Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«A casa con le nostre ferie» Il regalo di 173 lavoratori alla collega ammalata

Vicentina colpita da aneurisma, rischiava di restare senza stipendio

- di Andrea Priante

DUEVILLE (VICENZA) Un’impiegata vicentina colpita da aneurisma, concluso il periodo di congedo rischiava di restare senza retribuzio­ne. I suoi colleghi della Unicomm di Dueville, hanno quindi deciso di donarle lo loro ferie, garantendo­le così un anno e mezzo di stipendio. (Nella foto alcuni dei 173 lavoratori che hanno aderito alla «colletta»)

DUEVILLE (VICENZA) «Mi hanno stupito». E a 78 anni, un passato come presidente del Padova Calcio e, prima ancora, come patron di un Basket Famila Schio che gli portò in dote otto Scudetti, nove Coppe Italia e sette Supercoppe Italiane, l’imprendito­re vicentino Marcello Cestaro non è tipo da sorprender­si facilmente. «Ma stavolta i miei ragazzi sono stati davvero bravi».

I «ragazzi» sono i quasi duecento dipendenti della Unicomm di Dueville – l’azienda di cui è proprietar­io assieme al fratello Mario - e in palio non c’erano trofei ma qualcosa di molto più importante.

La storia è quella di Roberta (il nome è di fantasia), una loro collega quarantenn­e impiegata nel settore acquisti. Il primo giugno dello scorso anno, mentre è in ufficio ha un malore. «Non ci vedo bene, mi sento male», dice. Gli altri la soccorrono ma è già tardi. «Aneurisma», spiegano i medici.

Roberta entra in coma e subisce un delicato intervento chirurgico. Si aggrappa alla vita con le unghie, con quella forza che solo le mamme come lei riescono a tirare fuori. E infatti ce la fa. «Ma ora deve ripartire», spiega una collega.

Non è facile: la riabilitaz­ione è un percorso difficile e, soprattutt­o, molto lento. «Ci vuole pazienza», le raccomanda­no gli specialist­i. E così deve ricomincia­re a lottare, dentro e fuori le cliniche ma sempre sorretta dal marito che la protegge anche adesso, a distanza di mesi.

Intanto, la scrivania dell’Unicomm sembra sempre più lontana. I colleghi l’aspettano ma tornare in ufficio è impossibil­e: la priorità è quella di ristabilir­si, superando le conseguenz­e di quel maledetto aneurisma che l’ha colpita. Un passo alla volta, come dicono i dottori. E se dopo sei mesi ancora non si vede la fine del tunnel, non resta che mettersi l’animo in pace.

Invece, a complicare le cose è proprio il lavoro: trascorsi sei mesi di malattia, i giorni di assenza retribuita stanno per esaurirsi. L’azienda fa quel che può per darle una mano e garantirle un’entrata economica: le concede prima i permessi, poi le ferie arretrate. Ma anche quelle sono destinate a finire presto e, visto che ancora la riabilitaz­ione non è conclusa, Roberta rischia di ritrovarsi senza stipendio né contributi previdenzi­ali.

«Dovevamo trovare il modo di aiutarla, di offrirle un aiuto concreto, oltre che un sostegno morale», raccontano le colleghe del settore acquisti. Ma cosa si può fare? Una di loro legge sul giornale la storia di Nicole, la bimba di Marostica colpita da tetrapares­i spastica e dei dipendenti della Brenta Pmc che a dicembre regalarono le ferie alla sua mamma per permetterl­e di starle accanto negli ultimi giorni di vita. Ecco l’idea: se quel sistema ha funzionato per quella donna, forse può aiutare anche Roberta. E allora le impiegate dell’Unicomm studiano la questione, si informano, e trovano la conferma in una norma inserita dal Jobs Act. Si chiamano «ferie solidali» e in pratica consentono, in casi particolar­i, di trasferire qualche giorno di vacanza in favore di colleghi.

«Il gruppo ha sparso la voce, coinvolgen­do quanti più dipendenti possibile - racconta Cestaro - e alla fine hanno aderito in 173, donando ciascuno un giorno di ferie. Si sono comportati come una grande famiglia, sono molto orgoglioso di loro».

Il regalo all’impiegata malata prende la forma di 2.272 ore di congedo retribuito. Per chi, come Roberta, ha un contratto part-time, significa un anno e mezzo di stipendio assicurato. «Sono convinto che tornerà a stare bene prima della scadenza ma in caso contrario l’azienda studierà il modo di venirle incontro», assicura il titolare.

La storia della mamma malata e dei lavoratori che hanno rinunciato a una fetta delle loro vacanze per aiutarla, ha fatto scalpore. «È un gesto spontaneo - raccontano all’Unicomm - e magari servirà d’esempio ad altre aziende, perché ci sono molte persone che si trovano a vivere gli stessi tormenti che sta affrontand­o la nostra collega».

Anche Michela Lorenzin, la madre della piccola Nicole, è commossa: «Sono felice che la vicenda che ha riguardato la mia bambina abbia suggerito come aiutare un’altra donna in difficoltà. Anche ora che è diventata un angioletto, la mia Nicole continua a seminare felicità».

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 ??  ?? All’Unicomm Sotto, la sede di Unicomm a Dueville (Vicenza), dove 173 dipendenti hanno regalato un giorno di ferie ciascuno a una collega malata (foto Navarro)
All’Unicomm Sotto, la sede di Unicomm a Dueville (Vicenza), dove 173 dipendenti hanno regalato un giorno di ferie ciascuno a una collega malata (foto Navarro)

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