Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Galan torna in aula come teste E scopre di essere indagato
Era stato citato da Turato, architetto di villa Rodella. Ghedini al lavoro sulla revisione del processo
VENEZIA «Su consiglio dei miei avvocati, mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Era il testimone più atteso dell’udienza di ieri del processo Mose, ma la sua dichiarazione è durata pochi secondi. A chiamare l’amico Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto, era stato l’architetto Danilo Turato, accusato di corruzione per aver coordinato i lavori a villa Rodella di Cinto Euganeo – dimora dei Galan fino alla confisca – che secondo l’accusa gli furono «regalati» da alcune imprese come forma di tangente. Turato sperava che Galan potesse negare, difenderlo, ma così non è stato. «Ma io non mollo mai nessuno», sbotta l’ex presidente.
Il suo silenzio è il frutto di un colpo di scena. Quando l’avvocato di Turato, Giovanni Chiello, l’aveva citato, lo riteneva teste come tutti gli altri, obbligato a rispondere e dire la verità. Il patteggiamento a due anni e 10 mesi è passato in giudicato, l’inchiesta sui danni alla villa archiviata. Ma quando Galan si è presentato, la procura lo ha ritenuto imputato di reato connesso, in quanto nuovamente indagato. «E’ un atto dovuto in seguito a una denuncia dell’Agenzia delle entrate - hanno spiegato i pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini - Secondo una rigorosa interpretazione delle norme anche i redditi “da reato” vanno dichiarati. Ci sono indagini in corso sulle somme». Le cosiddette «tasse sulle tangenti». «Tesi discutibile», dice l’avvocato Antonio Franchini, difensore di Galan. «Sarà presto archiviato», prevede il collega Niccolò Ghedini. Intanto i legali gli hanno consigliato di stare zitto e il tribunale ha deciso che il 30 dovrà venire sua moglie Sandra Persegato, anche lei citata dalla difesa di Turato. «Qualsiasi dichiarazione potrebbe pregiudicare la sua posizione - spiega Ghedini Poi stiamo lavorando a una revisione del processo e non abbiamo interesse ad anticipare scelte difensive».
D’altra parte Galan non è stato l’unico ad apprendere in aula di essere indagato. Ciriaco D’Alessio, ex presidente del Magistrato alle Acque dal 2011 al 2013, ha saputo di essere accusato di corruzione sulla base di uno degli interrogatori dell’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati, quello del 30 luglio 2013. «Gli abbiamo dato somme di denaro modeste - aveva detto - Penso sull’ordine di 50 mila euro, 30-50 mila». Nessuno ha poi confermato, ma l’inchiesta è ancora aperta e lui, chiamato dal difensore dell’imprenditore Nicola Falconi, l’avvocato Paolo Rizzo, dovrà tornare con un legale. Rizzo ha poi sentito vari testimoni per dimostrare che Falconi svolgeva lavori reali per il Cvn. Idem la difesa Turato, i cui testi hanno valutato congrue le sue parcelle, che per l’accusa erano gonfiate per ricompensarlo. Erasmo Cinque, l’imprenditore amico dell’ex ministro Altero Matteoli, ha ribadito che la sua Socostramo era un’azienda «vera». «Dal 2000 al 2012 abbiamo fatturato 465 milioni di euro e di questi 141 erano relativi ai marginamenti di Marghera», ha spiegato.
Erasmo Cinque La mia Socostramo era una vera azienda, fatturava 465 milioni