Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Pedemontana, lo strappo di Fi sulla tassa
Attacco politico e tecnico. La Regione: «Rinunciare ci sarebbe costato 2 miliardi»
VENEZIA Rallenta l’approvazione in consiglio dell’addizionale Irpef per finanziare la Pedemontana. Dopo lo slittamento a domani delle commissioni, gli alleati di Forza Italia rompono il fronte della maggioranza. In particolare gli azzurri pretendono che l’addizionale non sia una tassa di scopo concepita solo per la Pedemontana bensì per un ventaglio di infrastrutture oggi congelate a causa della mancanza di fondi. Intanto Impregilo diffida la Regione sulla modifica del piano. La Regione a sua volta replica: tutto in regola.
Non sta procedendo affatto spedita come confidava il governatore Luca Zaia l’approvazione in consiglio regionale della manovra tributaria che reintrodurrà l’addizionale Irpef per finanziare i cantieri della Pedemontana.
Dopo lo slittamento a domani delle commissioni (e a Palazzo c’è chi dice che neppure la prossima settimana si riuscirà ad arrivare in aula) e mentre l’opposizione continua a cannoneggiare (citiamo in ordine sparso le dichiarazioni più recenti: «Zaia lega le mani ai consiglieri», «mette il bavaglio alla società civile», «dice bugie e cambia versione tre volte», con la capogruppo della lista del presidente Silvia Rizzotto a fare muro: «Chi racconta falsità è l’opposizione, non Zaia»), ora ci si mettono pure gli alleati di Forza Italia, rompendo il fronte della maggioranza. Il capogruppo Massimiliano Barison e il vice presidente dell’assemblea Massimo Giorgetti hanno infatti presentato ieri una mozione in cui chiedono alla giunta di predisporre entro 60 giorni dall’introduzione dell’addizionale, per poi sottoporlo al voto del consiglio, «un piano straordinario per la viabilità che indichi gli interventi prioritari da realizzare e la quantificazione delle spese necessarie alla sua copertura». E questo sulla base del fatto che «sono previste numerose opere strategiche, in gestione o programmate da Veneto Strade, in concessione oppure in progetto di finanza, che riguardano tutte le province del Veneto». Insomma, gli azzurri, già di loro «antitasse» per formazione, pretendono che l’addizionale non sia una tassa di scopo concepita esclusivamente per la Pedemontana (che per la sua collocazione viene considerata da molti «la strada di Zaia», incardinata com’è nel cuore del feudo elettorale del governatore) bensì per un ventaglio di infrastrutture oggi congelate per la mancanza di finanziamenti, come la Sr 10, la NogaraMare, la Romea, la Via del Mare.
Nell’attesa di sapere come reagiranno Zaia e la Lega (i tre voti di Fi possono fare la differenza in aula, pareggiando 25 a 25), com’era prevedibile si è fatta viva a Palazzo Balbi Salini-Impregilo, capogruppo dell’Ati che propose la Pedemontana in project per poi uscire sconfitta dalla battaglia legale con il Consorzio Sis. Alla luce della riscrittura della convenzione, col nuovo contributo pubblico da 300 milioni e l’introduzione di un canone di disponibilità esclusivo al posto dell’incasso dei pedaggi da parte di Sis, l’amministratore delegato di Impregilo Pietro Salini ha chiesto alla Regione di poter accedere agli atti del dossier, ovviamente in vista di un possibile ricorso, e di revocare tutti quelli eventualmente già approvati e diffida l’ente dall’adottare «qualsivoglia ulteriore atto finalizzato alla illegittima modifica del rapporto concessorio con il Consorzio Sis». Replica l’avvocato Marco Corsini, a capo del board tecnico della Regione: «Per l’accesso agli atti non c’è ovviamente alcun problema, dal momento che questa partita è stata gestita fin dal principio dall’amministrazione Zaia con la più assoluta trasparenza. Quanto ai possibili ricorsi, invece, siamo sereni: abbiamo acquisito i parei legali dell’Avvocatura dello Stato, dell’Avvocatura regionale e di una nota esperta di diritto comunitario e tutti ci dicono che le modifiche ipotizzate non sono “sostanziali”, tali cioè da giustificare una nuova gara. Credo che in questa fase occorra senso di responsabilità da parte di tutti».
Al segretario della Programmazione Ilaria Bramezza, invece, tocca il compito di replicare a quanti, in consiglio come sui social network, vanno domandandosi perché Palazzo Balbi non abbia stracciato il contratto con Sis denunciandone l’inadempienza. «Premesso che la convenzione non prevede una clausola di risoluzione legata ai tempi del closing -spiega Bramezza - sarebbe sorto un contenzioso con Sis basato sulle previste possibilità di riequilibrio del Piano economico finanziario, col rischio che la Regione fosse poi costretta al pagamento di risarcimenti stimati in 2 miliardi. Si sarebbero dovuti bloccare i cantieri, con pregiudizio per le imprese subappaltatrici e i loro dipendenti, e fermare le liquidazioni degli espropri. Senza contare che si sarebbe dovuto riavviare daccapo l’iter di gara.