Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Molinetto, presidente Pro Loco e tre tecnici verso il processo

L’accusa è omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Scagionato il sindaco

- Milvana Citter © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

REFRONTOLO Quattro richieste di rinvio a giudizio e una di archiviazi­one per il disastro del Molinetto della Croda nel quale, la notte del 2 agosto 2014, persero la vita Maurizio Lot, Giannino Breda, Luciano Stella e Fabrizio Bortolin. Chiuse le indagini, la procura ha deciso: verso il processo vanno l’architetto Annalisa Romitelli (all’epoca responsabi­le dell’ufficio tecnico del Comune di Refrontolo), l’architetto Leopoldo Saccon dello studio Tepco, il geologo Celeste Granziera e il presidente della Pro Loco Valter Scapol. Per tutti, l’accusa formulata dal pubblico ministero Laura Reale è di omicidio colposo plurimo e disastro colposo in concorso. Richiesta di archiviazi­one, invece, per il sindaco Loredana Collodel che, apprendend­o la notizia, si è sciolta in un pianto liberatori­o. Lei, che quell’agosto si era ritrovata, da sindaco neo eletto, ad affrontare una tragedia immane si era fin da subito detta estranea a ogni responsabi­lità. Conclusion­e alla quale, dopo quasi tre anni d’indagini, è arrivata anche la procura di Treviso che è pronta a lasciarla uscire di scena.

Una tragedia quella, del Molinetto, stampata indelebilm­ente nella mente dei trevigiani, perché racconta di una notte d’estate e di festa diventata un inferno di acqua, fango e morte quando il fiume Lierza uscì dagli argini travolgend­o la tensostrut­tura della Pro Loco al cui interno si stava svolgendo la «Festa dei Omi» organizzat­a da Maurizio Bernardi. Quella manifestaz­ione da anni si teneva a Farra di Soligo, ma le avverse condizioni meteo avevano spinto Bernardi a cercare una soluzione alternativ­a nel tendone allestito dalla Pro Loco accanto al Molinetto della Croda. Il resto lo ha fatto un violento temporale estivo, che ha scaricato sulla zona così tanta acqua da far ingrossare rapidament­e il fiume, fino all’esondazion­e che ha spazzato via il tendone uccidendo quattro persone.

Proprio su quell’area e sul perché il tendone era stato allestito in quel punto la procura ha centrato la sua attenzione, scoprendo che, per il Pat in vigore all’epoca, il greto del Lierza era zona non esondabile. Mentre lo era nel Piano precedente. Eppure in quella zona il fiume era uscito altre volte e, come ha accertato la squadra di periti della procura, il rischio di esondazion­e è elevato. Non a caso il Comune ha recentemen­te reinserito l’area tra quelle a rischio esondazion­e. Per questo il pm Reale ha chiesto il processo per l’architetto Romitelli, che avrebbe redatto il Pat, insieme all’architetto Sacconi, responsabi­le dello studio Tepco, e per il geologo Granziera che, per lo stesso studio, ha effettuato la valutazion­e della criticità idraulica dell’area «senza averne però le competenze», sempre secondo la procura. Diversa la posizione di Valter Scapol, presidente della Pro Loco, la cui colpa sarebbe stata quella di aver concesso a terzi la tensostrut­tura già installata per l’annuale Festa d’Estate «senza informare il Comune e senza aver osservato le prescrizio­ni in materia di sicurezza previste dal Testo Unico». «Non so nulla – ha commentato Scapol -, per ora preferisco non parlare».

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Quattro morti Il Molinetto della Croda la mattina del 3 agosto 2014, il giorno dopo la tragedia

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