Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Furgone contro il tir Il pm: omicidio-suicidio voluto dal marito lasciato

Pordenone come Vicenza, il pm: piano del marito lasciato. I parenti del camionista trevigiano: «Ora risposte»

- Milvana Citter

CESSALTO (Treviso) – Alle 12 di lunedì Cristiano Di Paoloanton­io ha deciso che la sua vita e quella di sua moglie Jamir Temjenlelm­ila dovevano finire. Per questo ha lanciato a folle velocità il suo furgone lungo la strada Cimpello-Sequals (Pordenone), sorpassand­o decine di auto fino a quando ha trovato quel che cercava, il camion telonato Iveco condotto da Florindo Carrer contro il quale si è scontrato.

Ha preso forma nei rilievi e nelle indagini dei carabinier­i il folle disegno che ha spezzato tre vite. Quella di un uomo che non accettava la separazion­e, di una moglie che non è riuscita a salvarsi e di un camionista la cui unica colpa è stata quella di trovarsi su quella strada in quel momento, pedina perfetta di un piano omicida. La stessa cosa era successa nel Vicentino l’11 marzo: un uomo di sperato si era schiantato con l’auto e con la moglie a bordo, anche in quel caso la donna voleva lasciarlo e lui non riusciva a sopportare la separazion­e.

Il sospetto è che a Pordenone sia andata in scena una tragica emulazione. Ne è convinta anche il sostituto procurator­e Maria Grazia Zaina della procura di Pordenone che ha aperto un fascicolo per duplice omicidio volontario. L’ipotesi si era materializ­zata fin dalle prime ore, suffragata dalla dinamica dell’incidente con quel furgone schizzato come un proiettile contro il camion di Florindo. E dalla figura di Di Paoloanton­io, commercian­te 45enne di Cordenons, che secondo i carabinier­i viveva un disagio così grave da essere stato sottoposto poche settimane prima a un trattament­o sanitario obbligator­io. Era finito in ospedale anche per le violenze psicologic­he che riservava alla moglie.

Lei, Jamir, 38 anni di origine indiana, ha provato a chiedere aiuto, terrorizza­ta perché lui le aveva detto che avrebbe compiuto un gesto disperato, coinvolgen­do lei e le bambine. Si era rivolta al centro antiviolen­za di Pordenone “Voce Donna” e aveva presentato una denuncia alla polizia, tanto che era stato avviato l’iter per tutelare anche le figlie minori. Un passo verso una salvezza che l’avvio della procedura del Tso del marito ha pesantemen­te rallentato. Di Paoloanton­io era finito in ospedale, ma quindici giorni fa era stato dimesso. E nella sua mente ha preso forma quel piano omicida che, probabilme­nte già domenica, ha provato a mettere in atto quando, a bordo di un altro furgone insieme alla moglie, si è schiantato contro un muro nel Trevigiano. Lei era rimasta ferita ed era stata ricoverata al Ca’ Foncello a Treviso. Lunedì mattina, ha lasciato l’ospedale.

Lui era andato a prenderla, l’ha fatta salire sul furgone per quel viaggio verso la morte che ha coinvolto anche Florindo Carrer, il camionista che proprio ieri avrebbe festeggiat­o 52 anni. «Mio fratello è la vittima innocente di un piano folle – spiega Fernando Carrer -. Non vogliamo accusare nessuno, ma in questa tragedia abbiamo bisogno di risposte e ci chiediamo perché quell’uomo è stato lasciato di libero di uccidere? Perché dopo un ricovero di quel tipo non gli è stata tolta la patente? Perché non è stato fermato neppure dopo il primo incidente? ».

Era un buono Florindo, che sempre col sorriso aveva affrontato ogni difficoltà, anche le ristrettez­ze economiche dovute alla separazion­e dalla moglie. Ma adesso le cose stavano cambiando, con tanti sacrifici aveva acceso un mutuo e comprato un appartamen­to a Cessalto, nel quale viveva con l’adorata figlia Arianna che ora è inconsolab­ile.

«Mi hanno portato via il mio tutto, lui faceva qualsiasi cosa per me e io ora ho un peso grande. Papà scusami se non sono stata la figlia che hai sempre voluto, ti amo tanto. Buon compleanno».

Il precedente L’11 marzo marito e moglie vicentino si uccidono sul guardrail: lei voleva lasciarlo

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Vittima Florindo Carrer, deceduto nell’incidente mortale in Friuli

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