Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Corruzione, nel mirino appalti per un miliardo
Boom di reati contro la pubblica amministrazione. Riscosso solo il 60% dell’evasione
VENEZIA In Veneto è ancora «effetto Mose». È quanto emerge dal report 2016 della Guardia di Finanza. Giro di vite sulla corruzione: controllati appalti per un miliardo. Fisco, si evade complessivamente per un miliardo. 753 i «furbetti», gli evasori totali, scoperti.
VENEZIA Truffe nelle erogazioni dei finanziamenti statali e comunitari, illeciti commessi da politici e funzionari pubblici, irregolarità nella gestione degli appalti ed evasione fiscale. Sono questi i settori in cui la Guardia di Finanza del Veneto si è concentrata anche nel 2016, e i numeri mostrano un malcostume ancora diffuso, se non in crescita. L’«effetto Mose» continua a provocare ripercussioni nel tessuto politico ed economico del Veneto: da un lato la Guardia di Finanza ha sviluppato particolari capacità di intercettare i reati, portando all’aumento del numero dei denunciati, dall’altro probabilmente la lezione non è servita agli amministratori pubblici, che nonostante la bufera giudiziaria che ha travolto la regione, non si sono rimessi sulla retta via. Un esempio tra tutti: Abano Terme, dove l’anno scorso le Fiamme gialle padovane hanno azzerato un sistema di mazzette e appalti pilotati che ha portato all’arresto del sindaco Luca Claudio e della claque dei suoi fedelissimi dipendenti pubblici e imprenditori.
I dati che riepilogano il lavoro della Guardia di Finanza nel 2016 evidenziano 297 denunce (56 arresti) per reati contro la pubblica amministrazione, quasi il doppio dell’anno prima quando le denunce erano arrivate a quota 155. E poi ancora: quadruplicano gli abusi d’ufficio, aumentano di cinque volte i peculati, in crescita (anche se di poco) le corruzioni. Sono aumentati i controlli della Finanza sugli appalti: se nel 2015 erano state vagliate gare pubbliche che valevano complessivamente 118 milioni, nel 2016 sono stati controllati appalti per un miliardo di euro. Numeri astronomici riguardano ancora il «nero», e questo anche se gli evasori totali diminuiscono: gli imprenditori o dipendenti che lavorano senza mai presentare una denuncia dei redditi, sono passati infatti dai 973 del 2015 ai 753 del 2016. Stabili gli evasori parziali, cioè quelli che ogni tanto scordano fatture e scontrini. Ma i numeri sono sconfortanti: l’anno scorso il volume d’affari del sommerso (parziale e totale) ha sfiorato i due miliardi di euro, al netto delle spese quello che è stato sottratto al Fisco è circa un miliardo. Ma non è detto che quel denaro «scoperto» ora rientri nelle casse dello Stato: gli evasori totali sono infatti molto abili a nascondere il loro «patrimonio nero» intestandolo ad amici, parenti e prestanome, e aggredire quel patrimonio per rifondere del danno lo Stato non è affatto facile, tanto che solo il 60% dell’evasione contestata viene affettivamente riscossa. Fra i furbi del sommerso ci sono imprenditori specializzati nel far sparire l’Iva (171 nel 2016), quelli esperti di fatture false e quelli che nascondono le scritture contabili per non far ricostruire i redditi. E poi ci sono quelli che fingono di avere l’azienda con sede all’estero per non pagare le tasse (59 nel 2016), o che mettono in atto false trattative commerciali tra società controllate che determinano prezzi fittizi per ripianare i bilanci a seconda delle necessità (transfert pricing). Fra i numeri dati ieri dal generale Antonino Maggiore, Comandante regionale della Guardia di Finanza del Veneto, ci sono anche i dati relativi gli accertamenti contabili delegate dalla Corte dei Conti. Nel 2016 ci sono state 60 indagini per sprechi o gestioni irregolari dei fondi pubblici, che hanno provocato danni patrimoniali allo Stato per 121 milioni di euro, e che hanno portato alla denuncia alla magistratura contabile di 218 persone con l’ipotesi di danno erariale. Su fronte reati finanziari, fallimentari, bancari e di borsa sono state denunciate 446 persone, 11 arrestate. Anche il lavoro nero continua ad essere una piaga nell’ ex ricco Nordest: 394 sono gli imprenditori denunciati per aver impiegato 905 lavoratori in nero e 1117 lavoratori irregolari.
Oltre ai furbi e ai disonesti ci sono anche criminali «conclamati», ovvero i mafiosi. Anche in questo settore il lavoro della Finanza è stato importante: nel 2016 sono stati svolti 64 accertamenti economico-patrimoniali a carico di indiziati di appartenere ad associazioni mafiose. Sette le persone denunciate per reati di mafia mentre ai clan sono stati sequestrati beni per due milioni e mezzo di euro. I reati connessi sono riciclaggio (17 denunce, 19 arresti) e l’autoriciclaggio (28 denunce e 2 arresti).