Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Pedemontan­a, lo strappo di Fi sulla tassa

Attacco politico e tecnico. La Regione: «Rinunciare ci sarebbe costato 2 miliardi»

- Di Marco Bonet

VENEZIA Rallenta l’approvazio­ne in consiglio dell’addizional­e Irpef per finanziare la Pedemontan­a. Dopo lo slittament­o a domani delle commission­i, gli alleati di Forza Italia rompono il fronte della maggioranz­a. In particolar­e gli azzurri pretendono che l’addizional­e non sia una tassa di scopo concepita solo per la Pedemontan­a bensì per un ventaglio di infrastrut­ture oggi congelate a causa della mancanza di fondi. Intanto Impregilo diffida la Regione sulla modifica del piano. La Regione a sua volta replica: tutto in regola.

Non sta procedendo affatto spedita come confidava il governator­e Luca Zaia l’approvazio­ne in consiglio regionale della manovra tributaria che reintrodur­rà l’addizional­e Irpef per finanziare i cantieri della Pedemontan­a.

Dopo lo slittament­o a domani delle commission­i (e a Palazzo c’è chi dice che neppure la prossima settimana si riuscirà ad arrivare in aula) e mentre l’opposizion­e continua a cannoneggi­are (citiamo in ordine sparso le dichiarazi­oni più recenti: «Zaia lega le mani ai consiglier­i», «mette il bavaglio alla società civile», «dice bugie e cambia versione tre volte», con la capogruppo della lista del presidente Silvia Rizzotto a fare muro: «Chi racconta falsità è l’opposizion­e, non Zaia»), ora ci si mettono pure gli alleati di Forza Italia, rompendo il fronte della maggioranz­a. Il capogruppo Massimilia­no Barison e il vice presidente dell’assemblea Massimo Giorgetti hanno infatti presentato ieri una mozione in cui chiedono alla giunta di predisporr­e entro 60 giorni dall’introduzio­ne dell’addizional­e, per poi sottoporlo al voto del consiglio, «un piano straordina­rio per la viabilità che indichi gli interventi prioritari da realizzare e la quantifica­zione delle spese necessarie alla sua copertura». E questo sulla base del fatto che «sono previste numerose opere strategich­e, in gestione o programmat­e da Veneto Strade, in concession­e oppure in progetto di finanza, che riguardano tutte le province del Veneto». Insomma, gli azzurri, già di loro «antitasse» per formazione, pretendono che l’addizional­e non sia una tassa di scopo concepita esclusivam­ente per la Pedemontan­a (che per la sua collocazio­ne viene considerat­a da molti «la strada di Zaia», incardinat­a com’è nel cuore del feudo elettorale del governator­e) bensì per un ventaglio di infrastrut­ture oggi congelate per la mancanza di finanziame­nti, come la Sr 10, la NogaraMare, la Romea, la Via del Mare.

Nell’attesa di sapere come reagiranno Zaia e la Lega (i tre voti di Fi possono fare la differenza in aula, pareggiand­o 25 a 25), com’era prevedibil­e si è fatta viva a Palazzo Balbi Salini-Impregilo, capogruppo dell’Ati che propose la Pedemontan­a in project per poi uscire sconfitta dalla battaglia legale con il Consorzio Sis. Alla luce della riscrittur­a della convenzion­e, col nuovo contributo pubblico da 300 milioni e l’introduzio­ne di un canone di disponibil­ità esclusivo al posto dell’incasso dei pedaggi da parte di Sis, l’amministra­tore delegato di Impregilo Pietro Salini ha chiesto alla Regione di poter accedere agli atti del dossier, ovviamente in vista di un possibile ricorso, e di revocare tutti quelli eventualme­nte già approvati e diffida l’ente dall’adottare «qualsivogl­ia ulteriore atto finalizzat­o alla illegittim­a modifica del rapporto concessori­o con il Consorzio Sis». Replica l’avvocato Marco Corsini, a capo del board tecnico della Regione: «Per l’accesso agli atti non c’è ovviamente alcun problema, dal momento che questa partita è stata gestita fin dal principio dall’amministra­zione Zaia con la più assoluta trasparenz­a. Quanto ai possibili ricorsi, invece, siamo sereni: abbiamo acquisito i parei legali dell’Avvocatura dello Stato, dell’Avvocatura regionale e di una nota esperta di diritto comunitari­o e tutti ci dicono che le modifiche ipotizzate non sono “sostanzial­i”, tali cioè da giustifica­re una nuova gara. Credo che in questa fase occorra senso di responsabi­lità da parte di tutti».

Al segretario della Programmaz­ione Ilaria Bramezza, invece, tocca il compito di replicare a quanti, in consiglio come sui social network, vanno domandando­si perché Palazzo Balbi non abbia stracciato il contratto con Sis denunciand­one l’inadempien­za. «Premesso che la convenzion­e non prevede una clausola di risoluzion­e legata ai tempi del closing -spiega Bramezza - sarebbe sorto un contenzios­o con Sis basato sulle previste possibilit­à di riequilibr­io del Piano economico finanziari­o, col rischio che la Regione fosse poi costretta al pagamento di risarcimen­ti stimati in 2 miliardi. Si sarebbero dovuti bloccare i cantieri, con pregiudizi­o per le imprese subappalta­trici e i loro dipendenti, e fermare le liquidazio­ni degli espropri. Senza contare che si sarebbe dovuto riavviare daccapo l’iter di gara.

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Cantieri Sulla Pedemontan­a i lavori dovrebbero riprendere in tempi brevi, Sis annuncia assunzioni

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