Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Pieno per Latouche. Il pubblico: stop alla Pedemontana
Il teorico della «decrescita felice» al Festival filosofico. In sala il malumore contro la superstrada
Il sentimento comune L’opera sarà pagata anche con prelievo Irpef. I commenti: un disastro da fermare
TREVISO «Dobbiamo andare verso una rivoluzione eco-socialista lontana dalla trappola del produttivismo. O decrescita o barbarie». Applauso in sala, l’economista e filosofo francese Serge Latouche sorride e beve un sorso d’acqua. È stato lui il primo ospite del Festival filosofico «Pensare il Presente» (in programma fino al 30 marzo a Treviso; il 10 marzo c’è Umberto Galimberti, il 15 Peter Singer, il 23 Giulio Tremonti e il 28 Umberto Curi). Martedì sera l’aula magna dell’Istituto Fermi era pienissima: 400 seduti, un centinaio fuori, 1.200 che si erano prenotati su Facebook.
Un successo di pubblico per una delle personalità filosofiche più discusse: amato dai grillini, odiato da chi, nella crescita, vede l’unica via di fuga ai problemi economici attuali. E, come spesso gli accade, i suoi fan cercano di far propria la sua architettura mentale e di concretizzarla. Ad introdurlo c’era Paolo Scroccaro, dell’associazione eco-filosofica. Dopo le premesse sull’uso della pubblicità per indurre l’obsolescenza psicologica delle merci ecco la stoccata contro le grandi opere. «Siamo riusciti a fermare il macello di Barcon, il più grande d’Europa, emblema del ciclo della carne - dice - ma stiamo ancora lottando contro la Pedemontana».
La folla applaude, sorride. E chi si prenota per le domande,
dopo la relazione di Latouche, incalza. Osvaldo: «Quell’opera è fallimentare sotto tutti i punti di vista». Massimo: «Faccio video da vent’anni per le associazioni
ambientaliste, quella strada inquina le falde». Lui ascolta, non entra nel merito – a fine dibattito ha motivato così: «Non conosco l’opera in sé, ma sono contrario quando si costruisce pensando ad uno sviluppo infinito» – e ripete i temi. Ecco alcune pillole: «E’ più facile immaginare il collasso del nostro mondo che non la decrescita». «Se per duemila anni il nostro Pil crescesse del 2 per cento, saremmo cresciuti 160 miliardi di volte rispetto ad adesso: impossibile». «La frugalità è la condizione dell’abbondanza».