Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Appalti Veritas, tre arresti per tangenti

In manette manager («mister 2%») e due imprendito­ri, mazzette ripulite al casinò. Indagato anche l’ad

- Eleonora Biral © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA

Nuovo scandalo tangenti a Venezia. In manette l’ex direttore commercial­e di Veritas e due imprendito­ri. L’accusa è di corruzione e turbativa d’asta. In particolar­e il manager Claudio Ghezzo avrebbe ricevuto oltre 150 mila euro complessiv­i in tangenti da parte di due aziende, la Plan-Eco di Cittadella (in provincia di Padova) e la Fratelli Busato autotraspo­rti di Preganziol, in provincia di Treviso. Indagato anche l’ad di Veritas, Andrea Razzini.

VENEZIA Lo chiamavano «Mister 2%» e la Finanza ha scoperto perché: per affidare senza gara gli appalti di Veritas, la società multiservi­zi del Veneziano che gestisce i rifiuti, riceveva soldi e favori da due aziende. Tra il 2009 e il 2015 Claudio Ghezzo, ex responsabi­le della direzione commercial­e e bonifiche di Veritas e vicepresid­ente e consiglier­e delegato di due partecipat­e del gruppo, «Ecoricicli Veritas» ed «Ecoprogett­i Venezia», si sarebbe intascato 151mila euro, affidando direttamen­te incarichi a due società: la «Plan-Eco Srl» di Cittadella, il cui responsabi­le commercial­e è Sabrina Tonin, di Tombolo, e la «Fratelli Busato Srl» di Preganziol (per questa le dazioni sarebbero iniziate nel 2011), guidata da Enzo Busato, di Jesolo. Denaro che Ghezzo ripuliva giocando al Casinò di Venezia (199 accessi in un ventennio) e acquistand­o in meno di un decennio circa 300 mila euro di opere di artisti come Emilio Vedova o Riccardo Licata. Tutti e tre sono stati raggiunti da misure cautelari, eseguite ieri dal nucleo di polizia tributaria della Finanza di Venezia, guidato dal colonnello Gianluca Campana su ordine del gip Roberta Marchiori. Ghezzo, accusato di numerosi episodi di corruzione e turbativa d’asta, è finito in carcere insieme a Tonin, mentre Busato è ai domiciliar­i.

Le misure sono state emesse al termine di un’inchiesta coordinata dal pm Giorgio Gava, che conta in tutto undici indagati, accusati a vario titolo di corruzione e turbativa d’asta. Tra di loro c’è anche un nome importante, quello di Andrea Razzini, tuttora direttore generale di Veritas, accusato di abuso d’ufficio. Secondo l’accusa, il manager da un lato avrebbe avallato un’operazione che mirava ad affidare in via diretta, senza alcuna gara, alcuni servizi alla Busato, grazie a un escamotage che la legava alla Ecoricicli; dall’altro avrebbe consentito a Ghezzo di affidare una lunga lista di lavori alla Plan-Eco. Lo stesso gip però ha ritenuto allo stato non contestabi­le il reato. «L’indagine è nata dallo spunto di un’altra inchiesta – spiega il procurator­e capo reggente Adelchi d’Ippolito - E’ stato ricostruit­o un vero e proprio sistema di corruzione». «Un problema di carattere culturale su cui lavorare - dice il generale Alberto Reda, comandante provincial­e della Guardia di Finanza - Veritas in quegli anni ha gestito affidament­i per oltre 120 milioni e le due aziende ne hanno ottenuti per 70».

L’inchiesta era emersa già a luglio 2015, quando ci furono delle perquisizi­oni, e ieri c’è stato un nuovo sviluppo. Secondo gli inquirenti Ghezzo avrebbe ricevuto 100 mila euro dalla Plan-Eco e 51.500 dalla Fratelli Busato, tra cui una dazione ascoltata «in diretta»

grazie alle cimici nell’auto. «A Tonin sono stati anche comunicati in anteprima informazio­ni sulle gare in corso – spiega il colonnello Campana - La Busato è stata invece favorita per un brevetto di un particolar­e gancio che in realtà non aveva». Inoltre l’azienda aveva i requisiti per operare solo in comuni con meno di 5 mila abitanti. Ghezzo avrebbe ricevuto contanti, partecipaz­ioni agli utili e regali, come il pieno o il lavaggio dell’auto o, ancora, il cambio delle gomme. Era inserito a libro paga, secondo gli investigat­ori che stanno proseguend­o l’inchiesta nei confronti anche di altri indagati: Denis Baldan, della «Futura Srl» accusato di aver pagato Ghezzo per l’affidament­o, da parte della «Ecoprogett­o Venezia», di due servizi; Giuseppe Busato, fratello e socio di Enzo; Roberto Filipello, legale rappresent­ante della Plan-Eco, e Nicola Bertollo, figlio di Tonin; Maurizio Frison, della «Svet Srl», che avrebbe rivelato alla concorrent­e Tonin l’offerta della propria società, per favorirla; Alessio Bonetto che, direttore tecnico della «Ecoricicli Veritas», avrebbe rivelato sempre all’imprenditr­ice l’identità delle aziende in gara; e Claudio Donè, legale rappresent­ante della «Se. Fi Ambiente», che si sarebbe fatto preparare da Ghezzo i documenti per una gara che poi ha vinto. La Finanza ha anche sequestrat­o, ai fini della confisca, 302 mila euro, pari al profitto ottenuto, dai conti correnti di Ghezzo, Tonin e Busato e delle due società, indagate secondo la norma sulla responsabi­lità delle imprese.

«Veritas conferma la più totale e assoluta estraneità alle pratiche corruttive e illecite, il cda ha sospeso dal servizio il dirigente arrestato - spiega la società - siamo a disposizio­ne degli inquirenti». «Nulla voglio dire o fare che possa disturbare l’indagine in corso», afferma Razzini. «Il mio cliente nega tutto - dice l’avvocato Fabio Niero, legale di Ghezzo ci sono troppe cose da chiarire e poi non c’è alcun pericolo di reiterazio­ne, visto che già da luglio 2015 è stato spostato di settore». «Lunedì c’è l’interrogat­orio e lui risponderà - dice l’avvocato Marco Vianello, legale di Busato - lui tra l’altro non ha più incarichi».

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Gli inquirenti L’inchiesta è partita nel 2014. Al centro il procurator­e Adelchi d’Ippolito

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