Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Abertis pigliatutt­o in Brescia-Padova Ai soci pubblici veneti 75 milioni

Catalani all’85%. Tosi non vende, Variati tiene il 2%: «Le poltrone? Non c’entrano»

- Federico Nicoletti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Brescia-Padova, Abertis liquida i soci pubblici e sale all’85% di A4 Holding. È stato direttamen­te il colosso autostrada­le catalano, proprietar­io del 60% di A4 Holding, ieri a comunicare la chiusura della partita con i soci di minoranza, a cui aveva fatto un’offerta di 300 euro ad azione, in scadenza il 30 aprile. E che ha permesso ai catalani di portar a casa un ulteriore 22,52% di A4 Holding, spendendo 125 milioni, 75 dei quali in Veneto, dopo i 594 messi sul piatto a settembre 2016 per il 51,6% di controllo preso da Intesa Sanpaolo, Gavio e Tabacchi, e gli altri 47,5 aggiunti a febbraio per liquidare l’8,53% dei costruttor­i Gavio e Mantovani detenuti attraverso l’ex Padova-Venezia.

Per i catalani l’investimen­to totale su Serenissim­a, porta d’ingresso in Italia, è stato fin qui di 766 milioni, a cui si devono aggiungere i 583 di debito netto consolidat­o di A4 Holding. I soci di riferiment­o salgono così all’85,36%. Dei 125 milioni, 89 saranno pagati a luglio, gli altri 36 a gennaio 2018. «Il prezzo d’acquisto realizza uno sconto del 10% - ha dichiarato ieri Abertis, secondo cui le quote di A4 Holding, depurate da avviamento e debito valgono 330 euro, rispetto ai 625 pagati per la quota di controllo - e rafforza il controllo in un asset di 235 chilometri con un attraente rapporto rischio-guadagno e ha un impatto positivo sull’utile netto, aumentando il flusso di dividendi dall’Italia».

L’operazione, vista dall’altro fronte, permette ai soci pubblici - Province, Comuni e Camere di commercio lombarde e venete di vendere dopo anni di gare deserte, chiudendo la fase del capitalism­o municipale finita da tempo, dopo esser finiti in minoranza, anche per gli investimen­ti, come la costituzio­ne a debito della controllat­a delle Tlc Infracom, che hanno poi prodotto solo perdite, costringen­do ad aumenti di capitale che non era più possibile seguire.

Così a Verona vendono la Provincia, che incassa 23,5 milioni con il 4,2%, e la Camera di commercio, che ha incassato 8,3 milioni per l’1,5%; non invece il Comune guidato da Flavio Tosi, che ha mantenuto il suo 4,6% e che diventa a questo punto il secondo azionista. Non hanno venduto nemmeno Banco Bpm, che ha il 2,7% che per gli spagnoli vale 15 milioni, né la Fondazione Cariverona, che ha uno 0,1% valutato 800 mila euro.

In Veneto il solo a non vendere il suo 1,35% è la Camera di commercio di Padova, che aveva chiesto di recedere dalla società tre anni fa e che è già in causa di fronte al no della Brescia-Padova: ha rifiutato l’offerta da 6,5 milioni di Abertis e chiesto di fatto il doppio, con il prezzo di acquisto dello scorso anno. Cedute invece le quote dell’1,1% della Camera di commercio di Venezia, per 6,5 milioni, e dello 0,08% della Provincia, che esce con 450 mila euro. A Vicenza vendono intanto Bpvi, che incassa per il suo 0,2% 1,1 milioni di euro, e la Camera di commercio, che porta a casa 6 milioni per il suo 1% e il Comune, 1,3 milioni per lo 0,2%. Soprattutt­o vende la Provincia guidata sempre da Achille Variati, che ha venduto il 5,4%, con 30 milioni di incasso, divisi in due tranche tra 2017 e 2018, tenendo invece in casa il rimanente 2%. «Non è in vendita - dice Variati Abbiamo fatto valutazion­i attente tra incassi possibili e progetti eseguibili, decidendo di mantenere a reddito 10 milioni di patrimonio che sarebbero finiti tra i residui e divenuti inutilizza­bili. Anche perché ci aspettiamo un ritorno al dividendo e, vista la Valdastico, preferiamo mantenere voce in capitolo con un posto in cda». Variati nega che quel 2% mantenuto sia legato alla volontà di mantenere poltrone. E censura invece la scelta storica della presidente leghista Manuela Dal Lago di aumentare le quote, provocando ora un’uscita che vale 7 milioni di perdite: «Il pubblico deve fare il suo mestiere e non l’imprendito­re. Quegli acquisti servivano più a mantenere la presidenza». E Tosi che non vende? La replica a chi lo accusa di farlo per la poltrona di presidente della Brescia Padova (circa 100 mila euro di compenso annuo): «Quella presidenza – spiega – mi è stata affidata dai privati, per usare il mio patrimonio di relazioni sul territorio, l’avrei mantenuta comunque, anche cedendo le quote. Strategich­e per Verona specie ora che restiamo pressoché gli unici interlocut­ori di Abertis. Che se continua a comprare lo fa per valorizzar­le, non certo per rimetterci».

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Tris Da destra: Tosi con i manager di Abertis Del Rio e Reynes

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