Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Revoltella, le armi in ceramica distrutte come lotta alla guerra

- Di Paolo Coltro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

S olitaria. Pacifista combattiva. Lei contro il mondo armato, quello che spende in strumenti di morte centinaia di miliardi di dollari. Sarah Revoltella va oggi alla sua guerra di denuncia all’Arsenale di Venezia, alla Tesa 105, (alle 17.30, puntualità obbligator­ia per le connession­i internazio­nali) con una performanc­e intensa, radicale, didattica e poetica. «Io combatto», dice e fa, ma per combattere chi combatte sul serio. Sul palco nove armi micidiali, quelle che in guerra spezzano vite peggio e di più della Grande Falciatric­e: dall’M16 all’M4, alla mitragliat­rice Mp5, al kalashniko­v, a una pistola lanciagran­ate, alla mina Klaymore… tutte finte, riproduzio­ni perfette in ceramica di quelle vere. Le fa a Nove di Bassano il ceramista Gabriele Bonato, con non poche difficoltà tecniche. Oggetti, vien da dire, bellissimi, con quel fascino infernale che ogni arma diffonde per la sua forma e il grumo di potenza che si porta dentro. Ma è ceramica, non ferro e fuoco.

Sarah Revoltella le piazza con la canna verso il pubblico, le descrive con le loro caratteris­tiche tecniche, e dietro di lei le armi raccontano su alcuni schermi i loro effetti: persone falcidiate, colpite, ferite, maciullate, ammazzate. E scenari di guerra dove Sarah Revoltella oggi alla Tesa 105 distrugger­à armi in ceramica cose e gente diventano niente di fronte alla distruzion­e, corpi e macerie. Poi l’artista prende una ad una queste armi e le sbatte per terra, le disintegra, le riduce a pezzetti, la sua vis è violenza di pace, di contrasto, di combattime­nto contro il combattime­nto. Nel silenzio, il piccolo clangore dei pezzi di ceramica diventa suono di vittoria, un sogno che magari non modifica la realtà ma è messaggio potente. Poi, nel prato fuori, questi pezzetti di ceramica vengono sepolti: non come una mina, ma come semi da cui dovrebbe germogliar­e uno stop alle guerre e una coscienza di non violenza.

Prima le parole e le immagini, poi il silenzio e i rumori tenui degli atti scenici fanno correre l’emozione. E questa volta anche in giro per il mondo. In contempora­nea, la stessa performanc­e viene messa in atto in altri cinque Paesi: a Parigi, New York, Mosca, Karachi e Istanbul. Qui, in Turchia, senza le armi di ceramica: le autorità turche pretendeva­no tariffe doganali altissime, si farà senza ma si farà. In ogni sede, monitor mostrerann­o lo svolgiment­o delle altre performanc­e, riprese da iPad e IPhone e con complicati problemi dovuti ai diversi fusi orari. Un progetto approdato in Biennale grazie anche al coinvolgim­ento di Terzo Paradiso di Michelange­lo Pistoletto e alla tenacia della curatrice Olga Gambari. Assaggi emozionalm­ente forti ci sono già stati a Torino, Nove, Bassano, ma qui il proscenio è internazio­nale. Sarah Revoltella la porta in giro sola alla faccia del mondo, praticamen­te senza budget, giusto una mano da qualche amico illuminato. Gli Stati Uniti spendono per armamenti 663 miliardi di dollari, Trump ne ha aggiunti 54. L’Europa la metà, l’Italia 44: alla Tesa 105 l’ingresso è gratuito.

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La performanc­e

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