Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La segretaria chiede i danni a Consoli : «Anni d’inferno» Controdenuncia: «Calunnie»
VENETO BANCA L’EX MANAGER IN TRIBUNALE Presunti abusi di potere e molestie, sfida legale in aula
Undici anni da incubo, per lei. Una montagna di bugie, per lui. Undici anni di soprusi e mobbing, fino ad arrivare anche alle molestie sessuali, che la presunta vittima ha rivelato – come spiega il suo legale, l’avvocato Patrizia Longo – «quando non era più in condizione di reggere questo peso» e che l’hanno portata a chiedere un risarcimento danni di 86 mila euro. Per il presunto responsabile invece non c’è stato nulla e anzi il suo avvocato Alessandro Moscatelli sottolinea che «i comportamenti descritti non fanno parte dell’educazione di un uomo all’antica qual è il mio cliente»: tanto che ha contrattaccato chiedendo anche lui un risarcimento di 20 mila euro. Da una parte c’è una delle segretarie di Vincenzo Consoli, dall’altra proprio il grande ex «padre-padrone» di Veneto Banca, finito dagli altari alla polvere e ora vicino al processo, con la procura di Roma che lo accusa di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza.
Le versioni sono opposte e sarà il giudice a stabilire dove sia la verità. Non un giudice penale, però. Il primo elemento curioso di questa storia è proprio il fatto che la segretaria non ha denunciato Consoli in procura per violenza sessuale, ma ha avviato una causa civile di fronte al tribunale di Vicenza. «Abbiamo deciso così per questioni di opportunità, la cliente vuole conservare buoni rapporti con Veneto Banca», dice l’avvocato Longo. La prima udienza si è tenuta lo scorso 4 aprile, la prossima è stata fissata dal giudice Elena Sollazzo per il 20 dicembre 2018. Data che ha fatto sobbalzare il difensore della segretaria. «Faremo un’istanza di anticipazione», continua.
Secondo le accuse della donna, Consoli negli undici anni in cui lei era stata al suo fianco, l’avrebbe costretta a continui abusi di potere. Non solo nell’orario di lavoro, ma anche quando era a casa e veniva chiamata al suo cellulare personale, lei doveva subito rispondere a qualsiasi telefonata le facesse l’ex ad di Veneto Banca, tanto che si portava il cordless dell’ufficio anche in bagno e interrompeva qualsiasi altra conversazione. Negli anni poi, e in particolar mondo tra il 2014 e il 2015 – anno in cui Consoli, già indagato e perquisito a febbraio, lasciò Veneto Banca il 30 luglio – si sarebbero aggiunti anche i toccamenti al seno e al sedere, gli abbracci e i tentativi di baciarla sulla bocca e infine i ripetuti e insistenti inviti a uscire
Dovevo portarmi il telefono anche in bagno. E poi toccatine, inviti a cena e una volta ha anche tentato di baciarmi
a cena da sola con lui, sempre rifiutati.
Lei, schiacciata dal peso di queste molestie, era arrivata addirittura a rifiutare i rapporti sessuali con l’ex marito, con cui aveva poi divorziato. Agli atti è allegata anche una perizia del neuropsichiatra Alessandro Pesavento, che conferma «disturbi d’ansia e somatizzazioni, conflitti e problemi affettivi», che ha portato, oltre al pagamento delle varie spese, a una richiesta di cinquantamila euro per il danno esistenziale e venticinquemila euro per il danno morale.
«Si tratta di una vera e propria strumentalizzazione, di fantasie calunniatorie», replica l’avvocato Moscatelli. La difesa punta infatti a dimostrare che la segretaria ha accusato Consoli solo dopo essere finita a procedimento disciplinare (e interrogata dalla guardia di finanza su ordine della procura di Roma) per avergli mandato un’email con la posizione di una società nel novembre 2015, quando lui era già fuori da Veneto Banca.
La tesi difensiva è che infatti non fosse una sistematica fuoriuscita di notizie, ma solo un piacere a un responsabile del famoso ristorante «Le Calandre», dove Consoli aveva portato a cena pochi giorni prima la segretaria e il suo ex staff per ringraziarli. Agli atti c’è anche un bigliettino scritto il 31 luglio 2015, il giorno dopo l’addio, proprio dalla segretaria: «Ricordati delle persone che ti sono sempre state vicine e che ti vogliono bene!». «Può una persona molestata sul luogo di lavoro avere rapporti distessi con il proprio aguzzino per undici lunghi anni e mantenerli anche dopo, senza mai denunciare alcunché a nessuno?», si chiede Moscatelli, che sottolinea poi come di certo lo standard preteso da Consoli alle sue segretarie fosse molto alto, ma come si conviene a un top manager.
«E’ stata costretta a farlo, il disciplinare non c’entra nulla, anche perché è stata sospesa per dieci giorni e la causa è stata avviata dopo – replica Longo – Tra l’altro Consoli seppe della sanzione prima di lei, segno che continua ad avere rapporti nella banca». La parola al giudice.