Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
E i locali esultano: «In tre giorni l’incasso di un mese»
I conteggi di «Arman»: oltre tremila litri di vino e birra. Più due cartoni di gin
«In tre giorni l’incasso di un mese»: si dichiarano soddisfatti i locali di Treviso dopo la tre-giorni alpina che ha affollato la città. E il Comitato organizzatore: «Oltreché storica è stata anche l’Adunata meno costosa».
TREVISO Il giorno dopo la grande Adunata del Piave, Treviso si sveglia che sembra una città diversa. È uguale a tutti gli altri lunedì dell’anno ma mancano due cose. La prima: quella baraonda di gente in festa per gli alpini, con musica e cori, brindisi e cibo in ogni angolo, che aveva regnato sovrana da venerdì a domenica. La seconda: i locali, quasi tutti chiusi. I titolari, baristi e camerieri, hanno avuto un week end di fuoco e bisogna pur riprendersi in qualche modo.
Ieri mattina trovare un locale per un caffè o un panino era impresa ardua: c’è chi sta lavorando per pulire e riordinare, chi si è preso una settimana per un restauro delle sale. Altri erano chiusi solo per riposare e fare un po’ di vacanza, tanto gli incassi sono stati di dieciventi volte superiori a un fine settimana normale. Cifre che Treviso non ha mai visto e forse non rivedrà mai più (fino alla prossima adunata).
È un indotto milionario quello che è stato stimato dal Coa prima dell’evento: si parlava di 40 milioni di euro solo in città fra alberghi, ristoranti, bar e commercio, e a sentire i primi report dei locali non è difficile andare anche oltre. Dopotutto, per chi ha fatto 20 ore di apertura continuate (e non più di 4 ore di sonno) in tre giorni, significava avere sempre tavoli e panche piene. E infatti adesso chiudono.
Dell’Adunata di Marca si ricorderà soprattutto la vitalità delle piazze e delle strade, che di giorno e di notte si sono riempite a livelli incredibili. E mentre gli stand coordinati dal Coa offrivano prodotti standard, i trevigiani hanno messo sul piatto le loro specialità, raccolto la sfida con le bancarelle e in qualche caso pure vinto. L’osteria Da Arman per un week end ha stravolto via Manzoni, diventata un’unica piazza di consumatori. L’oste Stefano Zanotto ha provato a fare un bilancio approssimativo dell’Adunata vista da dietro al bancone. «Più o meno 80 fusti di birra da 30 litri l’uno – elenca -, tra la spina fuori e quella dentro. Direi circa 6 fusti di glera alla spina da 20 litri l’uno, 8 damigiane da 54 litri, 2 cartoni di gin, più 200 bottiglie del nostro Prosecco e 50 di vino rosso, tra Cabernet e Merlot». Robe da non credere: più di tremila litri di vino e birra in tre giorni.
E se si pensa che i locali storici trevigiani erano quasi tutti pieni, il conto assume proporzioni galattiche: alpini e amici degli alpini mangiavano e bevevano ininterrottamente dalle 10 del mattino a notte; sabato sera era impossibile trovare del pane in metà delle bancarelle, «l’abbiamo finito mi dispiace». In piazza Duomo alle 2 un bar aveva finito tutto il vino acquistato per l’occasione. «In un week end ho fatto l’incasso di un mese», confida un barista, e un’osteria vicino alle mura conta 80 fusti di birra e panini a migliaia. «Il risultato per chi lavorava nella somministrazione è stato ottimo - riflette un altro ristoratore -, meno per chi aveva un negozio ma si sa che con eventi di questo tipo va così».
All’osteria al Cavallino, Denis Mistro sta ancora facendo i conti: «Direi circa duemila panini e circa mille pasti. Al Bar Borsa invece quasi duemila litri di birra, ma stiamo facendo adesso i resi». Prima ci sono le pulizie, il ripristino dei locali e il riposo: «Stanotte ho dormito il doppio della notte scorsa – diceva domenica Mistro -. Cioè due ore». Tutti gli esercenti stavano così, ieri. Occhiaie profonde e voce spezzata dalla stanchezza, ma molta soddisfazione per incassi record. È pur vero che il degrado nella notte dell’Adunata regnava sovrano, fra ubriachi accasciati e giovani incapaci di reggersi, ma per la città è stato un bagno di folla irripetibile.