Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Mantovani nel mirino dei cinesi

Due colossi in pista, tra cui il gruppo che progetta lo scalo off-shore di Venezia Ad aprile il debutto della newco Sereco, confermate le cessioni di ospedali e porti

- Gianni Favero Monica Zicchiero © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PADOVA I cinesi che scommetton­o sul porto off shore veneziano guardano alla Mantovani. La China Communicat­ion Constuctio­n Company è il primo grande gruppo di infrastrut­ture del trasporto di proprietà dello Stato cinese che si è esteso sul mercato internazio­nale, la piu grande società di costruzion­i portuali in Cina e la seconda al mondo per dragaggi. La sua controllat­a China Harbour Engineerin­g Co Ltd (Chec) si occupa di costruzion­i e ingegneria e un paio di mesi fa avrebbe cercato un contatto con Mantovani.

Che però nega: «Voci destituite di ogni fondamento», fa sapere l’ad Maurizio Boschiero. Non c’è trattativa al momento. Ma non è detto che non ci sia in futuro. Il senso è che il gruppo non aspetta i cinesi per rimettersi in asse dopo la crisi, la cassa integrazio­ne per 360 addetti e la reputazion­e fiaccata dagli scandali del Mose, anzi sta invece mettendo a punto il piano industrial­e per il rilancio. Ad aprile dovrebbe infatti debuttare Sereco, acronimo di Serenissim­a Costruzion­i, la newco che prenderà il posto di Mantovani ritornando al core business della progettazi­one e delle costruzion­i.

Tutto ciò che è gestione sarà ceduto dai project ospedalier­i al terminal Ro Ro di Fusina, le partecipaz­ioni autostrada­li (un mese fa ha venduto l’8,37% di A4 Holding agli spagnoli di Abertis). Dopo aver firmato per la cessione del polo ospedalier­o di Santorso, nel Vicentino, Mantovani conta di vendere allo stesso gruppo inglese Equitix Fund III anche la partecipaz­ione in Veneta Sanitaria, la società che gestisce l’Ospedale all’Angelo di Mestre.

La partita più complessa resta quella legata al terminal di Fusina. Non solo vale svariati milioni di euro ed è dunque più difficile trovare acquirenti, ma è soprattutt­o complesso offrire loro un quadro di certezze ora che è appena cambiato il vertice dell’Autorità Portuale (a Paolo Costa è subentrato Pino Musolino) e il ministro delle Infrastrut­ture Graziano Delrio ha anche indicato una soluzione per le grandi navi in arrivo a Venezia, che prevede il passaggio dei transatlan­tici per il canale dei Petroli, via d’accesso anche per Fusina.

Ma è proprio su terminal Ro Ro che potrebbero appuntarsi gli interessi dei due colossi cinesi. L’altra ipotesi in campo per spiegare l’interessam­ento è che la Cccc sia invece interessat­a a rilevare la Mantovani per poterne spendere il nome e il know how nelle gare d’appalto sull’intero pianeta, nome occidental­e che garantisca affidabili­tà e qualità.

Secondo quanto si è appreso da gennaio ad oggi ad aver intavolato un dialogo con il gruppo della famiglia Chiarotto sarebbero le compagnie China Harbour Engineerin­g Co Ltd (Chec) e China State Constructi­on Engineerin­g Corporatio­n (Cscec), nonostante si tratti allo stato di approcci molto preliminar­i.

Pur non aggiungend­o altri dettagli, la circostanz­a non è smentita comunque da fonti intorno all’azienda.

Chec è un Contractor di Pechino nato nel 2005 e che ha al suo attivo operazioni del calibro del nuovo porto di Doha (Qatar) e dei terminal di Hambantota (Sri Lanka), Lolabè (Camerun) e di Ashdod (Israele) ed è controllat­a dalla Cccc che progetta l’off shore e si candida a gestirlo.

Il pedigree è ancora più ricco per il secondo presunto pretendent­e di Mantovani, cioè China State Constructi­on Engineerin­g Corporatio­n (Cscec), fondato a Pechino nel 1957 ed oggi ritenuto il terzo player mondiale delle costruzion­i al mondo.

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In vendita Uno schema dello scalo Ro Ro di Fusina, in vendita nella riorganizz­azione di Mantovani

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