Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

La rabbia di Tamara: «Mi ha afferrato il collo e mi ha trascinata via»

- A. T. C. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

BAGNOLI DI SOPRA (PADOVA) «E’ spuntato dal nulla, mi ha afferrato al collo da dietro. Mi ha picchiato, trascinato per alcuni metri. Ho lottato, sono riuscita a liberarmi e a scappare. Ho corso finché non ho bloccato una macchina che stava arrivando proprio in quel momento. Al volante c’era una donna e le ho chiesto di aiutarmi. Lei mi ha accolto in auto e mi ha accompagna­to a casa, dai miei genitori. Quando sono entrata in casa, piangevo io, ma piangeva anche la mia soccorritr­ice».

Il giorno dopo la tremenda esperienza, Tamara è ancora troppo scossa, parla a fatica. Difficile, per lei, anche solo fare le scale per entrare in casa: al rientro dall’ospedale, venerdì sera, hanno dovuto sollevarla in braccio per accompagna­rla fuori dall’auto. Troppo il dolore fisico provato per le percosse che le hanno lasciato una costola rotta guaribile in un mese. E’ soprattutt­o il terrore per quanto vissuto, però, ad abbatterla. Il sangue freddo e la forza dimostrati venerdì sera, quando è riuscita a difendersi da sola e a scappare dal suo aggressore, hanno lasciato il posto alla stanchezza, al bisogno di stare da sola. Intorno a lei, la famiglia si è chiusa a riccio per proteggerl­a, così come i vicini e i residenti di San Siro, tutti stravolti. Quella strada dove è stata sorpresa, Tamara la conosceva bene. «Tutti i pomeriggi, quando rientravo da Padova al termine del lavoro, facevo lo stesso percorso per una passeggiat­a o una corsa. Non era mai successo nulla. Mai nessuno prima mi aveva importunat­o. Mi sentivo al sicuro qui, è casa mia. Questo però fino a venerdì». Le ferite subite sono ancora troppo fresche per trovare la forza di pensare al futuro, per capire cosa succederà nei prossimi giorni. Quello che è certo è che passerà molto tempo prima che riesca a trovare il coraggio di indossare di nuovo le scarpe da jogging e percorrere la stessa pista ciclabile, a poche centinaia di metri da casa, dove è stata aggredita.

Ieri mattina, nella villetta di San Siro dove Tamara vive, è arrivato il prefetto di Padova Renato Francesche­lli. Era stato il sindaco di Bagnoli, Roberto Milan, a sollecitar­e quell’incontro dopo l’aggression­e («Vadano ora loro a scusarsi per quello che le è capitato», aveva tuonato Milan venerdì sera). «Il prefetto ci ha assicurato che stanno lavorando duramente – racconta il padre della donna, piccolo imprendito­re in pensione - e che faranno di tutto per trovare il responsabi­le. Ma come, se venerdì mattina stesso alla base di San Siro sono arrivati altri 60 profughi? Come si può andare avanti così? Non c’è più sicurezza, questa non è vita».

Tamara Questa era casa mia, mi sentivo al sicuro Ora non più Il padre Ci dicono: interverre­mo. Ma come? Ne sono arrivati altri 60...

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