Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Tentato stupro, rivolta contro i profughi
Bagnoli, donna aggredita vicino all’ex base. Gente in piazza, sindaco in lacrime: «Ora basta»
PADOVA Aggredita, sorpresa alle spalle da uno straniero, mentre faceva jogging. Tamara, 40 anni, di Bagnoli, è riuscita a scappare. Ma ora è esplosa la rivolta contro il centro profughi. Gente in piazza, il sindaco in lacrime: «Ora basta». La procura ha aperto un’inchiesta per identificare l’autore del tentato stupro.
BAGNOLI DI SOPRA (PADOVA) Una strada costeggiata da una pista ciclabile. Tutto intorno, campi a perdita d’occhio e, a tre chilometri, l’ex base militare di San Siro dove dal novembre del 2015 sono ospitati circa 800 profughi. E’ qui che venerdì, nel tardo pomeriggio, come ogni giorno, è andata a correre Tamara, 40 anni, di Bagnoli di Sopra. Ed è qui che è stata aggredita, sorpresa alle spalle da uno straniero. L’ha trascinata per qualche metro, picchiata, ha provato a violentarla. Ma Tamara ha reagito ed è riuscita a scappare. A soccorrerla è stata una donna che l’ha accompagnata a casa. Prima di essere portata in ospedale a Schiavonia, da dove è uscita solo a tarda serata con la diagnosi di una costola rotta, trauma cranico e prognosi di un mese, ha chiamato i carabinieri. Per ore i militari, anche con l’ausilio delle «Api», le aliquote di primo intervento, hanno battuto la zona coordinati dal colonnello Stefano Iasson, ma il malvivente è scomparso nel nulla. Lungo la strada sono stati ritrovati la bicicletta e il cappello dello straniero.
Il sostituto procuratore Daniela Randolo ha aperto un fascicolo per violenza sessuale contro ignoti, grazie alla lunga testimonianza resa dalla donna ai carabinieri. Quello che ora gli inquirenti cercheranno di capire è l’identità dell’aggressore. Una risposta potrà arrivare dall’esame del Dna che il pm disporrà nei prossimi giorni sul cappellino e sulla bicicletta. La speranza per riuscire a dare un nome a chi ha gettato in un campo e picchiato la donna, è che il profilo genetico faccia già parte della banca dati delle forze di polizia. Quello di cui tutti in paese sono sicuri, però, è che si tratti di uno degli ospiti della centro di accoglienza di San Siro. E il giorno dopo a Bagnoli, poco più di 3 mila abitanti cui si aggiungono oltre 800 profughi, il clima è teso. Ieri mattina, mentre il prefetto di Padova Renato Franceschelli faceva visita a Tamara, un centinaio di persone si sono ritrovate vicino la base militare. Un manifestazione estemporanea che ha anticipato quella organizzata per le 10.30 di stamattina.
Nelle strade di Bagnoli, dove l’argomento principale di conversazione è la tentata violenza, la paura cresce. La brutale aggressione di venerdì sera è solo l’ultimo e più eclatante episodio, ma quello che tutti ormai avvertono è un continuo e crescente senso di insicurezza. «Il bello di vivere in campagna, in un paese come Bagnoli, era la tranquillità – racconta una donna -. Ma ora, quando i miei figli scendono nel prato dietro casa per giocare a pallone, sono in ansia finché non rientrano». C’è anche chi teme l’arrivo della bella stagione. «Con il frumento alto nei campi lungo le piste ciclabili, come possiamo essere sicuri a mandare i nostri figli a scuola in bicicletta, soprattutto quando le piste sono invase da questi giovani uomini?», si chiede una mamma. «Sono sfrontati, arroganti, maleducati – aggiunge un uomo -, i bambini li vedono in atteggiamenti osceni in mezzo alla strada. Non si può più andare avanti così». A raccogliere l’esasperazione di un’intera comunità è il sindaco Roberto Milan, negli occhi lucidi la stanchezza accumulatasi nel corso degli ultimi mesi. «Siamo stati abbandonati dal governo – commenta al termine di un incontro teso con il collega di Agna, Gianluca Piva -. Ho sempre difeso la politica dell’accoglienza, ma non in questo modo. Non so più neanche io quante volte ho chiesto l’intervento della prefettura, lamentando la crescita degli episodi spiacevoli. Mi dicono che aumenteranno i carabinieri e la polizia. Io però non voglio dover fare una passeggiata con un militare armato al mio fianco. Non è giusto». Martedì a Treviso Milan incontrerà il ministro degli Interni Marco Minniti: descriverà nuovamente il disagio del suo paese, la rabbia provata, chiedendo ancora una volta una soluzione. «Non possiamo aspettare che si verifichi un altro fatto così grave – conclude -. Pretendiamo che ci diano ascolto. Deve esistere un’alternativa».