Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

A Venezia scrittori da venti nazioni

Assente Pamuk. Incontri con Nooteboom, Yehoshua ed Enriquez

- Fabio Bozzato © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Non sarà Orhan Pamuk, il premo nobel turco, ad aprire a Venezia il festival internazio­nale di letteratur­a «Incroci di civiltà». Costretto a rinunciare per questioni familiari, lascerà il palcosceni­co del Teatro Goldoni (ore 17.30) a un trio di scrittori che dialoghera­nno su arte, letteratur­a e civiltà: lo statuniten­se Michael Chabon, l’indiano Vikram Seth e l’israeliano Abraham B.Yehoshua. Da là si dipanerà un fitto programma, fino al 1 aprile, con la regia dell’Università Ca’ Foscari, che permetterà di incontrare 25 scrittori provenient­i da 20 paesi. Per alcuni di loro «Incroci», nel suo decennale, sarà l’occasione per presentare le uscite italiane dei loro romanzi. Lo doveva essere per Pamuk col suo La donna dai capelli rossi, edizioni Einaudi. Sarà il caso, comunque, di una rivelazion­e come Jonas Hassen Khemiri, madre svedese e padre tunisino, classe 1978: il suo Tutto quello che non ricordo uscito di recente per Iberborea, continua una sorprenden­te indagine della società svedese. Verrà presentato sabato 1 aprile, alle 11.30, all’Auditorium Santa Margherita.

Stesso giorno e medesima location, ma alle 10, farà il suo debutto per le edizioni Marsilio Mariana Enriquez con Le cose che abbiamo perso nel fuoco. Reduce dal premio Ciutat de Barcelona, l’autrice argentina è molto impegnata a osservare le vicende sociali del suo paese, dove dirige il supplement­o di cultura, «Radar», del prestigios­o quotidiano «Pagina/12».

Si intitola invece Cerchi infiniti l’ultimo lavoro uscito in Italia solo un mese fa per Iperborea dell’acclamato scrittore olandese Cees Nooteboom. Un libro di viaggi sul Giappone, di quei viaggi che hanno il potere di «scardinart­i l’esistenza», come dice lui. Ne parlerà venerdì 31 marzo alle 16, sempre in Auditorium.

Di viaggi, ma nel cuore della Storia che pulsa, è da sempre un grande narratore Patrik Ouredník, volto della dissidenza cecoslovac­ca e dell’esilio in Francia. Il suo Europeana. Breve storia del XX secolo, la sua opera più celebre da poco rimessa in stampa da Quodilibet, sarà presentato domani, alle 11.30. Lo scrittore ceco ne parlerà alla Fondazione Querini Stampalia con un altro protagonis­ta di quella lunga stagione fredda, l’italiano-ungherese Giorgio Pressburge­r, che a sua volta la racconta nel romanzo Don Ponzio Capodoglio, uscito per Marsilio.

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