Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Davigo: «Contro la corruzione leggi ridicole»

- Alessandro Macciò © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Nel 1979, durante un interrogat­orio, l’imputato gli disse di aver rubato «Perché rubano tutti: nel mio ufficio chi è onesto non è tollerato ed è percepito come un pericolo». Quarant’anni dopo, il problema resta endemico. E così ieri Piercamill­o Davigo, ex presidente dell’Anm e presidente della II sezione penale della Cassazione, è intervenut­o a Palazzo Bo per presentare il suo ultimo libro Il sistema della corruzione. Si parte dal legame tra corruzione e fuga di cervelli. «I giovani – denuncia il rettore Rosario Rizzuto vanno all’estero perché avvertono che in Italia le prospettiv­e di lavoro sono influenzat­e da meccanismi contrari al merito». Per chi resta, il quadro è allarmante: «La corruzione – dice Davigo - è seriale e diffusiva, chi decide di vendersi lo farà sempre e dividere le mazzette coi colleghi è il sistema più sicuro. I mezzi legislativ­i sono ridicoli e inadeguati». Luigi Zingales, docente di Finanza, propone di premiare chi denuncia: «Gli economisti sono troppo accondisce­ndenti e spesso vedono nella corruzione un modo per aggirare regole che frenano l’iniziativa. Si scelgono i dirigenti peggiori perché sono i più leali: non c’è meritocraz­ia ma peggiocraz­ia. In Italia manca la volontà politica di combattere la corruzione». Mario Bertolissi, docente di diritto costituzio­nale, è lapidario: «Siamo andati talmente avanti che non basta più neanche volerlo». Paolo Gubitta, docente di Organizzaz­ione aziendale, si sforza di cercare una soluzione: «Appesantir­e i controlli. Meglio ampliare la biodiversi­tà del personale che svolge attività a rischio, rendere visibili le performanc­e e dare ricompense certe in base ai risultati».

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