Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Che fine ha fatto il Sile?» Il fiume dei trevigiani sempre più in secca
TREVISO «Che fine ha fatto il Sile?». Se lo chiedevano domenica i trevigiani in passeggiata lungo la Restera, sgranando gli occhi attorno a loro. Una giornata di sole chiama subito la camminata lungo il fiume, rilassante e rigenerante, un toccasana nei primi giorni di primavera. Solo che il solitamente rigoglioso Sile, il fiume di risorgiva che lambisce il centro storico, non è più quello di un tempo. Secco, asciutto, con anatre, cigni e folaghe che faticano a nuotare a filo d’acqua, argini arsi e fondali fangosi. Un Sile irriconoscibile sconvolto dalla siccità che in questi mesi sta mettendo a dura prova tutti i rii della Marca, dal Piave ai canali. «I segnali sono preoccupanti – rileva il presidente di Italia Nostra Romeo Scarpa -. Complice il cambiamento climatico una zona ricca d’acqua come la nostra rischia di diventare molto, molto povera. Anche i fiumi di risorgiva, alimentati da acqua di falda, sono in sofferenza. Non piove, le montagne non hanno neve, le falde vengono alimentate artificialmente. Ma c’è anche un problema di gestione. Purtroppo, se l’acqua così preziosa verrà utilizzata prevalentemente per le irrigazioni a scorrimento, e se le manutenzioni chiudono i corsi uccidendo i pesci, paesaggi come quello in Restera diventeranno sempre più frequenti. I nostri fiumi stanno sparendo». (s.ma.)