prolungando l’agonia di una strada finora asfaltata più di carte che di bitume.
I motivi, a sentire tecnici e avvocati, ci sarebbero perché l’atto che la Regione si appresta ad approvare incide su elementi importanti della convenzione originaria siglata nel 2009: introduce un contributo regionale di 300 milioni in conto capitale prima non previsto; elimina i pedaggi dalla remunerazione di Sis, che ripagherà le spese di costruzione - e ci guadagnerà - basandosi esclusivamente sul canone di disponibilità; dirotta sulla Regione gli incassi dei pedaggi (spostando su quest’ultima, in modo conclamato e definitivo, il rischio che la superstrada non venga utilizzata); intensifica in capo a Sis, anche con alcune penali, la responsabilità legata al malfunzionamento dell’arteria.
L’eventualità di nuovi ricorsi, che deriverebbero dall’impugnazione delle due delibere appena approdate in consiglio (modifica al Defr e accensione del mutuo da 300 milioni, con conseguente manovra sull’addizionale Irpef) e dal futuro atto aggiuntivo, è però categoricamente esclusa da Palazzo Balbi, che sul punto oppone un parere dell’Avvocatura dello Stato secondo cui le modifiche alla convenzione non avrebbero carattere «sostanziale» e neppure sarebbero «tali da snaturare l’originario rapporto concessorio», comportando quindi un nuovo bando, una nuova gara e un nuovo contratto. E questo essenzialmente per due ragioni. Uno: anche prima, con la «clausola di garanzia» a favore di Sis il rischio legato al calo del traffico (e quindi del fatturato) era riconducibile alla Regione, per quanto in via indiretta. Due: le nuove condizioni economiche sono nel complesso peggiorative per Sis, comportando per il Consorzio un calo dei ricavi stimato in 6,7 miliardi.
Certo, vien da pensare che dalle parti di Impregilo & co. stiano masticando parecchio amaro, perché la disfida con Sis, sia in sede di gara che poi davanti ai giudici, si giocò proprio sulle stime di traffico e sulla necessità di un contributo da parte della Regione. Secondo Impregilo quest’ultimo sarebbe stato indispensabile, perché i pedaggi non sarebbero stati sufficienti a ripagare l’opera; Sis, invece, sostenne che il contributo non sarebbe servito, perché le previsioni di traffico erano più che sufficienti a garantire la tenuta del Piano economico finanziario. E leggete cosa scrissero i giudici del Tar, nella sentenza in cui nel 2008 diedero ragione a Impregilo: «Il ribasso offerto sul contributo viene a dipendere dall’entità della stima (del traffico, ndr) fatta dall’offerente, stima o valutazioni che possono rivelarsi anche inverosimili o eccessivamente ottimistiche come è accaduto nel caso dell’offerta Sis». La sentenza del Tar, come detto, verrà poi ribaltata dal Consiglio di Stato, per via di un vizio legato all’esercizio del diritto di prelazione da parte di Impregilo. Ma oggi, proprio di quello si sta parlando: stime di traffico «eccessivamente ottimistiche» e l’urgenza di un contributo da parte della Regione di 300 milioni. Pagato dai veneti, con una tassa in più.