Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Occidente sotto assedio La gente si farà giustizia»
«Applico la legge al massimo ma le norme vanno riviste». Il giudice Angelo Mascolo teme che i cittadini inizino a farsi giustizia da soli e invoca leggi che garantiscano la certezza della pena. «Oggi tuteliamo i criminali, non le vittime».
TREVISO Giudice Mascolo, ha sollevato un gran polverone con la sua lettera. «Anche lei...» Anche io?
«Mi stanno chiamando proprio tutti ma io mi sono solo trovato in una situazione che mi ha fatto paura e ho semplicemente detto che d’ora in poi, girerò armato, non di giorno e non sempre ma se qualche sera esco, sì. Mai farei io il primo passo, agirei solo se messo alle strette».
Può un giudice parlare come un cittadino per un episodio che lo ha coinvolto?
«Vede, quando nel 1978 arrivai a Treviso da Cosenza la gente lasciava la borsa in auto senza problemi, spesso nemmeno chiudeva il veicolo: ne rimasi sconvolto. Ora, non è più possibile e non è giusto». Dal ’78 a oggi il mondo è cambiato. «Non doveva e il problema non è l’acqua, ma il tubo». Forse la metafora ci sfugge, il tubo è lo Stato?
«Se il territorio è lasciato a se stesso... I contingenti delle forze dell’ordine sono scarsissimi, l’età è elevata, fanno fin troppo. Sono encomiabili ma serve di più, con tutte queste nuove presenze: prima i migranti dall’Est, ora dal Sud». Il suo è un j’accuse pesante. «Ma quale j’accuse: io non sto accusando nessuno».
Beh, dice che lo Stato ha abbandonato il territorio…
«Lo Stato ha abdicato il suo ruolo, la legge tutela il colpevole: se accoltello qualcuno e patteggio, la vittima attende dieci anni, ossia la fine del processo civile, per il risarcimento. Le pare possibile? Questo è tutelare la devianza. E c’è un buonismo peloso, non è mai colpa di chi combina guai. Alla fine chi compie atti illeciti ti ride dietro, non può continuare così, c’è il rischio che i cittadini si facciano giustizia da soli. L’occidente è sotto assedio e noi disquisiamo. La storia ci insegna che quando si arriva a questi livelli, accade sempre qualcosa. Negli anni bui del terrorismo, non successe nulla fino all’omicidio Moro. Dovremo aspettare che colpiscano un politico?».
Nella sua disavventura stradale, inseguito da balordi, lei non ha avuto problemi a trovare una volante dei carabinieri. Lo Stato c’era... «Ho solo avuto la fortuna
sfacciata di trovarli dopo pochi chilometri, ho fatto i fari e si sono subito fermati, sono stati bravissimi». Cosa cambierebbe?
«La legge va resa più agile, io davvero non capisco a che serva tutto questo buonismo. Uno che compie un reato accertato deve andare in prigione. Le dirò di più, io privatizzerei le carceri, oggi sono poche e come ci sono le cliniche sanitarie private, perché non avere anche carceri private? Ovviamente le persone vanno trattate con umanità ma serve certezza della pena». Qualcosa non torna, ha cambiato idee per caso? «No, perché?»
In passato è stato accusato dalla Lega Nord di essere troppo docile e garantista. Senza giri di parole: un’ammazzasentenze dalla scarcerazione facile...
«Per il caso dell’arabo, vero. Ma era con la gamba rotta, ingessata, non potevo espellerlo. Nel caso invece dei finanzieri (a luglio Mascolo mise in libertà due finanzieri e un imprenditore accusati di corruzione per due orologi da 5 mila euro, ndr): erano stati imprudenti, non corrotti. Io applico la legge e come diceva Pétain (Philippe, il maresciallo che governò la Francia sotto l’occupazione nazista, ndr): la via del dovere è sempre quella più difficile».
Mascolo Lo Stato ha abdicato al suo ruolo, la legge tutela il colpevole