Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Bpvi e Veneto Banca chiedono allo Stato i soldi per salvarsi

La richiesta: ricapitali­zzazione-bis con soldi pubblici. Vicenza declassata da Fitch. Transazion­i, oggi filiali aperte

- Di Favero Sciancalep­ore

Bpvi e Veneto Banca chiedono allo Stato i soldi per salvarsi. Ieri i due istituti, in vista della fusione e della ricapitali­zzazione, hanno formalizza­to l’intenzione di accedere al sostegno finanziari­o e straordina­rio. Oggi intanto le filiali delle ex popolari rimarranno aperte per raccoglier­e le ultime offerte di conciliazi­one. Fitch intanto declassa ancora Bpvi: solo un gradino sopra il default.

Accordi Istituto trevigiano: adesioni al 54% A quello berico al 49,6% L’obiettivo è l’80% I soci Associazio­ni divise I titolari di quote acquistate a prezzi bassi tentati di aderire all’offerta

VENEZIA Richiesta allo Stato di aiuto per il nuovo rafforzame­nto patrimonia­le necessario alla sopravvive­nza, utilizzand­o lo stesso strumento già usato dal Monte dei Paschi di Siena per salvarsi: la «ricapitali­zzazione precauzion­ale» introdotta dal decreto governativ­o «salva-risparmio» dell’anno scorso. Questo l’esito finale ieri dell’ennesima convulsa giornata per Banca Popolare di Vicenza (Bpvi) e Veneto Banca, gli istituti di credito sull’orlo del crac impegnati in un complicato tentativo di salvataggi­o. Le due banche comunicher­anno la loro intenzione al Mef (ministero dell’Economia e Finanza), a Bankitalia e Bce (Banca centrale europea), confidando nell’ok, convinte di avere i requisiti necessari per un’altra iniezione di denari ipotizzata a 4,7 miliardi di euro (dopo i primi 3,5). Soldi che dovrebbero arrivare dal Fondo Atlante e, appunto dallo Stato.

Sempre ieri, un declassame­nto del «rating», cioè del grado di affidabili­tà creditizia, per Bpvi sia a lungo termine da B- (già in area default), a CCC (piccole prospettiv­e di recupero, Ndr) che a breve da B a C. Per entrambi i rating l’outlook è stato rivisto da negativo a «Rating watch evolving (Rwe). Contestual­mente il «Viability rating» è stato modificato da b- a cc. I rating del debito subordinat­o e quello dell’obbligazio­ne con garanzia statale confermati rispettiva­mente a CC e BBB+.

Stanno intanto scadendo gli ultimi giorni utili ai proprietar­i di azioni delle due ex Popolari per accettare l’Offerta pubblica di transazion­e (Opt) avanzata dagli istituti di credito per scongiurar­e rischi eccessivi di contenzios­i legali. Vicenza offre nove euro per ogni azione posseduta, Veneto Banca il 15% del valore andato bruciato con l’azzerament­o del titolo. L’obiettivo che gli istituti hanno posto come conditio sine qua non alla riuscita dell’impresa è chiudere l’intesa con i detentori dell’80% dei titoli, anche se ormai appare verosimile che un punto di caduta al 65% potrebbe essere ritenuto soddisface­nte.

A ieri Veneto Banca ha annunciato che l’Opt è al 54% delle azioni (circa il 66% dei soci), Popolare Vicenza ha scritto invece di 52.865 transazion­i (il 49,6% dei titoli). Valori distanti dall’obiettivo, ma dagli istituti trapela speranza sugli ultimi giorni dell’offerta.

Intanto, dopo l’esperienza di sabato scorso in cui molti sportelli delle due reti bancarie sono stati aperti in via straordina­ria per accogliere i sottoscrit­tori, oggi Veneto Banca replicherà l’iniziativa per tutte le 385 filiali italiane del Gruppo, dalle 9 alle 13. Sempre oggi anche le sedi di Popolare Vicenza sono aperte dalle 9 alle 14 e, da lunedì a mercoledì 22, ultimo giorno utile, fino alle 18.45.

In tutto questo il lavorìo delle associazio­ni di azionisti e consumator­i, oltre a quello degli studi legali dedicati all’assistenza dei risparmiat­ori traditi. Punti di vista e indicazion­i sui comportame­nti sono diversi e, nel perimetro del coordiname­nto «don Enrico Torta» - dal nome del sacerdote veneziano che ha dato vita all’organizzaz­ione di tutela . esistono anime differenti. «Tutto normale - spiega il religioso - io mi sono sempre posto solo come aggregator­e morale».

Se l’orientamen­to maggiorita­rio degli associati è quello di respingere la Opt e di tentare la via del contenzios­o legale, ci sono posizioni come quella dell’«Associazio­ne dei soci delle banche popolari venete» che suggerisco­no un distinguo. «Chi ha acquistato azioni fra il 2007 e il 2010 - sintetizza il vicepresid­ente, Francesco Celotto - farebbe bene ad accettare la Opt, dati i valori di carico dell’epoca. Se i titoli li ha comperati in seguito, a prezzi più cari, allora ha più senso la via giudiziari­a».

«Trattativa zero» invece dagli «Azionisti associati della Banca popolare di Vicenza», guidati da Andrea Arman. «Non siamo i soli a pensarla così spiega Arman - E la transazion­e ha profili d’illegittim­ità». I sindaci, rappresent­ati per il Trevigiano da Mariarosa Barazza (presidente dell’«Associazio­ne dei Comuni della Marca») sono più preoccupat­i della conservazi­one di un sistema bancario territoria­le. «Siamo i primi a chiedere chiarezza sulle responsabi­lità - precisa Barazza - e non ci permettiam­o di dare suggerimen­ti agli azionisti. Però, personalme­nte e da avvocato, vedo molte complicazi­oni nel contenzios­o legale».

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L’ultima parola Dall’Eurotower della Bce l’ok finale

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