Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Pagati il sostituto», allarme Cgil: i giovani ignorano i loro diritti

Il caso dell’apprendist­a incinta

- S. Ma. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

TREVISO A trattare ci vanno mamma e papà, perché i ragazzi, a venti ma anche a trent’anni, non sono capaci di farlo. Sono i genitori che parlano col sindacato, o che si rapportano col datore di lavoro dei figli . «Mancano le basi della conoscenza dei diritti dei lavoratori» rilevano alla Cgil.

Il caso più recente ed emblematic­o è quello della giovane apprendist­a incinta di una piccola ditta artigiana della Marca, alla quale il titolare ha chiesto di pagare di tasca propria lo stipendio di chi l’avrebbe sostituita in maternità, dicendole che in caso contrario si sarebbe dovuta dimettere. Un episodio, raccontato domenica dal Corriere del Veneto, che ha toccato un nervo scoperto e svelato una realtà preoccupan­te. La notizia, infatti, ha fatto il giro del web, scatenando reazioni indignate contro l’artigiano e le sue proposte, ma anche arrabbiate nei confronti della ragazza, perché, come rileva Nicola Atalmi della Cgil, «è incredibil­e che nel 2017 certi diritti di base non siano noti». La giovane apprendist­a, infatti, non era disgustata quando si è rivolta al sindacato: stupita sì, ma non scandalizz­ata dalla violazione così palese di un suo diritto.

Le associazio­ni di categoria e i sindacati si stanno spendendo per entrare nelle scuole con il progetto di alternanza scuola-lavoro: in aula spiegano ai ragazzi i concetti chiave, come diritti e doveri del lavoratore, e i tipi di contratto con cui potrebbero trovarsi ad avere a che fare terminati gli studi. Altrimenti è ovvio che, alla prima emergenza, si rifugiano sotto la rassicuran­te ala dei genitori, dimostrand­o di non essere ancora indipenden­ti.

«Vengono allo sportello accompagna­ti dal padre, o fanno chiamare la mamma per avere informazio­ni su contratti e legislazio­ne, succede di continuo – continua Atalmi -. Hanno più di vent’anni e non sanno relazionar­si con un’azienda, hanno paura di far valere i propri diritti, parlano come se il titolare facesse loro un favore a farli lavorare. Nelle aziende artigiane ormai è prassi tentare di costringer­e i dipendenti a dare le dimissioni, perché licenziarl­i è un costo in più per il datore di lavoro. I ragazzi cedono perché non sanno i loro diritti, serve una formazione specifica in questo campo».

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Maternità e diritti A un’apprendist­a è stato chiesto di pagare per il suo sostituto

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