Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Fece a pezzi la madre e la sorellina Ventenne condannato all’ergastolo

Verona, Andrei temeva che cacciasser­o di casa la fidanzata

- Laura Tedesco © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VERONA «Prima ho tagliato la testa a mia madre, poi ho ucciso anche la mia sorellina... ».

Sguardo fisso e senza tradire emozioni, iniziava così l’agghiaccia­nte confession­e di Andrei Filip ai carabinier­i dopo aver ammazzato la mamma Mirela Balan e la piccola Larisa. E ieri pomeriggio, uscendo dall’aula del giudice Laura Donati che l’aveva appena condannato all’ergastolo decretando­lo colpevole senza attenuanti per duplice omicidio, il ventunenne romeno aveva quegli stessi occhi persi nel vuoto e, soprattutt­o, la stessa freddezza.

Mai, da parte sua, una lacrima o una sola parola di dolore da quella maledetta sera del 13 febbraio 2016 sfociata nel sangue, quando la prima cosa che aveva fatto dopo il duplice assassinio nella casa di Albaredo d’Adige, era stato il prelievo di 200 euro con il bancomat della madre. Quindi era rientrato e, con un coltellacc­io, aveva fatto a pezzi i corpi di Mirela e della sorellina, li aveva inseriti in tre borse che aveva poi gettato nell’Adige dal ponte che collega Albaredo a Ronco ripetendo per tre volte il percorso. Il motivo, semmai possa esistere, di un crimine tanto efferato? «Ero esasperato e non ne potevo più perché la mamma voleva cacciare di casa la mia fidanzata, l’unica donna da cui mi sono sentito amato, e io a quel punto mi sono sentito crollare il mondo addosso».

Dopo il fermo lo avevano interrogat­o i carabinier­i, il pm Elisabetta Labate, il gip Magri. E Filip aveva confessato il suo film dell’orrore per due volte in quattro giorni. Lucido, senza un barlume di pentimento, aveva ammesso di aver «prima sgozzato mia madre e poi strangolat­o mia sorella perché, dal piano di sotto, aveva sentito e capito che avevo appena ammazzato la mamma». Senza alcuna esitazione, si era accollato «la totale e personale responsabi­lità» degli efferati omicidi della madre Mirela, badante romena di 40 anni, e della sorellina Larisa Elena, di 11. «È stato tutto opera mia, la mia fidanzata mi ha solo passato il coltello», aveva continuato a ripetere con il distacco di chi racconta la trama di un libro.Tanto che il perito del giudice, il medico legale genovese Giacomo Rocca, lo ha descritto come «lucido e in grado di intendere e di volere al momento dei fatti». Quasi una sentenza anticipata che ha fatto da preludio al copione andato in scena ieri a palazzo di giustizia, dove in mattinata il pm Labate ha chiesto la condanna all’ergastolo e nel pomeriggio il gup Donati ha accolto in toto l’istanza accusatori­a decretando il fine pena mai per l’imputato. A nulla sono valse le argomentaz­ioni del difensore Roberto Rigoni Stern, che dopo il verdetto ha annunciato ricorso sottolinea­ndo l’esistenza in Filip di «profili di psicopatia da approfondi­re. Inoltre questa vicenda, seppure gravissima, va considerat­a anche tenendo conto del contesto vissuto dall’imputato, tra povertà, abbandono, solitudine affettiva». Al punto da renderlo uno spietato assassino.

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Condannato Andrei Filip (nella foto) ha ricevuto la condanna all’ergastolo per duplice omicidio

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