Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La Lega (ma non solo) diserta Variati attacca: «Ci chiedete un patto ma poi lo rispettate?»
Pavanello: ora risposte. Polemiche per l’assenza di Zaia
TREVISO Considerati l’allarme sociale generato dall’emergenza migranti (che «emergenza» oramai non lo è più da tempo) e il grido di dolore che ogni giorno si leva dai Comuni, non è stata poi una gran folla quella intervenuta ieri a Treviso per ascoltare il ministro dell’Interno Marco Minniti. Anzi: 56 amministratori - non tutti sindaci, per giunta -, su un totale di 579 Comuni, potrebbero far pensare ad un’occasione sprecata.
Tant’è: salvo rare eccezioni (Portogruaro, Fossalta di Piave, Agugliaro), hanno disertato i leghisti, dal sindaco di Rovigo Massimo Bergamin che avrebbe dovuto partecipare al confronto sul palco al governatore Luca Zaia che, impegnato con gli industriali, ha mandato una lettera di scuse («Ma le mie idee le conoscete fin troppo bene»), e mancavano all’appello pure molti alfieri del centrosinistra e questo, spiega la presidente di Anci Maria Rosa Pavanello, per via di «un’oggettiva difficoltà nel coinvolgere i sindaci veneti in questo tipo di iniziative perché è diffusa l’impressione che non si riesca a far capire le specificità della nostra regione e ad ottenere risposte concrete da parte del governo». Tu chiamalo, se vuoi, disincanto.
L’assenza del Carroccio, comunque, è stata mitigata dall’intervento del sindaco di Vicenza Achille Variati, che in una sorprendente versione law & order certo non le ha mandate a dire a Minniti: «Lei ministro ci parla di “un patto” - ha scandito Variati - ma questo patto viene poi onorato dallo Stato? Se ci dite che il criterio usato per l’accoglienza diffusa è tre per mille, poi saranno davvero tre migranti ogni mille abitanti oppure otto, nove, dieci? Ci chiedete di offrire solidarietà: benissimo. Ma se quel profugo che chiede diritti poi viene beccato in flagranza di reato, magari a spacciare, che facciamo? Come ce lo avete portato, ve lo dovete portare via». Applausi a scena aperta. E ancora: «Sa ministro che significa lasciare per un anno un ragazzo di vent’anni a non far nulla, ad aspettare una verifica dei requisiti che non si conclude mai? Significa alimentare il popolo dei disperati. Per questo il lavoro va reso obbligatorio». Il sindaco di Vicenza se l’è presa con chi «sciaguratamente ha disertato» ma ha avvertito: «È nella mancanza di regole che prolifera il populismo e qui, purtroppo, ci vengono date le regole senza gli strumenti per farle rispettare, pezo el tacòn del sbrego. Come l’ordine di allontanamento, che prevede in caso di inottemperanza solo una sanzione amministrativa. Sa che se ne fanno della sanzione amministrativa spacciatori, prostitute e questuanti?». Suspence in sala. «Coriandoli! Ecco che se ne fanno. Invece andrebbero arrestati per una notte». Quindi Variati ha chiuso rivolgendosi a Zaia: «Caro Luca hai sbagliato a non venire perché è dal confronto tra istituzioni, non dallo spettacolo permanente sui giornali, che nascono le soluzioni. Noi sindaci, purtroppo, siamo orfani del nostro presidente».
Pavanello, pur ammettendo che «la sicurezza è un tema da maneggiare con cura» perché spesso «il vissuto e il percepito si mischiano, creando l’allarme anche quando non c’è», ha messo in fila una lunga serie di contraddizioni, come le telecamere senza personale ai monitor di controllo, la mancanza di centrali operative, l’assenza di connessioni tra piccoli e grandi Comuni». Occorrono riposte efficaci, ha ribadito una volta di più la presidente di Anci, «anche per arginare l’ansia che dilaga nei social network e nei talk show».
Qualcuno, in platea, ha sottolineato il progressivo avvicinamento tra i sindaci dem e quelli della Lega. Ad esempio quando il sindaco di Treviso Giovanni Manildo, che forse non ha caso ha premesso: «La sicurezza non è né di destra né di sinistra», ha evidenziato come «chi ottiene lo status di rifugiato poi esce dal sistema di accoglienza facendo perdere le sue tracce» (sono i famosi «fantasmi» di cui parla spesso Zaia), aggiungendo subito dopo: «Servono accordi bilaterali con i Paesi d’origine e percorsi più rapidi per distinguere chi ha diritto all’asilo da chi invece non ne ha i requisiti». Un argomento, quest’ultimo, sottolineato anche dal sindaco di Belluno Jacopo Massaro che l’ha addirittura definito «l’unica vera emergenza quando si parla di migranti». Per Massaro si deve passare in fretta «dalla logica dell’emergenza vitto-e-alloggio ad un vero progetto di integrazione» e al riguardo ha raccontato il curioso caso del Bellunese, «dove per scelta abbiamo ordinato alle coop di non servire i pasti. Gli ospiti devono andare a fare la spesa, imparare a conoscere il cibo italiano, cucinare. Anche da qui comincia l’integrazione». Quindi ha chiuso: «Va introdotto l’obbligo di rendicontazione per le cooperative, così da rimediare al sospetto che “ci marcino sopra”». E anche qui, sentiti applausi da parte dei colleghi.
Variati Zaia, le soluzioni non si trovano con lo spettacolo permanente sui giornali
Manildo Che fine fanno i rifugiati che escono dal circuito dell’accoglie nza?
Massaro I tempi per la verifica dei requisiti dell’asilo sono la vera emergenza