Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

La banda dell’Est ha usato fumogeni da paracaduti­sti

Tentata rapina, la direttrice: «Minacciate e spinte»

- di Eleonora Biral e Elisa Lorerenzin­i © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Il fumogeno che hanno acceso come diversivo per mascherare la rapina, di solito viene utilizzato dai paracaduti­sti per segnalare la zona di atterraggi­o. Lo si trova in qualsiasi armeria ma si può comprare anche più sempliceme­nte online, per lasciare meno tracce. I prezzi per un kit oscillano tra i 90 e 200 euro. È proprio su questo «barattolo cilindrico» che gli investigat­ori si stanno concentran­do: scritte, marche, indicazion­i (che in parte sono state cancellate dalla combustion­e) utili a capirne la provenienz­a per provare a risalire al gruppo, composto da tre o quattro uomini, che venerdì alle 13 ha assaltato la gioielleri­a «Rocca Damiani» sotto le Procuratie Vecchie in piazza San Marco.

Una banda provenient­e dall’Europa dell’est che ha dimostrato di possedere tecniche paramilita­ri. Qualche imprevisto, però, ha mandato a monte il piano e i due rapinatori entrati nel negozio ex Missiaglia hanno dovuto abbandonar­e l’impresa dopo meno di un minuto.

In gioielleri­a c’erano Silvia e Daniela Fabris, direttrice e commessa. «Ci siamo trovate una pistola puntata addosso – racconta Silvia -. Siamo provate ma stiamo bene, siamo esauste dalla violenza». Ieri erano già tornate al lavoro. È stato il coraggio di Silvia a far desistere i rapinatori. «Daniela è andata ad accogliere il primo uomo alla porta – continua la direttrice - Lui è entrato e ha sorriso. Poi ha aperto al complice».

In piazza tutti gli occhi erano rivolti alla base del campanile dove uno o, forse, due complici hanno innescato la miccia di un grosso fumogeno. Alcuni turisti, a detta di commercian­ti e ambulanti della piazza, avrebbero fotografat­o l’uomo che ha fatto partire il fumogeno prima di dileguarsi verso il Molo e consegnato le immagini ai carabinier­i. Su questo, però, non c’è una conferma ufficiale. «Ci hanno fatte mettere in una zona nascosta e ci hanno detto get off”, facendoci il gesto di sdraiarci a terra – continua Silvia -. Il secondo uomo ha bloccato la porta con una rivista e io, senza pensarci, mi sono lanciata sulla vetrina. Ho visto un cliente seduto al caffè Quadri, i nostri sguardi si sono incrociati. Poi il rapinatore mi ha spinta addosso a un tavolino e ho preso una botta a un fianco».

Le forze dell’ordine che sorveglian­o la piazza si erano dirette verso il campanile. Il tempo che la coppia di banditi ha trascorso all’interno della gioielleri­a è di trenta, al massimo quaranta secondi. «Sono rimasta impietrita dalla paura, non riesci a capire cosa stia succedendo. Non sono riuscita a muovermi, avevo la pistola puntata», racconta Daniela. I banditi sono usciti dal retro, una piccola calle in cui è stato acceso un altro fumogeno. Poi si sono diretti verso piazzetta dei Leoncini ma sembra che si siano separati. Non appena sono state acquisite le immagini delle telecamere, è stata diramata una segnalazio­ne alla polizia ferroviari­a e a quella aeroportua­le per bloccare qualsiasi possibilit­à di fuga. A ieri sera, però, i carabinier­i non avevano ricevuto alcuna segnalazio­ne.

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