Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il «caporale» piazzava lavoratori in nero
Castelfranco, agenzia interinale abusiva sotto la copertura di un’impresa di pulizie
CASTELFRANCO Sulla carta era una delle tante partite Iva del Trevigiano, con la sua ditta individuale di pulizie.
In realtà, un 50enne imprenditore castellano aveva organizzato un’attività a metà tra l’agenzia interinale abusiva e il caporalato, che in 6 anni ha fatto lavorare completamente in nero 170 tra cuochi, camerieri, addetti alle pulizie e operai in hotel, strutture ricettive e aziende disseminate tra il Trentino Alto Adige, la Valle d’Aosta e il Veneto.
CASTELFRANCO Sulla carta era una delle tante partite Iva del laborioso Nordest, con la sua ditta individuale di pulizie. In realtà, un 50enne imprenditore castellano aveva organizzato un’attività a metà tra l’agenzia interinale abusiva e il caporalato, che in sei anni ha fatto lavorare 170 tra cuochi, camerieri, addetti alle pulizie e operai metalmeccanici tutti rigorosamente «in nero» in hotel, strutture ricettive e aziende disseminate tra il Trentino Alto Adige, la Valle d’Aosta e il Veneto. Almeno fino a qualche mese fa, quando sulla sua ditta individuale hanno puntato l’attenzione gli uomini della guardia di finanza della tenenza di Castelfranco Veneto. Si è scoperto, così, non solo che il titolare forniva lavoratori in nero a ditte terze consapevoli delle irregolarità, ma anche che è un evasore totale e che, dal 2011, ha sottratto al Fisco circa 4 milioni di euro di ricavi.
Tutto è nato da una verifica fiscale che ha portato i finanzieri a scoprire come il 50enne, in sei anni di attività, non avesse mai presentato una sola dichiarazione dei redditi. Analizzando la pur scarna documentazione che l’uomo teneva a casa, sede e ufficio della ditta di pulizie con la quale figurava iscritto alla Camera di Commercio, le fiamme gialle sono riuscite a ricostruire quella che era la sua attività dell’imprenditore: «Il suo lavoro consisteva nel reclutare manodopera come un’agenzia interinale, ma senza averne i titoli né essere iscritto all’apposito albo – spiega Valentina Giambastiani, comandante della tenenza di Castelfranco -. Le maestranze venivano poi piazzate in hotel e ristoranti, o aziende metalmeccaniche. Il tutto in nero, quindi senza nessuna tutela per i lavoratori e offrendo alle ditte beneficiarie dei servizi prezzi addirittura fuori mercato, ai limiti dello sfruttamento, creando una vera e propria concorrenza sleale».
Le tariffe proposte «a listino», infatti, viaggiavano dai 4.50-5 euro l’ora per hotel e aziende, che scendevano anche a 3.50 per il lavoratore che veniva pagato in nero, spesso con ricariche di carte prepagate e Postepay. I clienti li cercava inviando - a società operanti soprattutto nel settore turistico, alberghiero e metalmeccanico - email nelle quali si presentava come una ditta «specializzata nella fornitura di personale a tempo determinato» e offriva i propri servizi in cambio di regolare fattura. Tra le aziende servite figuravano non solo pensioncine e trattorie, ma anche hotel e ristoranti di lusso. La manodopera, invece, veniva reclutata con annunci sui siti internet specializzati, postandone decine ogni mese. A finire nella rete dell’uomo, spinti da difficoltà così grandi da far loro accettare anche il pagamento in nero e retribuzioni bassissime a fronte di turni anche di 10 o 12 ore di lavoro al giorno, soprattutto giovani donne e stranieri dei Paesi dell’Est, con regolare permesso di soggiorno e residenti in tutta Italia. I finanzieri hanno scoperto che era poi lui stesso ad accompagnarle negli hotel, o nelle strutture dove le aveva assegnati tra Brunico, Canazei, la Val Pusteria ma anche a Jesolo, Caorle o Rimini a seconda della stagione e delle richieste. Come un vero e proprio «caporale». Il tutto senza dichiarare un euro al Fisco e quindi tacendo ricavi per almeno 4 milioni di euro, con una conseguente evasione Irpef di circa 1 milione e 400 mila euro e Iva di 400 mila euro. Oltre alla denuncia penale per l’evasione fiscale, per lui è in arrivo una maxi sanzione amministrativa per aver impiegato lavoratori in nero, per i quali non sono state versate nemmeno ritenute per più di 120 mila euro. Sanzione amministrativa pesantissima, fino a 50 mila euro, che arriverà anche agli hotel, ai ristoranti e alle aziende che - consapevoli delle irregolarità - hanno impiegato i lavoratori in nero.