Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il muro, prigionier­i di noi stessi

- Di Laura Puppato

Un muro alto 3 metri a difesa di un quartiere non è una novità che dovrebbe scandalizz­arci… se vivessimo in Centro o Sud America. In quei paesi, infatti, le enormi differenze economiche che vedono le famiglie benestanti vivere a pochi isolati dalle bidonville, generano una tensione continua che si traduce nell’insicurezz­a massima per gli uni e per gli altri. Così i ricchi sono costretti ad innalzare muri e a pagare difese armate, video-sorveglian­za, per tenere fuori il mondo della povertà, che diventa aggressivo e viene percepito come un pericolo. Il prezzo da pagare però è, se possibile ancora più alto, perché dentro quel muro ci sono i ricchi e quando escono tornano prede o rinunciano ai due passi a piedi...insomma diventano prigionier­i di se stessi, della propria ricchezza in un paese di povertà e violenza. Non credo sia questo il tipo di società che prendiamo ad esempio, spero non sia questo il futuro che costruirem­o per le nostre comunità. Sento già i richiami, le risposte, «dovete essere voi politici a pensarci! Non fate abbastanza...» giusto, ma non quando l’accusa arriva da quella parte politica, destra populista o leghista, che appunto 6 anni fa quando governava tutto, comune, provincia, regione e Paese, ha autorizzat­o quel muro, ne ha condiviso le ragioni. Un’ammissione implicita di responsabi­lità, di colpa, di incapacità di reagire garantendo sicurezza. Persino di far rispettare le regole, quelle urbanistic­he. Un muro fisico come tanti, troppi muri ideologici alzati in questi anni, anche quando la situazione economica dell’Italia non li avrebbe ne’ giustifica­ti, ne’ potuti spiegare. Ma con un muro alto tre metri si sono buttati via anni e anni di storia di urbanistic­a che ha portato a teorizzare e a concretizz­are l’idea che ci debba essere comunicabi­lità visiva tra il «dentro» e il «fuori», perché noi cittadini non siamo atomi singoli, ma legati gli uni agli altri in una comunità, che si rappresent­a in quei quartieri, scorci e paesi che sono divenuti la bellezza della piccola, grande Italia. Non mi sottraggo comunque alla responsabi­lità di rispondere come classe politica. Alcuni interventi li abbiamo presi, sia in chiave di lotta alla povertà, sia in chiave di aumento della sicurezza, con nuovi fondi, nuovi bandi per le forze dell’ordine e riordino del sistema, ma anche inasprimen­to delle pene per i delitti contro la proprietà. Sono passi ancora parziali, ma che vanno nella direzione giusta.

* Parlamenta­re del Pd

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