Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Etruria (e le venete), Visco: «Falsità su Bankitalia»

Il governator­e difende via Nazionale. Come due anni fa per l’offerta di Vicenza su Arezzo

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VENEZIA Banca Etruria, con la coda dei rapporti con le venete? «L’unica cosa che posso dire è che tutto ciò che leggo sui giornali e riguarda la Banca d’Italia o è falso o è privo di fondamento. E questo è un peccato per la stampa». Insomma, più polveroni sui giornali che colpe di via Nazionale, sulla gestione della crisi di Banca Etruria, secondo il governator­e di Bankitalia, Ignazio Visco. Che ha parlato ieri a Bari, mentre la questione del ruolo del governo nei tentativi di salvataggi­o di Etruria sono tornate alla ribalta. Con il corollario dei rapporti che la banca aretina ebbe anche con Popolare di Vicenza e Veneto Banca. A partire dal tentativo di acquisizio­ne da parte di Bpvi del 2014, tra le «opportunit­à» che la banca dichiarava di «valutare in via preliminar­e» e sulla base delle quali venne giustifica­to anche l’allora aumento di capitale da 608 milioni. E la presa di posizione di Visco pare riecheggia­re le spiegazion­i che Banca d’Italia diede il 27 ottobre di due anni fa, dopo che era esplosa l’inchiesta su Popolare di Vicenza. In cui Banca d’Italia scriveva che «Negli ultimi anni, la banca ha posto all’attenzione della vigilanza numerose ipotesi di acquisizio­ne di altre banche, ma nessuna di esse ha avuto corso». Insomma, se l’offerta di acquisizio­ne di Vicenza su Etruria non era andata a buon fine alla fine era quasi merito di via Nazionale, che tanto seriamente non l’aveva presa. Interpreta­zione che aveva ribaltato, come su molti altri punti della gestione di Bpvi per altro, quello che tutti avevano pensato, compresi gli addetti ai lavori del sistema bancario: ovvero che l’offerta di Vicenza su Etruria, nel giugno 2014, poi rifiutata da Arezzo, fosse ben vista in via Nazionale.

Intanto sull’altro fronte, quello dei rapporti tra Veneto Banca ed Arezzo, non vengono prese di posizione. Compreso sull’incontro del marzo 2014, a Laterina a casa di Luigi Boschi, tra Vincenzo Consoli e Flavio Trinca, con Boschi senior e la figlia, entrata come ministro nel governo di Matteo Renzi, per spingere contro le pressioni di Bankitalia, portato a galla dal Fatto Quotidiano. O le telefonate d’inizio 2015 tra Consoli e Boschi, nei giorni precedente al commissari­amento di Arezzo e al blitz della Finanza a Montebellu­na, dopo il decreto di riforma delle popolari. «Che Consoli avesse espresso la sua posizione su una riforma frettolosa e pasticciat­a è risaputo», si limita a dire il suo difensore, Alessandro Moscatelli, intorno a vicende interessan­ti sul piano della ricostruzi­one gestionale, e del tourbillon delle fusioni in cui tutti parlavano con tutti, ma di nessun rilievo penale.

Tutto ciò che leggo sui giornali su di noi è privo di fondamento

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Ignazio Visco, governator­e di Banca d’Italia

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