Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il difficile caso dei comunali spariti «Sotto di 2.500, siamo al collasso»
Nei municipi della Marca i numeri più bassi d’Italia: «Penalizzati i più virtuosi»
TREVISO Quando si dice che i dipendenti comunali mancano all’appello si pensa ai soliti assenteisti, i «furbetti del cartellino». Invece, nella Marca, ne mancano all’appello ben 2.541 e non perché siano a bere il caffè. In base ai parametri del ministero dell’Interno, calcolati sul numero degli abitanti, dovrebbero essere 6.149. Ce ne sono invece 3.608, che fanno di Treviso la provincia italiana col più basso rapporto tra dipendenti comunali e popolazione: 3,85 ogni mille abitanti, contro una media veneta di 5,65 e nazionale di 6,89.
È una sofferenza che cresce di anno in anno, da quando il blocco del turnover ha messo sotto scacco le amministrazioni.
«Sono stati penalizzati i Comuni virtuosi – spiega la presidente dell’associazione dei Comuni della Marca Maria Rosa Barazza -. Il contributo al risanamento dei conti pubblici richiesto agli enti locali dal 2010 è irragionevole e sproporzionato, più di 13,5 miliardi di euro tra tagli diretti alle risorse e vincoli del Patto di Stabilità».
La legge di stabilità 2016 ha limitato l’assunzione di personale per i Comuni sopra i 10 mila abitanti fino al 2018. L’associazione della Marca ha presentato al sottosegretario alla PA Angelo Rughetti un report «Made in Treviso». Tutti i 95 Comuni sono sottodimensionati: Paese ha 89 dipendenti in meno, Oderzo 67, Conegliano 53, Casale 56, Casier 38, Montebelluna 50, Castelfranco addirittura 110. Il capoluogo, con 540 comunali, in base ai parametri ministeriali ne ha 177 in meno. «I tagli lineari sulle assunzioni vanno rivisti – continua Barazza - penalizzano i Comuni che hanno già poco personale, come appunto quelli trevigiani, e che sono ormai in sofferenza anche per garantire i servizi essenziali: anagrafe, lavori pubblici, servizi sociali, la polizia locale». La Marca chiede fra le altre cose di poter utilizzare gli avanzi di amministrazione per investimenti e il rimborso del taglio del fondo di solidarietà 2015.
Le storie sul territorio sono diverse, eppure molto simili. «Rispetto al 2013 abbiamo un saldo negativo di 17 persone – rileva il sindaco di Treviso Giovanni Manildo -. Come molti altri facciamo di necessità virtù, l’informatica ci aiuta a velocizzare le attività, abbiamo ottimizzato i processi, ma il calo porta inevitabilmente un ritardo nei servizi erogati. Il ministro Minniti ha già sbloccato il turnover nella polizia locale, mi auguro che presto si possa fare anche in altri ambiti. Magari come misura premiale per chi risponde all’accoglienza dei migranti».
Il Comune più piccolo della Marca, Portobuffolè, paradossalmente è fra quelli che se la passano meglio: 6 dipendenti operativi, uno mancante. «Però non possiamo puntare allo sviluppo, dobbiamo accontentarci di quello che si riesce a fare giorno per giorno – dice il sindaco Andrea Susana -. Ho lavori già finanziati da mandare avanti ma in ufficio tecnico c’è una sola persona, per questo stiamo ricorrendo ad accordi privati».
Ad Arcade i dipendenti sono 12, ne mancano 17: «Mi rendo conto tutti i giorni di questa difficoltà – racconta il sindaco Nico Presti -. Mentre nel resto d’Italia i furbetti del cartellino escono dal Comune per andare a fare la spesa o farsi gli affari propri, qui si lavora il doppio e con competenza. Siamo senza stradino e senza servizi di pulizia, impieghiamo in questi settori i lavoratori socialmente utili. Ripagano la società con la loro professionalità, non con una multa».
Presti (sindaco Arcade) Ne ho 12, me ne mancano 17: altrove ci sono i furbetti, qui si lavora il doppio e con competenza