Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
L’addizionale per finire la Pedemontana viola la «giustizia tributaria»
Le espressioni «tassa», «tassare» e «tassazione» sono utilizzate, nel linguaggio popolare, in multitasking, per descrivere situazioni nelle quali il contribuente deve qualcosa, per legge, a una pubblica amministrazione. Non importa se si tratti dell’Irpef, dell’Iva, del bollo auto o dell’IMU. Il contribuente paga e, solo per questo, si sente tassato. «E io pago!», sottolineava Totò nel celebre film. Dietro ad ogni pagamento, però, fa capolino l’esigenza di spiegazioni. Perché pagare? A volte perché ci trova nella condizione di poterlo fare. Questo è lo schema dell’imposta e dell’addizionale sull’imposta. I contribuenti versano somme al fisco perché manifestano una forza economica, nel senso che possiedono un reddito, un patrimonio oppure perché consumano. In altri casi si paga perché si riceve dall’ente pubblico un servizio o una funzione. È lo schema della tassa. Qui il rapporto è individuale. Do ut des. Per esempio, pago e ottengo il rilascio del passaporto. Pago e posso utilizzare uno spazio pubblico per la mia attività. Talvolta la tassa (che è un tributo) si trasforma in tariffa (che è un corrispettivo), come succede, ad esempio, per il servizio di asporto dei rifiuti. C’è poi il caso in cui si paga perché si ottiene dall’ente pubblico un particolare beneficio, connesso all’esecuzione di un’opera (per esempio, una strada). È lo schema del contributo. In quest’ultimo, i soggetti chiamati al pagamento potrebbero essere coloro che, in quanto residenti in un determinato territorio, più di altri traggono beneficio dal completamento dell’infrastruttura. Si colpisce un gruppo di persone e ci si avvicina al do ut des. Chi dovrebbe dunque farsi carico del costo che la Regione dovrà sostenere per il completamento dei lavori della Pedemontana? Solamente coloro che siano residenti in prossimità delle aree in cui l’opera è stata eretta? Gli utilizzatori della nuova strada? Oppure tutti i contribuenti residenti nel Veneto, in base al proprio reddito, compresi quelli che non usano l’automobile o che non la possiedono?
La scelta politica e gli aspetti tecnici vanno a braccetto e l’idea di risolvere il problema attraverso l’addizionale Irpef è discutibile, perché da un lato colpisce anche chi non utilizza l’opera e, dall’altro, esonera dal pagamento tutti coloro che l’Irpef non la pagano, in quanto possessori di redditi tassati alla fonte (anche di ingente ammontare) o in quanto evasori. Imporre l’addizionale è facile, perché l’addizionale è un prodotto della politica, vale a dire dell’esercizio della potestà impositiva. È l’esercizio di un potere.
Giustificarla è difficile, perché non basta dire che «servono i soldi». Bisogna spiegare al contribuente perché paga e tale spiegazione richiede equilibrio, proporzionalità, rispetto dell’uguaglianza e, in definitiva, una sottostante, solida idea di giustizia tributaria. * Professore ordinario di Diritto tributario
Università di Padova