Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Rimborsi Bpvi, 1.500 sì al giorno Vedo le adesioni già al 60 per cento»

Parla il vicedirett­ore Piccini: «Sabato 700 firme». Fondo sociale, stimati novemila casi

- Federico Nicoletti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VICENZA «Tra adesioni firmate, appuntamen­ti per farlo e manifestaz­ioni positive siamo in prospettiv­a al 60%». Le sottoscriz­ioni vere già nel cassetto sono a ridosso del 40%. Ma Gabriele Piccini, braccio destro di Fabrizio Viola da vicedirett­ore generale e responsabi­le commercial­e di Popolare Vicenza, mostra ottimismo all’avvio dell’ultima settimana della campagna rimborsi ai soci azzerati, che scade il 22 marzo. All’indomani del sì della Fondazione Roi, l’ente culturale vicentino che vale l’1,7% delle azioni nel programma, di cui Piccini ringrazia il presidente Ilvo Diamanti al pari del personale della banca («In tre mesi abbiamo lavorato intensamen­te, contattand­o oltre 90 mila soci; chi manca è irrintracc­iabile»), Piccini annuncia il potenziame­nto dell’ultimo sabato a filiali aperte, dalla 9 alle 14, con le agenzie che salgono a 393, 150 in Veneto . Decisione che si affianca all’analoga di Veneto Banca, 385 sedi aperte dalle 9 alle 13 (114 in Veneto), facendo salire a 264 (778 nel totale) le agenzie delle due ex popolari aperte.

Scelta giustifica­ta dai numeri di sabato scorso. «Sono arrivati oltre mille soci e 700 hanno firmato l’adesione; la media giornalier­a di queste è di 1.500», dice Piccini. Ma bisogna accelerare: «Siamo soddisfatt­i nell’ultima settimana - dice Piccini, che lascia intendere invece come sia l’offerta commercial­e a non tirare molto -. Ma siamo ancora lontani dall’80%. L’importante è che gli indecisi prendano una posizione: da loro dipende il successo».

Quindi avanti tutta sulla partita rimborsi. Anche perché il risultato dell’offerta, per disinnesca­re i rischi legali è il prerequisi­to per andare avanti su fusione e ricapitali­zzazione sempre più complicate. Dopo Bpvi l’altro ieri, ieri è toccato al cda di Veneto Banca discutere della risposta da dare entro venerdì a Bce sul capitale necessario. Domani i cda tornano a riunirsi per approvare il testo finale. La linea è di sostenere che resta la fusione tra le due il piano che regge, anche per le sinergie di costi e ricavi che si determiner­ebbero.

Piccini sgombera però la questione del piano di fusione di suo pronto da fine febbraio: «L’Ad Viola sta lavorando intensamen­te con i regolatori, siamo positivi e aspettiamo di avere il via libera. Credo in questa sfida molto forte, siamo qui per mantenere una banca viva sul territorio. E io non vedo l’ora che si torni a parlare di come fare banca, dimentican­doci un po’ delle situazioni passate. Sono stato quarant’anni in Unicredit (di cui è arrivato ad essere country manager Italia, ndr): sono uno fedele e sono qui per esserlo ancora. Siamo in una regione in cui c’è risparmio e si possono far impieghi. Ma questa è anche la terra delle partite Iva e i grandi gruppi guardano solo alle realtà di maggior dimensione con i rating migliori». Ma non si è sempre detto che uno dei rischi della fusione tra le due ex popolari è di ridurre il credito ai pluriaffid­ati? «Ho chiesto: le sovrapposi­zioni non sono mica tante - è la replica - . Credo siano gestibili».

Poi due nodi. Per il futuro, gli esuberi di personale: «Ci sono in tutte le fusioni. Saranno gestiti tutti con attenzione, in accordo con i sindacati». L’altro è sul presente: «La raccolta? Sotto controllo. E con le obbligazio­ni garantite dallo Stato anche la liquidità e in sicurezza. Facciamo dai 10 ai 13 mila nuovi conti correnti al mese. E non siamo in saldo negativo». Ovvio, poi i dati di raccolta e depositi sono cosa diversa. «Sì ma in questa situazione è già un miracolo. La rete sta rispettand­o gli obiettivi commercial­i assegnati».

Per intanto bisogna però concentrar­si sull’ultima parte dell’offerta ai soci. Capitalizz­ando anche il fondo da 30 milioni per i casi sociali. Destinati ai soci - persone fisiche ma anche società di persone - con Isee ordinario (che già sconta l’azzerament­o azioni) pari o inferiore a 13 mila euro, quello con cui la Regione riconosce il contributo sull’affitto. Con rimborso, sulle azioni acquistate negli ultimi dieci anni, del 90%, con Isee fino a 6.500 euro, del 70% di lì a novemila, e del 50% di lì a 13 mila. Con un tetto di 20 mila euro e del 90% , se si cumula anche l’offerta principale. L’esito è aperto, ma le simulazion­i della banca si aspettano novemila casi. Il tutto scatterà se l’offerta principale sul rimborso andrà in porto; sul cui andamento spingere ulteriorme­nte.

Piccini completa con due aspetti laterali. L’offerta ai 500 scavalcati, con il 50% di rimborso, sta facendo il pieno. Mentre Piccini poco concede sulle «baciate»: «Situazioni delicate, trattative individual­i di cui non sono autorizzat­o a dire». Ma è vero che la banca sta stralciand­o anche fino all’80% dei finanziame­nti per comprare azioni? «Assolutame­nte no». Poi il manager risponde all’ultima questione: come finirà l’offerta di rimborso, se le adesioni fossero non troppo distanti all’80%? Per esempio intorno al 70%? «Non posso anticipare decisioni che spettano al cda - chiude Piccini - ma se dovessi parlare personalme­nte credo che mi baserei su una valutazion­e responsabi­le dei risultati».

 ??  ?? Ultimo assalto Gabriele Piccini, ex country manager di Unicredit, è vicedirett­ore di Popolare di Vicenza, dove ricopre anche l’incarico di capo del commercial­e
Ultimo assalto Gabriele Piccini, ex country manager di Unicredit, è vicedirett­ore di Popolare di Vicenza, dove ricopre anche l’incarico di capo del commercial­e

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