Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Abertis pigliatutto in Brescia-Padova Ai soci pubblici veneti 75 milioni
Catalani all’85%. Tosi non vende, Variati tiene il 2%: «Le poltrone? Non c’entrano»
Brescia-Padova, Abertis liquida i soci pubblici e sale all’85% di A4 Holding. È stato direttamente il colosso autostradale catalano, proprietario del 60% di A4 Holding, ieri a comunicare la chiusura della partita con i soci di minoranza, a cui aveva fatto un’offerta di 300 euro ad azione, in scadenza il 30 aprile. E che ha permesso ai catalani di portar a casa un ulteriore 22,52% di A4 Holding, spendendo 125 milioni, 75 dei quali in Veneto, dopo i 594 messi sul piatto a settembre 2016 per il 51,6% di controllo preso da Intesa Sanpaolo, Gavio e Tabacchi, e gli altri 47,5 aggiunti a febbraio per liquidare l’8,53% dei costruttori Gavio e Mantovani detenuti attraverso l’ex Padova-Venezia.
Per i catalani l’investimento totale su Serenissima, porta d’ingresso in Italia, è stato fin qui di 766 milioni, a cui si devono aggiungere i 583 di debito netto consolidato di A4 Holding. I soci di riferimento salgono così all’85,36%. Dei 125 milioni, 89 saranno pagati a luglio, gli altri 36 a gennaio 2018. «Il prezzo d’acquisto realizza uno sconto del 10% - ha dichiarato ieri Abertis, secondo cui le quote di A4 Holding, depurate da avviamento e debito valgono 330 euro, rispetto ai 625 pagati per la quota di controllo - e rafforza il controllo in un asset di 235 chilometri con un attraente rapporto rischio-guadagno e ha un impatto positivo sull’utile netto, aumentando il flusso di dividendi dall’Italia».
L’operazione, vista dall’altro fronte, permette ai soci pubblici - Province, Comuni e Camere di commercio lombarde e venete di vendere dopo anni di gare deserte, chiudendo la fase del capitalismo municipale finita da tempo, dopo esser finiti in minoranza, anche per gli investimenti, come la costituzione a debito della controllata delle Tlc Infracom, che hanno poi prodotto solo perdite, costringendo ad aumenti di capitale che non era più possibile seguire.
Così a Verona vendono la Provincia, che incassa 23,5 milioni con il 4,2%, e la Camera di commercio, che ha incassato 8,3 milioni per l’1,5%; non invece il Comune guidato da Flavio Tosi, che ha mantenuto il suo 4,6% e che diventa a questo punto il secondo azionista. Non hanno venduto nemmeno Banco Bpm, che ha il 2,7% che per gli spagnoli vale 15 milioni, né la Fondazione Cariverona, che ha uno 0,1% valutato 800 mila euro.
In Veneto il solo a non vendere il suo 1,35% è la Camera di commercio di Padova, che aveva chiesto di recedere dalla società tre anni fa e che è già in causa di fronte al no della Brescia-Padova: ha rifiutato l’offerta da 6,5 milioni di Abertis e chiesto di fatto il doppio, con il prezzo di acquisto dello scorso anno. Cedute invece le quote dell’1,1% della Camera di commercio di Venezia, per 6,5 milioni, e dello 0,08% della Provincia, che esce con 450 mila euro. A Vicenza vendono intanto Bpvi, che incassa per il suo 0,2% 1,1 milioni di euro, e la Camera di commercio, che porta a casa 6 milioni per il suo 1% e il Comune, 1,3 milioni per lo 0,2%. Soprattutto vende la Provincia guidata sempre da Achille Variati, che ha venduto il 5,4%, con 30 milioni di incasso, divisi in due tranche tra 2017 e 2018, tenendo invece in casa il rimanente 2%. «Non è in vendita - dice Variati Abbiamo fatto valutazioni attente tra incassi possibili e progetti eseguibili, decidendo di mantenere a reddito 10 milioni di patrimonio che sarebbero finiti tra i residui e divenuti inutilizzabili. Anche perché ci aspettiamo un ritorno al dividendo e, vista la Valdastico, preferiamo mantenere voce in capitolo con un posto in cda». Variati nega che quel 2% mantenuto sia legato alla volontà di mantenere poltrone. E censura invece la scelta storica della presidente leghista Manuela Dal Lago di aumentare le quote, provocando ora un’uscita che vale 7 milioni di perdite: «Il pubblico deve fare il suo mestiere e non l’imprenditore. Quegli acquisti servivano più a mantenere la presidenza». E Tosi che non vende? La replica a chi lo accusa di farlo per la poltrona di presidente della Brescia Padova (circa 100 mila euro di compenso annuo): «Quella presidenza – spiega – mi è stata affidata dai privati, per usare il mio patrimonio di relazioni sul territorio, l’avrei mantenuta comunque, anche cedendo le quote. Strategiche per Verona specie ora che restiamo pressoché gli unici interlocutori di Abertis. Che se continua a comprare lo fa per valorizzarle, non certo per rimetterci».