Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Dirigente freddato con un colpo alla nuca sul divano di casa: è giallo
Boggian, 52 anni, ha un foro sulla nuca. Aveva appena preparato la tavola per i il pranzo con i famigliari, l’ha trovato il figlio 17enne
PADOVA Un dirigente di una società di leasing, Enrico Boggian, 52 anni, è stato trovato morto sul divano di casa, con un foro di proiettile alla testa. A trovare il corpo uno dei figli della vittima.
SELVAZZANO DENTRO (PADOVA)Era tornato a casa per il pranzo. Ha apparecchiato la tavola e, in attesa che rientrassero moglie e figli per mangiare, si era seduto sul divano della taverna. Un momento di relax dopo una mattinata di lavoro: via le scarpe, via l’orologio, un costoso Rolex da diverse migliaia di euro, posato sul tavolino vicino al bracciolo. E’ così che è stato ritrovato, intorno alle 14,30 di ieri, Enrico Boggian, 52 anni, di Selvazzano Dentro, nella sua villetta in via Monte Santo, zona residenziale ai piedi dei Colli Euganei. Semidisteso su quello stesso divano dove si era seduto per riposarsi, con un minuscolo foro di proiettile sulla nuca e un rivolo di sangue che scendeva lungo il collo.
A trovarlo è stato il figlio della vittima, di appena 17 anni. Il ragazzo era arrivato a casa da scuola un’oretta prima e, dopo aver salutato il padre, dirigente di un’agenzia di leasing di Noventa Padovana, la «Leasing service», era uscito di nuovo per fare un breve giro con la sua bicicletta comprata da poco. Al suo rientro a casa ha chiesto alla vicina di aprire il cancello ed è entrato nel cortile che racchiude tre villette tra cui la sua, per poi scendere in taverna. Sono state le sue urla a richiamare l’attenzione della stessa vicina che l’aveva fatto entrare. La donna è accorsa subito e, resasi conto di quanto era successo, ha fatto due telefonate: la prima al 118, la seconda alla madre di Boggian che abita a poche centinaia di metri di distanza. Gli operatori del Suem hanno provato a rianimare la vittima, ma ormai era troppo tardi: quando il figlio ha dato l’allarme l’imprenditore era già morto. Più o meno nello stesso momento, nella casa color pesca di via Monte Santo sono arrivati i carabinieri.
E’ stato solo l’inizio di un lunghissimo pomeriggio. I parenti di Boggian sono stati fatti uscire nel cortile. Per molte ore la madre della vittima, assistita prima dagli altri due figli e poi dalla sorella e da altri parenti, ha atteso che qualcuno le spiegasse come erano andati i fatti. «L’ho potuto vedere solo per pochi minuti – ha continuato a ripetere -, prima che ci facessero allontanare. Non ci hanno detto ancora nulla». L’unica cosa che sapeva era che Boggian era stato ucciso con un colpo di pistola, che in terra c’era ancora un bossolo di piccolo calibro e che l’arma era sparita nel nulla, facilmente nascosta in una tasca o in una borsa. Complicato, per il momento, anche capire se quel foro lasciato dal proiettile sulla nuca sia di entrata o di uscita. Troppo piccolo il calibro dell’arma per capirlo con un semplice sguardo. Sarà quindi l’autopsia, fissata per oggi, a chiarire questo mistero, così come l’ora esatta del decesso.
Per capire il movente, e soprattutto per la persona che ha impugnato la pistola, si possono per il momento solo fare delle ipotesi. Difficile pensare a una rapina terminata nel sangue. Nella villetta, infatti, non sembrerebbero esserci segni di effrazione, e dagli effetti personali della vittima e dei suoi familiari, a un primo sguardo, non sembrerebbe mancare nulla, compreso quel costoso orologio lasciato in bella vista proprio vicino al cadavere. Così i carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore di Padova Roberto Piccione, hanno iniziato a scavare nella vita privata della vittima. Boggian, padre di due figli adolescenti, un maschio di 17 anni e una ragazzina di quattro anni più piccola, era descritto da tutti come un uomo equilibrato e un padre attento. Nessun problema economico per la famiglia: l’azienda di leasing, anzi, sembra molto solida. Allo stesso modo non sembrano esserci motivi di attrito tra parenti. I militari hanno sentito a lungo familiari e vicini. Hanno parlato con il figlio della vittima prima che, sotto choc, venisse accompagnato in ospedale dalla madre e dalla sorellina. Hanno preso anche i nomi degli amici del ragazzo che, saputa la notizia, hanno inforcato biciclette e motorini e si sono dati appuntamento davanti alla casa di via Monte Santo. Anche loro saranno utili ai carabinieri per ricostruire le dinamiche familiari.
Quando, in serata, il pm è uscito da casa Boggian, in mano aveva una busta trasparente con dentro un telefono. Un elemento che sarà utile per capire gli ultimi momenti di vita dell’imprenditore e stabilire se, per caso, la vittima non avesse dato appuntamento a qualcuno in quell’ora in cui è rimasto da solo. Nel frattempo, fuori dal cortile, hanno iniziato ad arrivare amici, vicini e semplici curiosi, attirati dalla voce che, rapida, si è sparsa in paese. «Ma allora è vero, non è una bufala», commentavano tutti. L’incredulità è il sentimento predominante: nessuno dei vicini ha sentito un colpo di pistola o si è accorto di nulla. «Abbiamo sentito solo le urla e le sirene dell’ambulanza», hanno raccontato. Oggi dovranno tutti essere sentiti di nuovo dai carabinieri del nucleo investigativo per chiarire meglio i dettagli di un tragico pomeriggio e cercare di dare ai militari quelle certezze che ora mancano.
Trovato il telefonino Potrebbe rivelare le ultime chiamate e chiarire se aveva o no qialche appuntamento