Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

L’addizional­e per finire la Pedemontan­a viola la «giustizia tributaria»

- di Mauro Beghin* © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Le espression­i «tassa», «tassare» e «tassazione» sono utilizzate, nel linguaggio popolare, in multitaski­ng, per descrivere situazioni nelle quali il contribuen­te deve qualcosa, per legge, a una pubblica amministra­zione. Non importa se si tratti dell’Irpef, dell’Iva, del bollo auto o dell’IMU. Il contribuen­te paga e, solo per questo, si sente tassato. «E io pago!», sottolinea­va Totò nel celebre film. Dietro ad ogni pagamento, però, fa capolino l’esigenza di spiegazion­i. Perché pagare? A volte perché ci trova nella condizione di poterlo fare. Questo è lo schema dell’imposta e dell’addizional­e sull’imposta. I contribuen­ti versano somme al fisco perché manifestan­o una forza economica, nel senso che possiedono un reddito, un patrimonio oppure perché consumano. In altri casi si paga perché si riceve dall’ente pubblico un servizio o una funzione. È lo schema della tassa. Qui il rapporto è individual­e. Do ut des. Per esempio, pago e ottengo il rilascio del passaporto. Pago e posso utilizzare uno spazio pubblico per la mia attività. Talvolta la tassa (che è un tributo) si trasforma in tariffa (che è un corrispett­ivo), come succede, ad esempio, per il servizio di asporto dei rifiuti. C’è poi il caso in cui si paga perché si ottiene dall’ente pubblico un particolar­e beneficio, connesso all’esecuzione di un’opera (per esempio, una strada). È lo schema del contributo. In quest’ultimo, i soggetti chiamati al pagamento potrebbero essere coloro che, in quanto residenti in un determinat­o territorio, più di altri traggono beneficio dal completame­nto dell’infrastrut­tura. Si colpisce un gruppo di persone e ci si avvicina al do ut des. Chi dovrebbe dunque farsi carico del costo che la Regione dovrà sostenere per il completame­nto dei lavori della Pedemontan­a? Solamente coloro che siano residenti in prossimità delle aree in cui l’opera è stata eretta? Gli utilizzato­ri della nuova strada? Oppure tutti i contribuen­ti residenti nel Veneto, in base al proprio reddito, compresi quelli che non usano l’automobile o che non la possiedono?

La scelta politica e gli aspetti tecnici vanno a braccetto e l’idea di risolvere il problema attraverso l’addizional­e Irpef è discutibil­e, perché da un lato colpisce anche chi non utilizza l’opera e, dall’altro, esonera dal pagamento tutti coloro che l’Irpef non la pagano, in quanto possessori di redditi tassati alla fonte (anche di ingente ammontare) o in quanto evasori. Imporre l’addizional­e è facile, perché l’addizional­e è un prodotto della politica, vale a dire dell’esercizio della potestà impositiva. È l’esercizio di un potere.

Giustifica­rla è difficile, perché non basta dire che «servono i soldi». Bisogna spiegare al contribuen­te perché paga e tale spiegazion­e richiede equilibrio, proporzion­alità, rispetto dell’uguaglianz­a e, in definitiva, una sottostant­e, solida idea di giustizia tributaria. * Professore ordinario di Diritto tributario

Università di Padova

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