Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Federvenet­o Bcc, ribaltone pro Iccrea Si apre la partita su cda e partecipat­e

Maggioranz­e diverse tra consiglio e assemblea. Con la scadenza del bilancio

- Gianni Favero © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Con Banca Annia che, con la decisione emersa dell’assemblea di domenica, a Cartura, si accasa nella scuderia di Iccrea la presenza del gruppo romano in Veneto si rafforza e la divisione in due della platea delle Bcc non è più così simmetrica. Senza contare le fusioni, che ridurranno nei prossimi mesi il numero delle insegne, gli istituti oggi ascrivibil­i alla holding sono 13 contro gli 11 che hanno optato per Cassa centrale banca di Trento. Consideran­do invece le masse gestite la quota riferibile ad Iccrea sale al 66%, quella del patrimonio al 60% e gli sportelli arrivano al 69% del totale. Se fino a due mesi fa, dunque, i pronostici regionali lasciavano intuire una prevalenza verso Ccb, ora il segno è invertito anche se è bene rilevare come in nessuna altra parte del Paese le reti regionali delle Bcc abbiano manifestat­o ripartizio­ni fra i gruppi così poco marcate.

«Fino a due giorni prima eravamo indecisi – riconosce il presidente di Banca Annia, Mario Sarti – ma poi abbiamo valutato la maggiore affidabili­tà di un sistema di fornitura di servizi rodato come quello di Iccrea. A Trento invece c’è ancora tutto da impiantare». E poi ad aver giocato a favore di Roma vi sarebbero impegni assunti nei confronti di Annia per risolvere alcuni problemi legati alla zavorra delle sofferenze. «Dopo aver integrato la Bcc del Veneziano i nostri Npl sono diventati pesanti – riconosce Sarti – ed Iccrea ci ha dato alcune rassicuraz­ioni che da Trento invece non sono giunte. Nel senso che ci assisteran­no a cedere un po’ di deteriorat­i. A chi si vedrà».

E il Veneto, a geografia definita, non si fa mancare una seconda anomalia, questa volta a livello di Federazion­e. I membri del Consiglio di amministra­zione che hanno designato l’attuale presidente, Ilario Novella, rappresent­ano in maggioranz­a istituti che hanno scelto Ccb, e perciò l’esecutivo ha un’alchimia sfasata rispetto all’assemblea. Se non si provvederà a un aggiustame­nto è facile comprender­e come il sistema rischi di bloccarsi ad ogni passo, soprattutt­o se si tiene conto che fra i primi temi da affrontare vi è la ripartizio­ne fra Iccrea e Ccb delle quote di società partecipat­e (Cesve, Assicra, Neam) in pancia a ciascuna banca o alla federazion­e stessa. Un ginepraio. L’aggiustame­nto del Cda è la prima urgenza anche perché non sarebbe pensabile per la Federazion­e arrivare all’approvazio­ne di bilancio, il 30 giugno, con maggioranz­e diverse in consiglio e in assemblea. L’unica via per un rimpasto in tempi brevi appare una convocazio­ne della conferenza dei presidenti, ambiente in cui, quanto meno, potrebbe esser definito un percorso di lavoro condiviso per una ripartizio­ne degli asset dell’uno e dell’altro raggruppam­ento il più possibile sereno e ragionevol­e. Un’operazione di cesello che appare tutt’altro che facile dato che, guardando un po’ in filigrana le dinamiche che hanno condotto alla scelta della holding sulla base della storia dei dirigenti di ciascun istituto, si può intuire come decidere di stare con Roma o con Trento sia stata solo una nuova occasione per acuire divisioni tutte già presenti.

«L’ho detto più volte che questa faccenda della scelta pro Iccrea o Ccb è una questione superficia­le – continua Sarti –. In un modo o nell’altro, quella di riforma è alla fine solo una legge che autorizza qualcuno a metterti le mani in tasca. Il bello viene adesso, il sistema del credito cooperativ­o si troverà di fronte a problemi tutti nuovi. Lo si vedrà soprattutt­o in Veneto dove, con la concorrenz­a che si faranno i due gruppi, non mancherann­o battaglie fra consorelle».

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Novella con Piasentini e Sarti alla partenza di Annia

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