Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Revoltella, le armi in ceramica distrutte come lotta alla guerra
S olitaria. Pacifista combattiva. Lei contro il mondo armato, quello che spende in strumenti di morte centinaia di miliardi di dollari. Sarah Revoltella va oggi alla sua guerra di denuncia all’Arsenale di Venezia, alla Tesa 105, (alle 17.30, puntualità obbligatoria per le connessioni internazionali) con una performance intensa, radicale, didattica e poetica. «Io combatto», dice e fa, ma per combattere chi combatte sul serio. Sul palco nove armi micidiali, quelle che in guerra spezzano vite peggio e di più della Grande Falciatrice: dall’M16 all’M4, alla mitragliatrice Mp5, al kalashnikov, a una pistola lanciagranate, alla mina Klaymore… tutte finte, riproduzioni perfette in ceramica di quelle vere. Le fa a Nove di Bassano il ceramista Gabriele Bonato, con non poche difficoltà tecniche. Oggetti, vien da dire, bellissimi, con quel fascino infernale che ogni arma diffonde per la sua forma e il grumo di potenza che si porta dentro. Ma è ceramica, non ferro e fuoco.
Sarah Revoltella le piazza con la canna verso il pubblico, le descrive con le loro caratteristiche tecniche, e dietro di lei le armi raccontano su alcuni schermi i loro effetti: persone falcidiate, colpite, ferite, maciullate, ammazzate. E scenari di guerra dove Sarah Revoltella oggi alla Tesa 105 distruggerà armi in ceramica cose e gente diventano niente di fronte alla distruzione, corpi e macerie. Poi l’artista prende una ad una queste armi e le sbatte per terra, le disintegra, le riduce a pezzetti, la sua vis è violenza di pace, di contrasto, di combattimento contro il combattimento. Nel silenzio, il piccolo clangore dei pezzi di ceramica diventa suono di vittoria, un sogno che magari non modifica la realtà ma è messaggio potente. Poi, nel prato fuori, questi pezzetti di ceramica vengono sepolti: non come una mina, ma come semi da cui dovrebbe germogliare uno stop alle guerre e una coscienza di non violenza.
Prima le parole e le immagini, poi il silenzio e i rumori tenui degli atti scenici fanno correre l’emozione. E questa volta anche in giro per il mondo. In contemporanea, la stessa performance viene messa in atto in altri cinque Paesi: a Parigi, New York, Mosca, Karachi e Istanbul. Qui, in Turchia, senza le armi di ceramica: le autorità turche pretendevano tariffe doganali altissime, si farà senza ma si farà. In ogni sede, monitor mostreranno lo svolgimento delle altre performance, riprese da iPad e IPhone e con complicati problemi dovuti ai diversi fusi orari. Un progetto approdato in Biennale grazie anche al coinvolgimento di Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto e alla tenacia della curatrice Olga Gambari. Assaggi emozionalmente forti ci sono già stati a Torino, Nove, Bassano, ma qui il proscenio è internazionale. Sarah Revoltella la porta in giro sola alla faccia del mondo, praticamente senza budget, giusto una mano da qualche amico illuminato. Gli Stati Uniti spendono per armamenti 663 miliardi di dollari, Trump ne ha aggiunti 54. L’Europa la metà, l’Italia 44: alla Tesa 105 l’ingresso è gratuito.