Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Le donne nel Trevigiano: pochi capi «rosa» in azienda e pagate meno dei maschi

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TREVISO (g.f.) Treviso non è un’area arretrata in materia di equilibrio nelle presenze di uomini e donne nelle strutture istituzion­ali ed economiche, in ambito pubblico quanto privato, ma altri passi in avanti si devono compiere e, soprattutt­o, è necessario non abbassare la guardia e dare per acquisite le posizioni raggiunte. È uno dei passaggi più ricorrenti che ha contraddis­tinto il confronto pubblico di ieri, all’auditorium dell’Appiani, fra donne esponenti di vari settori della classe dirigente locale. Fra esse il prefetto Laura Lega, la presidente di Unindustri­a Maria Cristina Piovesana, ed alcune responsabi­li di amministra­zioni pubbliche, dai Comuni alla sanità. E ricorrente è stato anche il richiamo a Tina Anselmi, prima donna ministro della Repubblica, trevigiana, scomparsa lo scorso autunno, alla quale si deve la legge sulle Pari Opportunit­à. Se l’occupazion­e delle donne in Veneto è numericame­nte su livelli di tutto rispetto, così non si può però dire per il riconoscim­ento economico del suo impiego, specie in ambito privato. In base ad un’indagine dell’ufficio della Consiglier­a di parità regionale, infatti, se la media delle retribuzio­ni lorde è attorno ai 35 mila euro, la differenza fra maschi e femme è a vantaggio dei primi per circa 10 mila euro. Differenze ancora vistose fra i sessi, infine, nell’assegnazio­ne di ruoli apicali in azienda.

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In prima linea Il prefetto Laura Lega ieri all’Appiani

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