Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Blitz con fiaccole alla Miteni L’azienda: rischiato un disastro
Protesta «a tutela dei cittadini» contro il recente innalzamento dei limiti L’azienda: «Squadristi, fiaccole vicino alle sostanze: rischi gravissimi»
TRISSINO (VICENZA) A decine, camuffati con mascherine antipolvere sul volto e tute bianche indosso, scavalcano la recinzione e fanno irruzione nell’industria chimica Miteni di Trissino. Poi attaccano striscioni, accendono fumogeni, girano per gli spazi interni della fabbrica scrivendo slogan «no Pfas» sull’asfalto con bombolette spray. La clamorosa protesta, andata in scena ieri mattina, è stata subito rivendicata dal gruppo «Vicenza si solleva». I manifestanti - una quarantina, con esponenti dei centri sociali Bocciodromo di Vicenza e Pedro di Padova - sono stati filmati dall’azienda e dalla polizia, che fa sapere che gli identificati verranno denunciati.
«Accendendo fiaccole e fumogeni nell’area in cui sono conservate le sostanze chimiche hanno messo a gravissimo rischio l’incolumità dei lavoratori e della popolazione». Dalla Miteni si condanna così il blitz della mattinata. «Non ci sentiamo più al sicuro» aggiungono dall’account dell’industria su Twitter. La fabbrica di Trissino è quella indicata da Arpav come centrale nel caso degli Pfas, i composti perfluoroalchilici di cui è risultata contaminata la falda in un’area enorme tra Vicenza, Bassa Veronese e Bassa Padovana. Sul caso è in corso un’indagine della procura vicentina e una serie di interventi sanitari da parte delle Usl, compreso un maxi screening sulla popolazione. Nei giorni scorsi la Regione ha dato il via libera al consorzio Arica, che raccoglie i reflui di tutto l’Ovest vicentino, per scaricare fluidi con quote di Pfas superiori alle soglie (bassissime) che nel 2016 aveva imposto il ministero dell’Ambiente. L’ente regionale lo ha disposto su indicazione del Tribunale superiore delle acque, a cui Arica si era rivolto: in parallelo è stata prevista una riduzione dell’uso di Pfas alla fonte in tutte le fabbriche che li impiegano.
Alla Miteni plaudono al provvedimento, trovando nell’iniziativa conferma della loro tesi che il sito di Trissino non è l’unico utilizzatore, l’unica «fonte». Mentre i comitati civici per l’acqua e la salute pubblica hanno manifestato amarezza e delusione. «Tuteliamo la salute dei cittadini, non i profitti di chi inquina – fanno sapere dal gruppo Vicenza si solleva - l’iniziativa vuol essere una pronta risposta a questa ennesima presa in giro: il decreto con il quale si consente di scaricare fino al 2020 i reflui industriali nel Fratta».
Alle 10.30 di ieri i manifestanti in massa hanno scavalcato la recinzione di Miteni, poi in parte recisa per far passare tutti. Una volta dentro, ignorando gli operai della fabbrica che chiedevano loro spiegazioni: a questo proposito l’ad di Miteni Antonio Nardone ieri ha poi ringraziato i lavoratori «per non aver reagito alle provocazioni, mantenendo la calma durante l’incursione squadrista». Gli aderenti al blitz girando per l’area produttiva hanno appeso striscioni su recinzione e palazzine: «Chiudere la Miteni», «Acqua libera dai Pfas». Alcuni sono anche saliti in cima a un silos in disuso, lì hanno acceso un fumogeno. Poi il gruppo si è spostato a manifestare nel centro di Trissino dove simbolicamente sono state depositate taniche d’acqua potabile davanti al municipio. Gli agenti della Digos e i carabinieri hanno ripreso i partecipanti, con cui non ci sono stati contatti. Per tutti sono in arrivo denunce per manifestazione non autorizzata, danneggiamenti e imbrattamento.