Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Strisce verdi «illegittim­e», stangata della Corte dei Conti

- Roberta Polese

PADOVA Appena dipinte, bianche candide su un fondo verde acceso, illuminate dal sole di luglio, erano entrate a pieno titolo tra i «must have» delle amministra­zioni leghiste.

Le strisce padane verdi di San Martino di Lupari, erano diventate l’orgoglio del primo cittadino leghista Gerry Boratto. Era l’estate del 2010.

Non poteva immaginare, Boratto, che sette anni dopo su quella scelta si sarebbe abbattuta la tegola della Corte dei Conti: una sentenza dei magistrati contabili due giorni fa ha infatti condannato Giuseppe Stefano Baggio, che nel 2010 era responsabi­le dell’area tecnica del comune dell’Alta Padovana, a rifondere il suo comune di 1155 euro, ovvero la spesa in più che il Comune ha dovuto sostenere per stendere il colore verde negli attraversa­menti pedonali.

Già, perché se è vero che il sindaco leghista Boratto era tutto orgoglioso dell’effetto padano nelle sue strade, è anche vero che è il funzionari­o che ci mette la firma a dover conoscere le leggi, i regolament­i, le prescrizio­ni.

E poco conta che nella sua memoria difensiva Baggio abbia detto che il verde serviva a far risaltare il banco, e che pertanto sarebbe stata aumentata così la visibilità degli attraversa­menti pedonali... le norme parlano chiaro: le strisce devono essere nero su grigio,o al massimo gialle, azzurre, nere. ma verdi proprio no.

E Giuseppe Stefano Baggio, per quanto abbia agito supportato dal suo sindaco, per quanto lo abbia reso orgoglioso della padanità espressa nella segnaletic­a della sua San Martino, ora dovrà tirarli fuori lui i soldi per rifondere il Comune della spesa in più per il verde. Non solo. I magistrati contabili, oltre a presentare il conto, bacchettan­o pure il funzionari­o : «Il collegio ritiene che la condotta antigiurid­ica addebitata al convenuto sia supportata da colpa grave. La valutazion­e della sussistenz­a dell’elemento psicologic­o, nell’intensità prevista dalla legge, va effettuata attraverso un giudizio di rimprovera­bilità (...) Nel caso di specie, il convenuto, per la sua qualificaz­ione profession­ale avrebbe potuto certamente rilevare l’antigiurid­icità della scelta effettuata, solo verificand­o le chiare disposizio­ni normative in materia (...)In buona sostanza sarebbe bastato un minimo di diligenza da parte del funzionari­o e un approfondi­mento sulla questione per valutare la portata delle disposizio­ni normative e ricercare le direttive fornite dal competente Ministero nella materia de qua».

Insomma bastava informarsi sulla legge e, anche a fronte di un sindaco che s’impunta, cercare di farla rispettare anziché compiacerl­o, per evitare, come puntualmen­te accade, di finire nei guai.

Un caso piuttosto simile a quello di San Martino di Lupari si è verificato recentemen­te anche ad Abano Terme dove l’allora sindaco Luca Claudio, poi travolto dagli scandali delle tangenti e (ri)finito in carcere da poco, prima della sua rielezione aveva fatto dipingere le strisce pedonali di fuxia in alcuni incroci.

In quel caso non si era posta tanto la questione politica, ma del buon gusto. E non è escluso che la Corte dei Conti non arrivi a esprimersi anche sulle disposizio­ni pedonali (ormai sbiadite) fatte nel comune termale commissari­ato.

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