Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Pedemontana, crescono i dubbi in maggioranza Scontro sull’ipotesi Anas
Tosi: tassa per i buchi in sanità. La Regione: non sai le regole
VENEZIA Pedemontana, crescono le perplessità nella maggioranza sull’operazione che dovrebbe portare al ritorno dell’addizionale Irpef. Dopo Forza Italia, che chiede di estendere ad altre infrastrutture l’incasso della nuova tassa, ora è il consigliere indipendentista Antonio Guadagnini a far di conto, rivelando di aver maturato delle riflessioni «che onestà, dovere nei confronti dei cittadini veneti e obbligo professionale mi impongono di esprimere». Guadagnini, pur concedendo a Zaia d’essere andato in consiglio ad illustrare «un atto che rappresenta un grande miglioramento delle condizioni iniziali per la Regione, insperato e quasi miracoloso», ciò non di meno evidenzia come «analizzando il conto economico si evince che comunque il Mol (margine operativo lordo, ndr) per l’impresa è quasi del 90%, il reddito operativo si attesta sul 75%, l’utile ante imposte è al 60% e l’utile netto è sopra il 40% dei ricavi» e che lo Stato si appresta ad incassare tra Ires e Irap quasi 2,5 miliardi in 39 anni di concessione. Di qui la richiesta al board tecnico che si sta occupando del dossier di rimettere mano alla proposta di modifica della convenzione, pretendendo dal concessionario un’ulteriore limatura delle sue pretese («Con un atto di responsabilità»), e allo Stato la sterilizzazione delle tasse sull’opera, così da poter ridurre i pedaggi per un pari importo.
Intanto dall’opposizione continuano a piovere sul governatore accuse di ogni tipo, a cui puntualmente sono chiamati a dare risposta gli esperti della Regione con note tecniche dettagliate. I consiglieri Cristina Guarda (lista Alessandra Moretti Presidente) e Andrea Zanoni (Pd) attaccano: «Dopo aver ricevuto un contributo quasi esclusivamente pubblico per la sua realizzazione, e dopo la diffida di Impregilo a Zaia, sarebbe ora di prendere in seria considerazione l’ipotesi del trasferimento della Pedemontana all’Anas, visto che Sis non ha i soldi per realizzarla». Replica l’avvocato Marco Corsini, commissario dell’opera: «L’Anas è essa stessa una concessionaria e in difetto di una norma che possa disporre diversamente, non può ricevere per assegnazione diretta dalla Regione una concessione di costruzione e la gestione di un’infrastruttura stradale senza una gara. La natura di società pubblica dell’Anas potrebbe legittimare un affidamento “in house”, ma soltanto da parte dello Stato. Peraltro, non ci risulta che Anas abbia mai manifestato interesse a intestarsi la Pedemontana», ipotesi quest’ultima circolata per alcuni giorni sulla stampa. E la capogruppo della lista Zaia, Silvia Rizzotto, ironizza: «Finalmente una proposta da parte dell’opposizione: peccato sia impraticabile».
Flavio Tosi, sindaco di Verona, torna invece a battere sugli aspetti di contabilità pubblica: «Zaia mistifica la realtà. Non è vero che ha bisogno di 220 milioni l’anno per il mutuo della Pedemontana, gli bastano i 16,5 milioni della rata annuale, e non è vero che è il Fiscal compact a costringerlo ad introdurre l’addizionale: l’incasso della tassa gli serve per coprire i buchi fatti nella sanità, mezzo miliardo di cui 90 milioni solo a Treviso». Lapidaria la replica di Palazzo Balbi: «Tosi ignora le norme che lui stesso è tenuto ad osservare come amministratore. In base al Fiscal compact negli enti territoriali il totale delle entrate previste a bilancio deve pareggiare il totale delle spese ma le entrate derivanti dall’accensione di mutui o prestiti non possono essere incluse nel conto».