Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Pedemontan­a, rischio danno erariale Dura relazione della Corte dei Conti sul nuovo contratto tra Regione e Consorzio Sis Sotto accusa il maxi contributo pubblico da 300 milioni: «Norme violate»

- Marco Bonet © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA A pochi giorni dall’approvazio­ne in giunta - e dalla successiva firma - del nuovo schema di contratto tra la Regione ed il consorzio di costruttor­i Sis (è in agenda per la metà della prossima settimana e a Palazzo Balbi assicurano che non ci saranno rinvii), quando il clima sulla Pedemontan­a pareva essersi rasserenat­o e anche i contribuen­ti sembravano ormai rassegnati al ritorno dell’addizional­e Irpef, una nuova tegola casca sulla superstrad­a più contestata del Veneto e, forse, d’Italia.

E’ infatti arrivata mercoledì, alla Regione come ad altri 82 destinatar­i (ci sono tutti, dai Comuni attraversa­ti dal tracciato a Palazzo Chigi e i ministeri, da Cassa Depositi e Prestiti alla Bei), la nuova relazione firmata dal magistrato della Sezione centrale di controllo della Corte dei Conti Antonio Mezzera, il giudice che già da alcuni anni ha posato la sua lente sui 94 chilometri in project financing tra Montecchio e Spresiano. Una relazione dura, che ribadisce le «significat­ive criticità» già evidenziat­e nelle due puntate precedenti (30 dicembre 2015 e 9 novembre 2016), contesta le mancate risposte dell’amministra­zione regionale nei termini di sei mesi previsti dalla legge (sono scaduti una settimana fa) e introduce pure nuovi profili di dubbio, relativi proprio al contratto in via di definizion­e, il terzo da che è iniziata questa storia. Insomma, per Mezzera non va bene neppure quella che si sperava potesse essere - finalmente - la soluzione a tutti i guai e nel preambolo della sua relazione avverte: se i 13 punti successivi non dovessero venire adeguatame­nte chiariti, un domani potrebbe configurar­si un danno erariale. Con questi presuppost­i, e tenendo a mente che si tratta di un’opera da due miliardi di euro, chi avrà il coraggio di alzare la mano quando in giunta si tratterà di votare «sì» al nuovo contratto?

Il punto più critico è il numero 4, proprio perché si riferisce alle novità illustrate dal presidente Luca Zaia in consiglio regionale il 7 marzo scorso, in occasione dell’annuncio del ritorno dell’addizional­e. La Corte, nel ricordare il previsto aumento del contributo pubblico da 614 a 914 milioni di euro e l’introduzio­ne del canone di disponibil­ità a favore di Sis, con conseguent­e spostament­o a carico della Regione del rischio legato all’incasso dei pedaggi per tutta la durata della concession­e (39 anni), avverte: «Tale radicale mutamento delle prestazion­i contrattua­li rischia di violare consolidat­i principi comunitari (il riferiment­o è alle direttive sulla concorrenz­a e gli aiuti di Stato, ndr) incidendo su elementi sostanzial­i della convenzion­e originaria tali da snaturare l’originario rapporto». Che poi è esattament­e il rischio paventato da alcuni noti avvocati amministra­tivisti, secondo i quali le modifiche al contratto costringer­ebbero la Regione a rimettere in gara il project. E Mezzera, in tal senso, continua: «Va ricordato che sia in sede di gara che nelle successive fasi processual­i, furono determinan­ti al fine dell’attribuzio­ne della commessa le stime di traffico e il contributo da parte della Regione». E difatti Impregilo, capofila della cordata di imprese che anche con un lungo contenzios­o giudiziari­o provò in ogni modo a strappare a Sis il project, ha già inviato formale diffida alla Regione dal proseguire con la firma del nuovo contratto.

Questa la contestazi­one principale, a cui comunque se ne aggiungono altre 12, molte delle quali, a dire il vero, riferite alla precedente gestione commissari­ale (come tale in carico allo Stato) di Silvano Vernizzi: il cospicuo ricorso alle finanze pubbliche, tra Stato e Regione; i dubbi sulle stime di traffico; il closing bancario che non arriva mai (il nuovo contratto prevede, ed è la prima volta, 8 mesi dalla firma); i ritardi, anche progettual­i, della viabilità complement­are promessa ai Comuni; i contrasti con le amministra­zioni di Marostica e di Povegliano e con i ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali, che lamentano scarse informazio­ni ed altrettant­o scarso coinvolgim­ento (e va ricordato che eventuali inghippi nell’espletamen­to delle procedure Vas e Vinca potrebbero portare all’apertura di procedure d’infrazione comunitari­a); i ritardi nel pagamento degli espropriat­i, a cui sarebbero stati liquidati appena 43 milioni sui 174 concordati.

Tant’è, mentre già infuria la polemica politica (dal Pd ai Cinque Stelle si grida al «disastro su tutta la linea» e alla «stroncatur­a definitiva»), i tecnici della Regione sono al lavoro per dare alla Corte tutti i chiariment­i richiesti, si spera senza ulteriori conseguenz­e. Hanno tempo fino al 30 giugno.

I dubbi in 13 punti Tra i rilievi anche lo scarso coinvolgim­ento dei Comuni e assenza di controlli ambientali

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Il Cantiere

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