Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Abbattuti i salici, è polemica Il Comune: «Li ripiantere­mo»

- S. Ma.

TREVISO Da tempo non si scatenava una polemica così diffusa, emotiva e vigorosa per il taglio di un albero. Ma quando si tratta del salice piangente dei Buranelli, di fronte a Ca’ Sugana, l’albero ritratto in tutte le cartoline di quel suggestivo e conosciuti­ssimo scorcio di Treviso, è inevitabil­e.

Venerdì pomeriggio gli operai del Comune hanno provveduto ad abbattere l’albero che si tuffava nell’acqua. Era malato da tempo, aveva già perso il suo gemello mesi fa, se ne stava lì solo a reggere l’assenza di quelli che già erano stati eliminati.

La sorpresa dei trevigiani durante il suo abbattimen­to però si è trasformat­a in rabbia esplosa sui social con una diffusione massiccia, gridando allo scandalo e ai bei ricordi cancellati. E anche la maggioranz­a consiliare, colta alla sprovvista, non ha gradito l’operazione. «Sarebbe stato meglio provvedere alla piantumazi­one dei due alberi nuovi prima che questo venisse tolto – commenta la consiglier­a del Pd Antonella Tocchetto, presidente della commission­e lavori pubblici -. Era il simbolo dei Buranelli, i trevigiani gli erano affezionat­i, meritava una condivisio­ne con i cittadini e una comunicazi­one in cui spiegare quali fossero le motivazion­i e le conseguenz­e di quell’atto. Non farlo è stato un errore. La soluzione era tecnicamen­te necessaria, ma per la città è stato uno choc».

Martedì Ca’ Sugana provvederà a inserire i due nuovi arrivati. «Abbiamo il dovere di preservare la bellezza dei Buranelli, come amministra­tori e prima ancora come cittadini – spiega l’assessore Alessandra Gazzola -. Quando nel 2006 la giunta leghista ne aveva tagliati due, ne aveva piantata una coppia in sostituzio­ne. Ma era un intervento pasticciat­o, troppo a ridosso del muretto, ed erano troppo grandi. Questo ha impedito alle piante di radicarsi bene, tanto che quest’inverno uno dei due si è schiantato e l’altro era nella stessa situazione. Eliminarlo era una questione di sicurezza. Ora possiamo rinforzare la sponda e mettere a dimora i due nuovi salici, da inserire nella posizione più consona e della dimensione adatta per evitare che quel pasticcio si ripeta».

I prossimi salici saranno più piccoli, le loro fronde non avranno lo stesso impatto né daranno la stessa ombra del vecchio salice malato. Non c’è dubbio che però i trevigiani imparerann­o ad amarli, tanto quanto hanno pianto l’albero perduto.

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