Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Caso Bolzan, sconto di pena in Appello
Con l’indulto l’impiegata che fece sparire 4 milioni dai conti dell’Usl eviterà il carcere
TREVISO La giustizia è stata clemente nel secondo giudizio d’Appello con Loredana Bolzan, 57 anni, l’impiegata infedele dell’ex Usl 9 di Treviso che fece sparire 4 milioni di euro dai conti dell’azienda sanitaria pubblica.
I giudici di secondo grado hanno ridotto la condanna da 7 a 6 anni: grazie ai 3 anni scontati dall’indulto e ai 6 mesi già trascorsi agli arresti domiciliari, la donna non dovrà trascorrere in carcere il residuo di pena di 2 anni e 6 mesi.
TREVISO Niente carcere per Loredana Bolzan, l’impiegata infedele accusata di aver fatto sparire 4 milioni di euro dai conti correnti dell’ex Usl 9 (oggi Usl 2 Marca Trevigiana), per trasferirli nel suo conto e in quello di parenti e amici. Stessa (buona) sorte per i suoi presunti complici. A stabilirlo è stata la Corte d’Appello, che ha ricelebrato il processo dopo la sentenza della Cassazione che ha confermato il reato di peculato rinviando però gli atti a Venezia «per la rideterminazione della pena per intervenuta prescrizione di alcuni fatti». E così per l’ex impiegata cade definitivamente il rischio di finire in carcere.
I giudici veneziani, infatti, hanno ridotto da 7 a 6 anni la pena (11 quelli inflitti in primo grado) a carico della 57enne che, avendo già trascorso sei mesi agli arresti domiciliari, grazie allo sconto di tre anni assicurato dall’indulto dovrà scontare un residuo di 2 anni e 6 mesi in virtù dei quali potrà chiedere misure alternative al carcere, come l’affidamento ai servizi sociali.
Rischio venuto meno anche per il fratello Luigi (8 anni in primo grado), la cui pena da 5 anni e 8 mesi è stata rideterminata in 4 anni e 2 mesi, e per l’amico Massimo Zanta, sceso da 3 anni e 4 mesi a 2 anni e 8 mesi (5 in primo grado). Invariate le provvisionali di 800 mila euro (ridotte nel primo appello) alle parti civili. Per il risarcimento del danno, invece, tutto era già stato rinviato in sede civile.
La Cassazione era intervenuta sulla rideterminazione in base al ricorso presentato dai legali degli imputati - gli avvocati Giuseppe Basso e Luigi Fadalti - che miravano a far derubricare il reato di peculato aggravato in quello di truffa aggravata, che avrebbe garantito la riduzione dei tempi di prescrizione e quindi, di fatto, l’annullamento delle condanne. Ma la Cassazione aveva deciso nel merito, riconoscendo la responsabilità penale (e conseguentemente civile) dei tre imputati, così come chiedeva la Regione Veneto che, tramite l’avvocato Federico Vianelli, si era costituita parte civile. Inoltre la Cassazione aveva rinviato il processo alla Corte d’Appello, essendo intervenuta la prescrizione dei fatti precedenti il 13 giugno 2003. E questo ha portato alla riduzione delle pene. Sulla seconda sentenza della Corte d’Appello di Venezia, i legali dei Bolzan hanno già presentato ricorso in Cassazione.
La vicenda era iniziata il 23 febbraio 2009 con l’arresto dell’impiegata infedele, accusata di aver sottratto alle casse dell’azienda sanitaria, per la quale lavorava, un tesoretto di 4 milioni di euro. Potendo disporre di assoluta autonomia nella gestione dei cedolini di pagamento dei medici che collaboravano con l’Usl 9, la Bolzan era riuscita per anni, senza che nessuno si accorgesse di nulla, a trasferire somme di denaro sui conti del fratello, dell’ex marito e di alcuni amici. La stessa donna, sentita come testimone nel processo ai presunti complici, aveva confessato che era il fratello Luigi a fornirle i conti correnti sui quali effettuare i versamenti. I beneficiari dei suoi prelievi sono tutti finiti a processo. Le prime sentenze erano arrivate nel gennaio del 2011.
Del ribattezzato «clan Bolzan» facevano parte anche la moglie di Luigi, Stefania Donadi (condannata a 4 anni e 6 mesi), l’ex marito di Loredana Walter Pasqualin (4 anni) e Luigi Severin (3 anni), tutti assolti in appello, nonché Fausto Zorzan che, accusato di essersi intascato 60 mila euro, era stato condannato a 3 anni e al pagamento di 50 mila euro di multa.