Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Gambellara, l’addio a Vanna «Superiamo i veleni di morte»
Funerali, il parroco sorvola sull’ipotesi omicidio suicidio
Dopo tante «parole», dall’altare il sacerdote si appella alla «Parola con la “P” maiuscola, quella del Signore». E parla di silenzio dopo i «giorni frastornati da una tragedia che ci ha sconvolti». Così don Giuseppe Pettenuzzo, parroco di Gambellara, ieri si è rivolto alla folla riunita nella chiesa della frazione di Sorio per l’addio a Vanna Meggiolaro.
Ad una settimana dallo schianto contro un camion lungo la strada regionale 11 a Gambellara costato la vita alla 50enne e ad Antonio Facchin (il marito 54enne dal quale si stava separando), almeno trecento persone hanno voluto stringersi attorno alla figlia Sara, in prima fila in chiesa a pochi passi dalla bara coperta da rose bianche e rosse. Il sacerdote ha parlato di tragedia, sorvolando sulle ipotesi emerse. L’avvocato che difende la figlia e il fratello di Vanna Meggiolaro ha ribadito più volte che si è trattato di un incidente stradale, ma il giorno dopo lo schianto è stata trovata la registrazione di una telefonata fatta dalla donna, in cui diceva «vuole ammazzarci». A rafforzare l’ipotesi dell’omicidio-suicidio pianificato da Facchin ci sono le denunce per maltrattamenti fatta dalla moglie in passato e la richiesta di allontanamento rifiutata da un giudice. Ma ieri durante il funerale gli incartamenti, i dubbi e le analisi non sono entrati in chiesa. «Il Signore – ha detto don Pettenuzzo, rivolgendo una preghiera anche per Antonio – bussa alla porta e chiede di lasciarlo entrare per superare i veleni di morte che ci portiamo dentro». La salma di Vanna Meggiolaro verrà cremata, mentre quella del marito riceverà l’estremo saluto venerdì alle 15 nella chiesa di Sorio. Non si placano intanto le reazioni alla vicenda sotto il profilo giudiziario. La Camera Penale Vicentina prende posizione sulla richiesta, da parte del componente del Consiglio superiore della magistratura Pierpaolo Zanettin, di aprire una pratica «per valutare l’appannamento dell’immagine di imparzialità del magistrato» che a Facchin non aveva vietato di avvicinarsi a moglie e figlia. «Quando si lamenta “il conflitto tra ufficio Gip e la procura” – scrive il consiglio direttivo della Camera Penale Vicentina – e si ricollega a tale conflitto la necessità di un approfondimento circa l’operato del giudice che più di un anno fa aveva rigettato una richiesta della procura, si attacca invero il principio costituzionale dell’indipendenza del giudicante». Ed ancora: «L’apertura della pratica appare come risposta al clamore mediatico e alle spinte giustizialiste dell’opinione pubblica».