Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

SE IL WELFARE LO FA L’IMPRESA

- Di Massimilia­no Melilli

L’impresa che fa welfare al posto dello Stato, supplisce a lacune del pubblico ormai croniche e offre un’opportunit­à ai lavoratori che sognano di allargare la famiglia. Così il gruppo vicentino Brazzale offre un bonus da 1.500 euro per ogni nuovo nato agli oltre 550 dipendenti, tra Italia e la Repubblica Ceca, pari ad una intera mensilità. Il bonus, attivo già da questo mese, sarà garantito per ogni nuovo bambino nato durante il rapporto di lavoro con l’impresa. Obiettivi: da un lato aiutare lo sforzo economico dei neogenitor­i e dall’altro far sentire che l’azienda apprezza i dipendenti che riescono a realizzare i loro progetti di vita. Di più. Per ogni figlio successivo, inoltre, il dipendente avrà diritto ad un nuovo bonus con la maturazion­e di almeno un altro anno di lavoro nel gruppo. A livello nazionale invece è ancora allarme demografic­o. Cosa ancora più preoccupan­te, il domani. Secondo l’Istat le nascite sono in caduta libera ma aumentano i decessi: nel 2015 sono nati 488mila bambini, 15mila in meno rispetto al 2014, toccando il minimo storico dall’Unità d’Italia mentre i morti sono stati 653 mila, 54 mila in più dell’anno precedente (+9,1%). In tale scenario, il Veneto tiene botta anche se i dati non sono confortant­i. Intanto un distinguo: gli anziani resistono, i giovani fanno la valigia. Spetta agli immigrati un’ardua impresa: tamponare l’emorragia demografic­a.

Fra 2007 e 2016 - secondo un recente studio della Fondazione Leone Moressa - la popolazion­e veneta è cresciuta del 3,3%. Particolar­e: il merito non è degli italiani ma degli stranieri. Ai veneti spetta un saldo negativo nel rapporto sia fra nascite e decessi (meno 89.735), sia fra arrivi e partenze (meno -24.785: totale meno 114.000), tanto da ottenere un apporto alla crescita pari a meno 2,4%. Dagli immigrati arrivano invece risultati positivi sia nel saldo naturale (80.223) che in quello migratorio (192.120: totale più 272.000). L’aumento demografic­o è del più 5,8%.

In Veneto non è la mortalità che aumenta ma la natalità che cala. Almeno due le cause: da una parte il clima di incertezza occupazion­ale che certo non induce a fare figli; dall’altra, il fatto che ci sono sempre meno donne in età feconda . Spicca il caso Venezia: il crollo degli italiani (meno 24.242, a cui si aggiunge un meno 4.591 di saldo migratorio), seguito da quello di Padova (meno 13.434, al quale si somma un ulteriore 2.030). I nati stranieri sul totale delle nascite (20,9%) fanno del Veneto invece la terza regione dietro dietro Emilia Romagna e Lombardia: fra 2007 e 2016 i migranti sono aumentati del 51,5% e oggi rappresent­ano il 10,1% della popolazion­e. Se questa realtà non dovesse cambiare, nel Veneto che verrà ci saranno sempre più anziani e meno giovani di casa nostra ma lieviteran­no gli stranieri.

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