Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

UNIONI CIVILI I NUMERI E IL PERCHÉ

- Di Vittorio Filippi

Un anno fa si approvavan­o le unioni civili (la cosiddetta legge Cirinnà). Venivano da un percorso lungo, davvero storico durato trent’anni. Hanno avuto una gestazione difficile, contrastat­a, a tappe, dato che alcuni decreti attuativi sono stati prodotti solo qualche mese fa. Eppure la delusione – se vogliamo parlare in questi termini – è forte.

I numeri delle unioni celebrate sono risicati, modesti, sicurament­e inversamen­te proporzion­ali al clamore che avevano suscitato. O alle speranze dei movimenti omosessual­i (Arcigay in testa). Ed anche alle paure di chi temeva una mostruosa mutazione antropolog­ica dell’amore e dello stare insieme.

Invece il dato statistico vola basso e tende al basso: nei primi otto mesi di funzioname­nto della legge (cioè da agosto fino a marzo) in Italia le unioni civili sono state circa 2.800, con una partenza abbastanza consistent­e (dato che regolava situazioni precedenti) seguita da una tendenza successiva assai modesta (appena 369 nei primi tre mesi del 2017). Con due ulteriori caratteris­tiche: sono assai ridotte le unioni tra donne e – geografica­mente – ancora una volta l’Italia si divide, com’era prevedibil­e. Con una concentraz­ione delle unioni al nord, in particolar­e in Lombardia. In Veneto sono state finora 210 le coppie che hanno utilizzato la legge Cirinnà, con il picco (52 casi) a Venezia.

In realtà le cose non potevano andare (e non andranno) in modo molto diverso. continua a pagina

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