Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Mappe, aeroplani e ricami I misteri del codice Boetti
I GIORNI DELL’ARTE «Minimum/Maximum»: alla Giorgio Cini i lavori di grande e piccola dimensione, a cura di Luca Massimo Barbero Alla scoperta dei cicli meno noti e una sezione sul tema della fotocopia
C’è tutto da vedere e tutto da nascondere. Alternanze e contrasti, segni, codici, quadrature, l’uso del linguaggio e l’attenzione ai principi matematici, la classificazione o altri sistemi di ordinamento della realtà. Alighiero Boetti (1940-1994) era un uomo di idee, il pensiero prima dell’opera. Opera realizzata, però, sempre puntando al risultato estetico, alla bellezza cromatica.
Avrebbe apprezzato l’eleganza e l’impatto visivo dell’ultima mostra a lui dedicata. «Minimum/Maximum», sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia da oggi al 12 luglio - organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con Tornabuoni Art e l’Archivio Alighiero Boetti, a cura di Luca Massimo Barbero - celebra il genio dell’artista torinese con 22 opere, selezionate per la prima volta secondo il criterio del formato. Dopo le grandi retrospettive del Moma di New York, Tate Modern di Londra e Reina Sofia di Madrid, quello di Venezia è un cameo altissimo, che con pochi pezzi riassume un intero percorso.
I più grandi e i più piccoli a confronto: «C’è una sorta di misterioso esercizio - sottolinea Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Cini - per cui non necessariamente il piccolo è stato creato prima del grande. In questa mostra c’è tutto Boetti». Ci sono gli esemplari dei suoi cicli più significativi, dai Ricami» (in mostra con due rari monocromi bianchi) agli Aerei, Tutto e Biro, e naturalmente le Mappe, marchio indelebile dell’autore amatissimo dai collezionisti.
Ci sono anche lavori meno noti come la Storia Naturale della Moltiplicazione, le Copertine e Bollini colorati, da cui è possibile entrare in quel mondo boettiano fatto di disciplinato disordine e ordinata indisciplina. L’idea è un lampo, la costruzione richiede tempo. Tempo materiale per la realizzazione ma anche per la fruizione dell’opera. La monumentale Estate 70 è un rotolo di carta da parati grezza, quadrettata a matita da Boetti, lungo venti metri per due, sul quale il maestro ha incollato migliaia di bollini autoadesivi colorati.
Un lavoro maniacale che lo ha impegnato un’intera estate - come recita il titolo - passata nei locali della Galleria Toselli a Milano. Per seguire le infinite combinazioni di colore e distribuzione dei bollini, costruite come un codice del Dna, ci vuole tempo. Accanto, Senza titolo, dove i bollini sono ugualmente protagonisti, ma con dimensioni 70x100 cm. Le opere di formato minimo rappresentano l’opposizione dialettica nella creatività di Boetti. Ordine, caos e una felicità visiva di cui Tutto ne è il riassunto.
In mostra pure uno dei più grandi Mimetico, una delle prime serie di Boetti, in prestito dalla Fondazione Prada, una tela mimetica militare di tre metri, dove è la natura a nascondere la natura. L’esplosione esponenziale è nel confronto dei due Lavori postali, piccolo e grande (con 720 francobolli). Inedito il finale della mostra, con una sala dedicata a un progetto speciale sviluppato da Hans Ulrich Obrist e Agata Boetti sul tema della fotocopia incentrato su I 15 libri rossi-111, 15 volumi contenenti ciascuno 111 fotocopie Xerox, 1.665 fogli A4 riprodotti sulle pareti: «Fotocopiava tutto quello che gli interessava» spiega Agata Boetti, figlia dell’artista. Probabilmente Boetti ai nostri giorni sarebbe stato molto social.