Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Autonomia, salta l’ipotesi dell’election day

- Di Giovanni Viafora

Il referendum sull’autonomia si farà. Ma non sarà l’accorpato ad altre consultazi­oni popolari. È l’esito del tavolo di ieri a Roma tra ministero e Regione.

I motivi L’abbinament­o sarebbe stato possibile solo con i quesiti nazionali su voucher e appalti. Impraticab­ile quello con le amministra­tive

VENEZIA Bye bye «election day». Nessun abbinament­o del referendum sull’autonomia, proposto dalla Regione, con altre consultazi­oni popolari. Quando andranno a votare sul quesito voluto dal governator­e leghista Luca Zaia, quindi, i veneti lo faranno in un’occasione specifica. Il prossimo ottobre, probabilme­nte. È l’esito del tavolo che si è tenuto ieri pomeriggio a Roma, nella sede del ministero degli Affari regionali, dove si sono confrontat­i — accompagna­ti dai rispettivi tecnici — da una parte il ministro Enrico Costa e il sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio Gianclaudi­o Bressa e dall’altra l’assessore regionale Federico Caner (presenti anche due dirigenti della Regione Lombardia, che, come si sa, aveva avanzato la medesima proposta del Veneto).

In realtà il confronto, iniziato alle 14.30, è durato poco. Il tempo di prendere coscienza del fatto che fosse venuto meno l’unico (vero) presuppost­o che avrebbe reso possibile l’accoppiata: la sussistenz­a del referendum nazionale su voucher e appalti, promosso dalla Cgil, sul quale si sarebbe dovuto votare a maggio. Ma la consultazi­one, come si sa, è saltata; superata dai decreti del Consiglio dei ministri, che, proprio ieri, hanno abrogato le norme oggetto dei referendum. Facendoli praticamen­te «decadere».

«È saltato il motivo dell’incontro — ci ha detto al telefono l’assessore Caner, rientrando da Roma —. Il presidente Zaia aveva correttame­nte chiesto di abbinare il referendum sull’autonomia a quello nazionale e risparmiar­e così ben 14 milioni di euro, ma i presuppost­i sono venuti meno. E così l’election day sfuma».

Tutto abbastanza scontato, comunque. Come si sa, infatti, l’abbinament­o del quesito sull’autonomia con un’eventuale altra consultazi­one — come quella delle Amministra­tive — sarebbe stata impraticab­ile. Non tanto per i vincoli di legge (c’è una discrasia sui membri dei seggi, che variano a seconda che si tratti di un referendum o di elezioni comunali; ma un decreto legge avrebbe potuto permettere di superare l’impasse); quanto soprattutt­o per ragioni di fatto. Alla prossima tornata elettorale, in Veneto andranno al voto «solo» 88 Comuni (su 579), per cui, in pratica, il contenimen­to dei costi sarebbe stato tutto sommato relativo. Per altro, al di là dei formalismi, c’è da dire che alla fine chi doveva prendere la decisione finale sull’election day — e cioè il ministero dell’Interno — da sempre aveva mostrato un certo scetticism­o sull’opportunit­à di accoppiare le consultazi­oni. «Devo dare atto comunque al ministro Costa — ha sottolinea­to Caner — di aver cercato di fare da ponte tra noi e il Viminale. Poi, se ci fosse stata davvero l’intenzione di procedere all’accorpamen­to, questo non lo sapremmo mai».

Anche sul fronte Pd, in Regione, la notizia è stata accolta con un certo disincanto. «Se ci fosse stato un altro referendum nazionale era un conto — ha affermato il capogruppo dem in Consiglio, Stefano Fracasso —. Ma così non rimanevano consultazi­oni utili. Noi siamo sempre della stessa idea: che un modo per risparmiar­e quei 14 milioni c’era, ed era quello di non fare il referendum ma procedere ad una trattativa diretta tra regione e governo. Zaia, però, è sempre stato di avviso opposto. Dunque — ha chiuso Fracasso — questa consultazi­one non resta che farsi. Ciò che chiediamo è che il quesito sia preceduto da un confronto aperto in Consiglio in cui vengano messi alla luce in modo chiaro i contenuti dell’autonomia».

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Il ministro Costa (a sinistra) con il presidente Zaia

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