Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Personalità violenta e volontà omicida»: per questo Savciuc deve rimanere in cella
CONEGLIANO «Illogico ritenere che Mihail Savciuc non possa reiterare condotte violente. Anzi, una volta individuata nella violenza più sproporzionata e gratuita una risoluzione delle difficoltà, il ricorso ad atti violenti diventa imprevedibile». Questa è la motivazione con la quale i giudici del tribunale del Riesame di Venezia hanno respinto, ritenendola «infondata», la richiesta dell’avvocato Andrea Zambon di scarcerazione del 19enne, reo confesso dell’omicidio pluriaggravato di Irina Bacal, l’ex fidanzata incinta di 6 mesi. Come per il gip Bruno Casciarri che nella convalida del fermo aveva ravvisato anche il rischio di reiterazione del reato, anche per i giudici veneziani Savciuc potrebbe commettere altri gravi reati. Perché, come spiegano, ha agito «sorretto da un grado intenso di dolo omicidiario, perché ha avuto la possibilità di recedere dall’atto, che non è stato breve, e ha invece cercato con la massima intenzionalità la soppressione della vittima», occultandone poi il cadavere e cercando di depistare gli investigatori.
I giudici parlano anche di «indice di volontà omicidiaria ferma», ricostruendo le modalità dell’uccisione: i colpi vibrati con la pietra e il soffocamento «protratto per oltre 2-3 minuti», quando Irina era già a terra: «Indice di una personalità incline alla violenza». Violenza riscontrata dall’autopsia nei due colpi inferti al capo e al volto dell’ex fidanzata, incinta di 29 settimane, di un maschietto, figlio dell’omicida. Violenza rilevata nella causa della morte: compressione delle vie aeree, evidenziata da segni di asfissia, lesioni cutanee al collo, frattura dell’osso ioide, lesioni emorragiche alla laringe e all’esofago, da petecchie ed emorragie oculari. Per questo Savciuc deve rimanere in carcere.