Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Rubavano armi per venderle alla mala arrestati due pompieri e due militari

Invii continui da Padova alla Sardegna. Un piano per trafugare la salma di Enzo Ferrari

- Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PADOVA Due vigili del fuoco — Renato Bazzan, 58 anni di Conselve e capo distaccame­nto di Este, e il figlio Willy, pompiere «a chiamata» 29enne —, un luogotenen­te dell’esercito — Giuseppe Mattei, 56enne di Cadoneghe — e un civile dipendente pure lui del ministero della Difesa — Paolo Paris, 52enne di Stanghella — da ieri mattina sono in carcere. Accusati dalla Direzione distrettua­le antimafia di Cagliari di essere gli «armieri» di un’organizzaz­ione criminale con base in Sardegna e ramificazi­oni in Veneto, Lombardia, Emilia e Toscana e dedita al traffico di droga e di armi, a rapine a banche e negozi, a estorsioni e assalti ai portavalor­i. La stessa rete delinquenz­iale progettava il furto della salma del patròn della «rossa», Enzo Ferrari, sepolta nel cimitero di Modena. Erano già stati compiuti sopralluog­hi e definite la modalità di custodia e di gestione dei contatti con i familiari, ma il piano è stato sventato dai carabinier­i di Nuoro. Gli stessi che all’alba di ieri in mezza Italia hanno compiuto il blitz decisivo dell’operazione «Tutti innocenti»: nel mirino 45 persone. In manette 23 (quattro ai domiciliar­i), per 11 è scattato l’obbligo di dimora e per altre 11 la denuncia. In quest’ultimo gruppo figurano i padovani Massimo Solitto, 54 anni di Conselve, e Raffaele Paladini, 52 di Saonara, collezioni­sti di armi accusati di averne comprate da Renato Bazzan pur consapevol­i della provenienz­a illecita.

Le indagini, partite nell’ottobre 2007 dal sequestro in Sardegna dei coniugi Giampaolo e Pietrina Cosseddu che ha portato alla luce prima il traffico di droga e poi quello di armi riconducib­ili al «capo» Giovanni Antonio Mereu, 47enne di Orgosolo (Nuoro) ma trasferito a Parma, sono arrivate ai quattro veneti attraverso intercetta­zioni telefonich­e e ambientali. E all’alba di ieri i carabinier­i hanno sequestrat­o 600 armi di vario genere a casa di Renato Bazzan, 10 tra carabine e pistole a Willy, qualche decina di Beretta, fucili e doppiette a Mattei, un fucile e una pistola a Paris. Tutti regolarmen­te detenuti ma prelevati insieme alla relativa documentaz­ione di compravend­ita e cessione, per capire se la loro provenienz­a sia lecita o meno. Secondo il gip del Tribunale di Cagliari i padovani avevano «il ruolo di abituali fornitori di un rilevante numero di armi da sparo, comuni e da guerra, tra le quali pistole semiautoma­tiche..., fucili mitragliat­ori..., Galil di produzione israeliana. Armi che per la maggior parte venivano trafugate dal 15esimo Centro rifornimen­ti e mantenimen­to di Padova, struttura dell’Esercito italiano incaricata della distruzion­e delle stesse, sequestrat­e o conferite dal luogotenen­te Mattei e dall’impiegato addetto alla distruzion­e Paris e quindi consegnate al perito balistico Renato Bazzan. Che dopo aver provveduto, quando necessario, a riassembla­rle e a clandestin­izzarle (cancellava il numero di matricola e a volte lo sostituiva, ndr), le cedeva a Mereu con la collaboraz­ione di suo figlio Willy, che si occupava di trasportar­e le armi da Conselve alla casa di Mereu in provincia di Parma».

«Fiumi di armi», dicono i carabinier­i, trasportat­e anche da camion in mezzo alla legna, e che ha fruttato ai quattro centinaia di migliaia di euro. Dalle intercetta­zioni spuntano fuori diversi pagamenti: 13.400 euro, 86mila, 6.100, 12mila, 20mila, 1950, 30mila. «Renato Bazzan è un esperto conoscitor­e, manutentor­e e riparatore di armi da fuoco — scrive ancora il gip — tant’è che svolge l’incarico di consulente tecnico per diverse Procure. Questa capacità gli ha permesso di allacciare diversi rapporti con militari delle forze armate (ma si parla anche di un carabinier­e e di un poliziotto, ndr) e in particolar­e con alcuni effettivi del Cerimant di Padova e dell’Arsenale militare di Terni». E’ lui che tiene i contatti e incontra Mereu, che «si fa pagare anche i pezzi di ricambio» e va in contrasto con Paris, pronto a rinfacciar­gli ammanchi di denaro, errori di calcolo nei suoi compensi e un fare «troppo da commercian­te». Fino a minacciarl­o di «riprenders­i le sue cose e smaltirle». Bazzan preoccupa pure Mereu, che confida a Roberto Mezza (ora ai domiciliar­i): «Sta esagerando con le vendite e aumenta i rischi. Solo io in certi mesi ho comprato 87 pistole. Gli ho detto stai attento!». E aggiunge: «Ha un capannone saturo di casse piene di roba provenient­e dall’Esercito italiano. Ma se arriva un controllo là?». Mezza replica: «E’ entrato al Cerimant con la macchina col rimorchio e ha portato fuori casse di carabine calibro 22, fucili Enfield, G3 e G41». Al Comando dei vigili del fuoco di Padova sono sotto choc: «Sapevamo che aveva la passione delle armi ma è sempre stato affidabile, un riferiment­o per tutti. E tra sei mesi sarebbe andato in pensione».

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Padre e figlio Da sinistra Renato Bazzan, capo distaccame­nt o dei vigili del fuoco di Este, e il figlio Willy, volontario «a chiamata» nello stesso corpo. Sono accusati di essere gli «armieri» della rete criminale
 ??  ?? Nell’esercito Da sinistra Giuseppe Mattei, luogotenen­te al Cerimat dell’Esercito a Padova, e Paolo Paris, che era addetto allo smaltiment­o delle armi. Da ieri mattina anche loro sono in carcere
Nell’esercito Da sinistra Giuseppe Mattei, luogotenen­te al Cerimat dell’Esercito a Padova, e Paolo Paris, che era addetto allo smaltiment­o delle armi. Da ieri mattina anche loro sono in carcere
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