Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

L’eutanasia e il relativism­o dell’Europa

- Di Mara Bizzotto * © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il caso della morte assistita del giovane che è andato in Svizzera per sottoporsi all’eutanasia non tiene conto di almeno tre dati che mi paiono fondamenta­li per affrontare laicamente una questione di grande delicatezz­a.

Il primo è in ordine al principio della vita. La vita in quanto tale è un valore che trascende il singolo e, in qualche modo, appartiene alla comunità umana. Altrimenti sarebbe la vittoria della solitudine e della cultura dello scarto.

Questo, secondo me, è il principio da cui partire.

Il secondo principio è quello della dignità della vita del malato e dei suoi familiari. L’assistenza che la comunità deve all’individuo affinché le sue sofferenze, il suo dolore (sia fisico, che psicologic­o che spirituale) vengano lenite deve essere un elemento cardine per ogni legge ben fatta, e deve tutelare le persone e i familiari delle persone che soffrono.

La terza questione riguarda il fatto che esistano oggi in Europa, qui intesa come espression­e geografica, luoghi dove sia possibile ricorrere alla fine vita non solo perché prigionier­i del nostro corpo, ma sempliceme­nte perché si ha voglia di morire.

Ha ragione il presidente Zaia quando chiede che venga varata al più presto una legge sul testamento biologico, perché è necessario che si riconosca la dignità di chi soffre. Alla stessa stregua è necessario che anche l’Europa si muova verso un comune principio.

Da una parte dobbiamo darci delle regole che non consentano ad altri Paesi di agire in disprezzo delle leggi locali, e dall’altra dobbiamo essere vigili a non trasformar­e il principio della dignità della persona che soffre nel disprezzo verso il valore della vita.

Perché se è vero che la storia di Fabo ci ha colpiti nell’anima, è altrettant­o vero che oggi nei Paesi europei che prendiamo come modelli da seguire le morti per eutanasia sono aumentate esponenzia­lmente.

Per questo credo sia importante lavorare anche in sede europea affinché non si cada nella tentazione con quel relativism­o culturale che nulla ha a che vedere con il rispetto del dolore e della dignità di chi soffre.

Perché per quanto assurda e incoerente, la vita è un valore irrinuncia­bile. (*Europarlam­entare

della Lega Nord)

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