Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Da Stacchio a Zaia «Si cambi la legge»
VENEZIA «Questa sentenza indica una precisa direzione: che il Parlamento si metta il cuore in pace e legiferi sulla legittima difesa. Perché una decisione come questa dichiara che la difesa è sempre legittima». Lo dice il governatore del Veneto Luca Zaia commentando l’assoluzione in Appello di Franco Birolo, il tabaccaio di Civè di Correzzola (Padova) che il 25 aprile del 2012 sparò e uccise un ladro sorpreso a rubare nel suo negozio.
Quella per l’estensione del diritto alla difesa è una battaglia cara alla Lega Nord, con il leader Matteo Salvini che già lo scorso anno - quando in primo grado il negoziante fu invece condannato a due anni e otto mesi, e 325 mila euro di risarcimento - lanciò lo slogan «Io sto con Birolo». E ora è proprio il Carroccio a cantare vittoria. A cominciare dal sindaco «padano» Mauro Fecchio, che difese il suo compaesano fin dal mattino successivo alla sparatoria, quando Correzzola smise di essere un paesino semisconosciuto per diventare l’avamposto del Far West in salsa veneta.
«Sono felice per Franco, finalmente si è chiarito che agì per legittima difesa, le stesse conclusioni a cui è giunta anche la procura», ricorda Fecchio. Nel 2012 lui e l’intera giunta arrivarono ad auto-tassarsi pur di aiutare Birolo ad affrontare le spese legali. Sindaco e assessori raccolsero tremila euro. «Con questa sentenza è stata ristabilita la verità - conclude - anche se nessuno potrà mai restituire a quest’uomo gli anni trascorsi nell’ansia per ciò che poteva capitare a lui e alla sua famiglia in caso di condanna».Chi conosce bene i patimenti ai quali si va incontro aprendo il fuoco contro i ladri, è Graziano Stacchio, il benzinaio di Nanto che il 3 febbraio 2015 uccise un componente della banda che stava assaltando una gioielleria, all’interno della quale era barricata la commessa. «L’assoluzione di Franco è una notizia stupenda. L’ho incontrato sabato, era sconfortato, non vedeva via d’uscita. E invece alla fine è andato tutto nel modo migliore».
Anche Stacchio fu prosciolto da tutte le accuse. «L’autodifesa è un diritto e come tale va tutelato, come avviene in buona parte d’Europa. Se lo Stato non è in grado di garantire la sicurezza, non significa che i cittadini debbano vivere nella paura». La pensa allo stesso modo anche Robertino Zancan, il proprietario della gioielleria difesa dal benzinaio: «Nessuna persona di buonsenso vuole imbracciare un’arma e sparare a un altro essere umano, ma ci sono delle volte in cui non si ha scelta. Per questo occorre cambiare la legge: la difesa dev’essere sempre legittima, perché solo così può fare da deterrente alla criminalità». Ieri, per tutto il giorno, Zancan è rimasto in contatto con Franco Birolo. Fino alla lettura della sentenza. «Mi ha chiamato, mi ha detto: “Ce l’abbiamo fatta”. È vero, questa assoluzione è una vittoria per tutti. Spero che in futuro nessun altro debba affrontare un processo solo per essersi difeso da un’aggressione»
Tra chi si è sempre schierato dalla parte del tabaccaio di Correzzola, c’è anche monsignor Adriano Tessarollo, vescovo di Chioggia. Nel 2006 scrisse un durissimo editoriale sul settimane diocesano, nel quale prendeva di mira il magistrato che, nel processo di primo grado, condannò il tabaccaio. «Quello che non era riuscito forse a rubare il ladro da vivo - scrisse il vescovo - glielo ha dato il giudice, completando il furto alla famiglia, un bel vitalizio ottenuto per i suoi familiari, con l’incidente accadutogli nel suo “lavoro di ladro”!». Ieri monsignor Tessarollo si è detto soddisfatto per la sentenza di assoluzione: «È stata fatta giustizia. Nessuno vuole che le nostre città si trasformino in un Far West ma ci sono delle volte in cui un uomo è costretto a fare tutto ciò che può, per difendere la propria famiglia dai criminali».