Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Davigo: «Contro la corruzione leggi ridicole»
Nel 1979, durante un interrogatorio, l’imputato gli disse di aver rubato «Perché rubano tutti: nel mio ufficio chi è onesto non è tollerato ed è percepito come un pericolo». Quarant’anni dopo, il problema resta endemico. E così ieri Piercamillo Davigo, ex presidente dell’Anm e presidente della II sezione penale della Cassazione, è intervenuto a Palazzo Bo per presentare il suo ultimo libro Il sistema della corruzione. Si parte dal legame tra corruzione e fuga di cervelli. «I giovani – denuncia il rettore Rosario Rizzuto vanno all’estero perché avvertono che in Italia le prospettive di lavoro sono influenzate da meccanismi contrari al merito». Per chi resta, il quadro è allarmante: «La corruzione – dice Davigo - è seriale e diffusiva, chi decide di vendersi lo farà sempre e dividere le mazzette coi colleghi è il sistema più sicuro. I mezzi legislativi sono ridicoli e inadeguati». Luigi Zingales, docente di Finanza, propone di premiare chi denuncia: «Gli economisti sono troppo accondiscendenti e spesso vedono nella corruzione un modo per aggirare regole che frenano l’iniziativa. Si scelgono i dirigenti peggiori perché sono i più leali: non c’è meritocrazia ma peggiocrazia. In Italia manca la volontà politica di combattere la corruzione». Mario Bertolissi, docente di diritto costituzionale, è lapidario: «Siamo andati talmente avanti che non basta più neanche volerlo». Paolo Gubitta, docente di Organizzazione aziendale, si sforza di cercare una soluzione: «Appesantire i controlli. Meglio ampliare la biodiversità del personale che svolge attività a rischio, rendere visibili le performance e dare ricompense certe in base ai risultati».