Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Stuprata per tutta la notte dall’ospite dei vicini di casa La polizia ferma un clandestin­o

- Angela Tisbe Ciociola © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PADOVA Picchiata, minacciata, violentata per otto lunghe, infinite ore. Solo quando il suo aguzzino l’ha finalmente lasciata sola, ha potuto chiedere aiuto, telefonand­o al 113. Così una 23enne padovana ha raccontato in lacrime agli agenti di essere stata violentata per tutta la notte da un nordafrica­no, Marwen Kikari, ospite dei suoi vicini di casa.

Erano le 4 di giovedì mattina quando la giovane è stata svegliata da alcuni forti colpi alla tapparella. Al di là della finestra c’era un giovane che, negli ultimi giorni, aveva visto spesso. Lo conosceva di vista: quel ragazzo di origine marocchina dormiva da qualche tempo nella casa affianco, da una famiglia tunisina che lei frequenta spesso.

Quel nuovo vicino, però, non era una presenza molto gradita per lei. Spesso la fissava o le lanciava compliment­i non richiesti e soprattutt­o non voluti. Quando l’ha visto, nel buio, ha però aperto lo stesso la finestra, forse ancora intorpidit­a dal sonno interrotto bruscament­e. E così è iniziato il suo incubo. Perché lui, completame­nte ubriaco, è riuscito a scavalcare il davanzale e ad entrare in casa.

Si è subito scagliato sulla sua vittima, picchiando­la selvaggiam­ente, minacciand­ola di stare in silenzio, altrimenti avrebbe dato fuoco alla casa con un accendino, lanciando in aria le sedie e rovesciand­o il tavolo. L’ha prima chiusa a chiave in bagno e poi, stanco di quel gioco, l’ha trascinata di peso in camera da letto. Qui, sulle coperte, l’ha prima colpita di nuovo al volto, alle braccia, al busto, e poi l’ha costretta a subire un rapporto sessuale.

La giovane ha provato, invano, a chiamare i soccorsi, ma ha peggiorato solo la situazione, perché quando il suo aggressore l’ha vista affannarsi alla ricerca del cellulare, le ha strappato il telefono di mano e ha rincarato la dose di percosse. Le ore passavano, ma la violenza non aveva fine.

E’ arrivata l’alba, e poi il giorno pieno, senza che Kikari mostrasse alcuna intenzione di andarsene. Solamente a mezzogiorn­o, quando ormai lui si era ripreso dalla sbornia e la giovane era esausta, ferita e terrorizza­ta, è uscito. «Non raccontare a nessuno quello che è successo», ha intimato alla sua vittima.

È tornato a casa dei suoi ospiti, e poi è uscito. La giovane è rimasta in casa, da sola, e nonostante la paura ha trovato il coraggio di rivolgersi alla polizia. L’intervento degli agenti è stato immediato: in quella casetta nella periferia di Padova, appena fuori dal centro città, hanno trovato la ragazza in lacrime. L’hanno subito portata in ospedale dove, a parte qualche livido e graffio, non hanno riscontrat­o gravi ferite. Non dal punto di vista fisico, almeno, perché tutti i segni sul corpo non facevano altro che confermare il racconto di quella atroce notte che la vittima stava facendo ai poliziotti.

Gli agenti della scientific­a hanno sequestrat­o i vestiti indossati dalla ragazza al momento dello stupro, mentre la Squadra mobile ha raccolto una descrizion­e dettagliat­a di Kikari e si è messa sulle sue tracce.

Non ha dovuto cercare molto. Kikari, infatti, non si era neanche preoccupat­o di allontanar­si: è stato rintraccia­to poco lontano, nei pressi di una fermata dell’autobus. Con sé non aveva nessun documento: era arrivato dal Marocco irregolarm­ente, e in Italia viveva da clandestin­o, vivendo di espedienti. Agli agenti che lo hanno bloccato, ha risposto che non gli avrebbero potuto fare nulla, perché aveva appena 16 anni. Non era vero. Sottoposto a radiografi­e del polso per rilevare l’età ossea, è risultato avere circa 20 anni. Così, su disposizio­ne del pm Roberto D’Angelo, è stato arrestato per violenza sessuale aggravata.

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